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Luci e colori che si rincorrono all’infinito

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Qualche tempo fa, mentre visitavo la Fondazione Mazzota, mi è capitato tra le mani un testo monografico sull’opera di un artista di origine siciliana, Paolo Scirpa, che ha fatto della luce il suo strumento di comunicazione. Tornando a casa, pensando all’articolo che avrei potuto scrivere  , mi è balzata in mente l’idea dell’intervista. Quale mezzo migliore per raccontare  la storia di un idea e di un opera  se non  attraverso le parole dell’artista? Ecco dunque la breve intervista in cui Scirpa ci racconta la storia della sua passione per la luce e la continua ricerca e tensione verso l’infinito.

GR. Buongiorno prof. Scirpa, grazie per prima cosa per quest’opportunità. Dunque, per rompere un po’il ghiaccio mi racconti delle sue origini come artista e come è approdato all’utilizzo della luce come strumento di comunicazione.

PS.Ho iniziato a studiare pittura fin dall’adolescenza. Dopo aver completato gli studi artistici, ho soggiornato negli anni Sessanta in diverse città europee, approfondendo la conoscenza delle Avanguardie storiche e frequentando per molti anni le officine grafiche di Salzburg. È in questo ambiente culturale che incontrai Oscar Kokoschka  che mi evidenziò l’importanza fondamentale dello spazio e della luce nell’opera d’arte. Da giovane ho frequentato studi di artisti e architetti, visitato mostre, musei e ambienti artistici.
L’idea che ha animato i miei dipinti e le ideazioni plastiche è stata sempre quella di una centralità ideale da cui tutto converge e diverge. Attraverso la conoscenza storico-artistica (per es. Il Manifesto di Boccioni e il Cinevisualismo) e scientifica sono passato gradualmente a tradurre questa mia esigenza, utilizzando la luce autogena quale il tubo al neon e, con l’ausilio della specularità, realizzando spazi-luce simulati all’infinito.

GR. Sulla monografia ho visto un’immagine del “Progetto archetipo del Teatro greco di Siracusa”; questo mi fa pensare ad un legame stretto tra le sue opere con la sua terra natale.

PS.Certamente. Il mio è un discorso di fedeltà alla cultura dei miei antenati della Magna Grecia. Molti anni fa lanciai l’idea d’illuminare la cavea dell’intero Teatro greco per inviare al mondo un messaggio di luce e di pace. Da qui è maturato anche il progetto archetipo di realizzare in piccole dimensioni il Teatro greco con luci al neon: nei cerchi concentrici dei ludoscopi si ritrova la forma della cavea.

GR. Appare evidente in ogni sua opera un’estenuante tensione verso l’infinito, di cui tra le altre il Ludoscopio 81, Orologio senza tempo mi ha particolarmente colpito. Mi racconti la genesi di un suo progetto.

PS.La mia ricerca è stata fin dall’inizio motivata da una forte spinta ideale. Ho sempre sentito l’esigenza di esprimere nelle mie opere dei valori e di iscriverli nella realtà dinamica e sofferta dell’umanità e della società in evoluzione. Coi ludoscopi, in cui la luce si moltiplica all’infinito, vorrei esprimere il bisogno di trascendenza nell’uomo e l’Orologio senza tempo diventa un segno di questo immaginario. Spesso l’idea di un nuovo
ludoscopio nasce dal lavoro precedente o da qualche altro stimolo esterno (un’emozione, un’immagine, un libro, una mostra, un confronto d’idee, la TV, un film ecc). Mi capita di passare da una realizzazione
all’altra come continuità della stessa ricerca, nell’esigenza di scoprire il segreto di tutte le varianti possibili.

 

GR. Tra le tante opere ne esiste una a cui è particolarmente legato?

PS.Penso al primo ludoscopio bifrontale. Dopo una lunga ricerca pittorica di spazi-luce, la necessità di oggettivare l’immagine fu per me una rivelazione e un nuovo inizio.

GR. Potrebbe descrivere la tecnica, i materiali  e le modalità con cui ha realizzato i suoi ludoscopi ?

 

PS.C’è un riferimento di base al Codice Atlantico di Leonardo sul principio della riflessione della luce. La tecnica è affidata ai nuovi materiali ed è variabile ogni qualvolta penso di realizzare un’idea.

GR. Non esistono molti artisti che utilizzano la luce come strumento di comunicazione. A scuola  nei corsi di lighting ci insegnano le opere dei più famosi, da Olafur Eliasson a Dan Flavin, che alla fine divengono fonte di ispirazione. Lei come si pone nei confronti di questi artisti?

PS.Penso ai due pionieri futuristi torinesi Giovanni Jacopozzi e Luigi De Amicis che avevano teorizzato la possibilità di impiego della luce nell’opera d’arte. Sono stati necessari tanti anni, ma ho l’impressione che oggi invece molti artisti usino la luce in vari modi come mezzo per realizzare le loro opere.
Quanto agli artisti considerati storici, naturalmente sono a conoscenza del loro operato ma mi considero autonomo, data la mia problematica del tutto diversa. Il fatto che vengano citati come esempi, dipende spesso dall’attenzione di coloro che, con lungimiranza, hanno saputo cogliere in anticipo l’innovazione dei segni, ponendola all’attenzione culturale e, rischiando, hanno commercializzato e pubblicizzato le loro opere. Penso che queste siano delle condizioni determinanti che purtroppo non si verificano per moltissimi altri artisti, pur di grande qualità.

GR. Per concludere, visto che parte del target di Luxemozione sono giovani lighting designer, che consiglio darebbe ad un giovane che decide di approdare al mondo dell’arte utilizzando, come lei, la luce come strumento per comunicare?

PS.Consiglierei di praticare la manualità artistica, di approfondire la conoscenza storica e di essere a contatto diretto con altri artisti, sperimentando a costo di sbagliare, pronti a ricominciare. Vorrei raccomandare di saper cogliere nel proprio intimo quelle spinte che, tradotte in segni, determinano una propria identità e, con etica professionale, di non essere mai epigoni.

Per concludere quest’intervista vi allego qua sopra alcune foto dei magnifici lavori di Paolo Scirpa che, in questa breve intervista ci ha guidato alla (ri)scoperta delle sue opere,  i Ludoscopi, in cui luci e colori rapidamente si rincorrono  verso l’infinito. Per maggiori info non dimenticate di dare uno sguardo al sito dell’artista che trovate qua.

ciao e alla prossima

Giacomo
Giacomohttp://www.rossilighting.it
Giacomo Rossi, architetto e lighting designer free lance, fondatore di Luxemozione.com. Dopo anni di attività nella progettazione della luce, fonda assieme ad altri colleghi LDT-Lighting Design Team , studio multidisciplinare di progettazione della luce. Alla progettazione affianca l'attività come docente presso il Politecnico di Milano e altre importanti scuole di architettura e design. tra cui IED Istituto Europeo di Design. E' inoltre autore di articoli su riviste del settore illuminotecnico. Dal 2014 è membro del Consiglio Direttivo di Apil-associazione dei professionisti dell'illuminazione.

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