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Una lampadina che brilla da 100 anni

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Centosette anni per l’esattezza, questo è quanto si legge sull’articolo di V.Zucconi che ho pensato di riportare nei tratti salienti dal sito di Repubblica Online.

“[…]Prodotto da una società dell’Ohio in concorrenza con Thomas Edison, la Shelby, quel bulbo di vetro soffiato con un filamento di carbonio all’interno spesso come una matita, è una preghiera laica, una candela che la nazione accende nei momenti di incertezza, e che guarda come al piccolo segno della continuità e della speranza.
[…]Sta appesa, con un filo di 60 centimetri, al soffitto della caserma al numero 4555 di East Street, a Livermore, località che il mondo ha sentito nominare perché ospita i laboratori di ricerca delle più sofisticate armi per le guerre del futuro e dunque racchiude, come fra parentesi ironiche, lo ieri e il domani della tecnologia.
[…]la lampadina Shelby da 4 watt funziona effettivamente e ininterrottamente dal gennaio del 1901. Gli esperti della General Electric, la casa che assorbì il fabbricante originale, ipotizzano che il basso voltaggio e quindi l’assenza di calore intenso, la perfetta montatura del bulbo che garantisce il sottovuoto all’interno, il robusto spessore del filamento di carbonio e il fatto che non sia stata sottoposta allo shock dell’accensione e dello spegnimento, che accorcia la vita delle lampadine, possano essere il segreto della sua longevità.
[…]Oggi è rigorosamente proibito toccarla e comunque sarebbe necessaria una scala da autopompa per raggiungerla. Ma per decenni, quando la Shelby 4 watt era una semplice lampadina vecchia, aveva saputo sopravvivere a tutto. I vigili a riposo si divertivano a colpirla con palle di lattice, scommettendo su chi facesse più centri. E la lampadina continuava a funzionare. […]Fu per questo che la lampadina immortale conobbe il proprio momento di crisi. Le vestali – i pompieri – decisero che era troppo facilmente raggiungibile. Decisero di alzarla e fu chiamato un elettricista per il delicato intervento sul filo ancora originale, avvolto in tessuto di tela. Sotto lo sguardo ansiosi dei parenti della lampadina, l’elettricista tagliò e ricongiunse, interrompendo per la prima volta il flusso di elettroni. Per 22 minuti, la lampadina si spense, come un paziente sottoposto a trapianto cardiaco, ma non morì. Il filo fu riallacciato, l’interruttore aperto per la prima volta dopo 93 anni e il filamento riprese a emettere luce.
[…]Resta così il tributo a un modo di produrre oggetti pre-consumistico, prima che “l’obsolescenza pianificata” dalle industrie di oggi in automobili, elettrodomestici, computer, per costringerci a rimpiazzarli, diventasse la norma. Un monumento all’anticonsumismo, come scoprì il signor Shelby, il suo fabbricante, costretto al fallimento perché produceva lampadine che non morivano mai.”

Nel link sopra Naturalmente potete leggere la versione integrale dell’articolo.

livermore bulb

Ovviamente la lampadina più longeva del mondo, vista la sua iscrizione al Guinnes dei primati, ha anche un sito nella quale viene celebrata…non manca la webcam che la riprende in diretta che, aggiornandosi ogni 10 secondi, è testimone del suo funzionamento.

Interessante no?

ah grazie a Davide per la segnalazione

Giacomo
Giacomohttp://www.rossilighting.it
Giacomo Rossi, architetto e lighting designer free lance, fondatore di Luxemozione.com. Dopo anni di attività nella progettazione della luce, fonda assieme ad altri colleghi LDT-Lighting Design Team , studio multidisciplinare di progettazione della luce. Alla progettazione affianca l'attività come docente presso il Politecnico di Milano e altre importanti scuole di architettura e design. tra cui IED Istituto Europeo di Design. E' inoltre autore di articoli su riviste del settore illuminotecnico. Dal 2014 è membro del Consiglio Direttivo di Apil-associazione dei professionisti dell'illuminazione.

6 Commenti

  1. Eh no, però 4w qua … 4w di la … alla fine nacquero e si spesero i megawatt.
    Ci vorrebbe una sana e corretta politica di consumo nonchè un incentivo all’uso di fonti rinnovabili e non inquinanti di energia.
    Non capisco infatti perchè qua in Italia, con tutte queste vallate in cui soffia il vento a rotta di collo non si installino centrali eoliche a tutto spiano.
    Saranno brutte … si … ma meglio di un cielo cupo di carbone bruciato e di un’aria irrespirabile alla CO2.

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