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Del Light Exhibition non si butta via niente!

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Gentile organizzazione del Light Exhibition Design, mi presento sono Giacomo Rossi,  quello di Luxemozione. Mi piacerebbe porre alcuni quesiti a cui francamente non riesco a dare una risposta, mi sono applicato lo giuro, ho cercato a fondo, ma nulla.
Sono consapevole del duro lavoro che sta dietro a questa manifestazione, e  quali sono i competitor diretti, mostri sacri come Lyon con la sua Fête des lumières o ancora, se vogliamo stare in territorio nazionale, le Luci d’Artista di Torino, che ogni anno da diverse edizioni riscuotono indiscusso successo.
Bene, mi chiedo ora, ma non sarà un po’ troppo per una manifestazione neonata come il LED, che quest’anno vive solo la seconda edizione, aspirare ad arrivare così in alto, subito ? Non è rischioso alzare troppo l’alzo del tiro quando mancano risorse economiche? Io credo di si  e il rischio è che tutto si trasformi in una gran bella sagra di paese.

Poi i dubbi che sorgono sono anche di natura etica. Perché ostinarsi ad organizzare un concorso o chiamarlo tale, quando la parte democratica che sta a monte di ogni concorso che si rispetti è stata elusa già sul nascere. Sbaglio o il bando venne consegnato alle scuole con mesi di anticipo rispetto la categoria professionisti? Motivi di gestione, certo. Ma perché ostinarsi a chiamarlo concorso, o meglio perdere del tempo a scrivere un bando che poi puntualmente non viene rispettato?

Le perplessità sono molte, vediamo più nel dettaglio di cosa sto parlando, temi non nuovi per luxemozione, visto che già mesi fa ne parlai, proprio in occasione dell’esito del concorso, ricordate? Mi aspettavo francamente alcune risposte, che spero arrivino oggi. Ecco più nel dettaglio cosa intendo:
I punteggi assegnati ai vincitori che non rispettano assolutamente quanto scritto nel bando, riepilogo un attimo per chi non lo sapesse. Si legge nel bando al punto 9:

La selezione dei candidati avviene attraverso l’esclusiva valutazione dell’idea progettuale, per un punteggio massimo attribuibile di 100 punti, divisi in sottocategorie.

Se la matematica non è un opinione io mi sarei aspettato  una valutazione secondo la seguente scala: 20 molto scarso; 40= scarso; 60= sufficiente; 80= buono; 100= ottimo.

Visto che i primi classificati hanno preso un massimo di 33 punti mi domando, ma i lavori erano così insufficienti da non ottenere punti in tutte le categorie?

Più probabile che alcuni punti non siano stati considerati, visto che ad esempio l’originalità non è certo il punto di forza di quest’edizione.
Ad esempio l’opera Meduse, inserita in una categoria Sezione Luce come mare, natura e verde, categoria che non esiste nemmeno  nel bando, ha qualcosa di più che una similitudine con l’opera Make it new! della passata edizione (vedi anche la collezione Serendipity di Mikelle Standbridge da cui ho preso l’immagine id inizio post), a parte la location naturalmente. Non trovate?

Meduse light exhibition design 2010
Meduse, light exhibition design 2010
Make it new Light Exhibition Design 2009
Make it new Light Exhibition Design 2009

Capisco che in tempo di recessione non si butti via nulla, ma a questo punto  l’originalità va a farsi benedire. Devo dire che avere come riferimento opere come quella dei Panni Stesi di Fabio Novembre simile, molto simile ad un opera presentata al LuminariaNapoli qualche anno fa non aiuta di certo.

Panni stesi Luminaria Napoli
Panni stesi Luminaria Napoli
ieri,oggi,domani Fabio Novembre LED 2009-10
ieri,oggi,domani Fabio Novembre LED 2009-10

Per concludere, e giuro che poi taccio per sempre, la questione economica. Capisco che la crisi abbia colpito tutti, ma non sarebbe meglio organizzare un evento a tiratura più limitata, anziché demandare tutto a sponsor che alla fine avranno l’ultima parola sulla realizzazione finale dell’opera, pregiudicandone di fatto l’idea iniziale? Cito testualmente una mail di una mia lettrice, vincitrice di quest’anno: Ma a te pare giusto che dobbiamo cercarci uno sponsor ? Vedere i nostro progetti stravolti, modificato o, nella migliore delle ipotesi, “customizzati” ed adattati alle volontà degli sponsor a cui ovviamente non interessa quasi nulla del tuo lavoro?

Dunque gentile Organizzazione del LED, spero che questa lettera giunga fino a voi e che riusciate a dare risposta a parte dei quesiti che vi ho posto, ve ne sarei veramente grato. Una vostra risposta farebbe felice anche le decine di lettori che ogni giorno mi scrivono chiedendomi spiegazioni, consigli e pareri sulla mala organizzazione del Light Exhibition Design edizione 2010.

Cordialmente

Giacomo Rossi

Giacomo
Giacomohttp://www.rossilighting.it
Giacomo Rossi, architetto e lighting designer free lance, fondatore di Luxemozione.com. Dopo anni di attività nella progettazione della luce, fonda assieme ad altri colleghi LDT-Lighting Design Team , studio multidisciplinare di progettazione della luce. Alla progettazione affianca l'attività come docente presso il Politecnico di Milano e altre importanti scuole di architettura e design. tra cui IED Istituto Europeo di Design. E' inoltre autore di articoli su riviste del settore illuminotecnico. Dal 2014 è membro del Consiglio Direttivo di Apil-associazione dei professionisti dell'illuminazione.

18 Commenti

  1. Sono davvero felice di ritrovare nelle tue parole il mio stesso pensiero, come artista “visiva” non mi sento molto abile nell’uso della parola ma cercherò di allacciarmi al tuo discorso che fortunatamente e finalmente penso dia voce a tutti quelli che come noi vorrebbero che le cose andassero diversamente…
    Mi presento, sono Carolina Ciuccio e scrivo anche a nome di Sofia Scarano, lavoriamo insieme da anni sotto il nome 2/4our. Per due anni abbiamo partecipato a Luminaria Napoli con l’opera dei panni stesi installata in due differenti location in entrambe le edizioni. Quest’opera è stata da te citata. Quando l’anno scorso scoprimmo che Fabio Novembre presentava un opera “stranamente” molto simile pensammo che forse non era a conoscenza di ciò che era stato fatto a Napoli e ci impegnammo a rendere noto sia a lui che all’organizzazione della similitudine e del fatto che ci sarebbero stati panni stesi luminosi sia a Napoli che a Milano (vabè in fondo panni stesi se ne vedono in tutta Italia da Nord a Sud…quindi che problema c’è!).
    Infatti quell’inverno i “panni” Milanesi non furono installati. Ci dissero che li avrebbero messi per la settimana della moda per non far coincidere le due opere simili, poi non furono installati neanche in quell’occasione e sembrava che la cosa fosse finita lì, o almeno…queste erano le voci.
    Quest’anno invece pare che per Fabio Novembre sarà la volta buona!
    Anche noi abbiamo partecipato al concorso Led Light 2010 e vinto nella Gold Selection. Come seconda categoria ci è stato richiesto di occuparci sia di reclutare sponsor sia di curare l’allestimento, ma mentre le nostre energie cercavano di rispondere alla richiesta si sono sollevate altre difficoltà ed alla fine abbiamo desistito perchè ci è apparso chiaro che eravamo di troppo.
    Chissà se è stato solo una questione organizzativo o se c’entrano anche tutti questi abiti luminosi…d’altronde se avessimo realizzato l’opera per led light forse qualcuno avrebbe di conseguenza conosciuto il nostro lavoro passato…chissà.
    Intanto è trascorso un intero mese durante il quale sia io che Sofia abbiamo trascurato altre opportunità….è avvilente rendersi conto di quante energie vengono sprecate…o spese male…
    Ancora ti ringrazio Giacomo per avermi dato la possibilità di comunicare un esperienza che non è sicuramente l’unica né la più grave ma che sono convinta almeno una volta nella vita sarà capitata a qualche collega artista, giovane o meno. Spero di non essermi dilungata troppo.
    Un saluto e complimenti per tutto il tuo lavoro!

    2/4ourproject

  2. Grazie a te e a Sofia per l’intervento. Anzi Finalmente un qualcuno che scrive, visto che io di mail che di gente che si è lamentata dell’organizzaione del LED ne ho ricevute e continuo a riceverne molte. Ormai mi ero quasi abituato all’idea che questo post non fosse riuscito ad ottenere la profondità sperata. E invece…
    Spero il vostro commento dia il la ad altri interessanti interventi.
    grazie ancora
    G.

  3. L’articolo pubblicato dal quotidiano il Corriere di Armando Stella del 18 novembre 2010 la dice lunga sulla mentalità di chi organizza e gestisce Milano:

    Polemica per L’istallazione sponsorizzata da Audi per 600 mila euro

    Il Comune contro la Soprintendenza: «La Torre di luce non si tocca» Cadeo: «Siamo pronti ad abbassarla un po’, ma deve rimanere o va in crisi l’intero Led Festival»] Polemica per L’istallazione sponsorizzata da Audi per 600 mila euro
    Il Comune contro la Soprintendenza:
    «La Torre di luce non si tocca»
    Cadeo: «Siamo pronti ad abbassarla un po’, ma deve rimanere o va in crisi l’intero Led Festival»MILANO – «Possiamo defilarla un po’ e “abbassarla” di un paio di metri. Ma alla Torre in piazza Duomo non rinunciamo». Se fallisce anche la mediazione, l’ultima mossa è un arrocco: «La Soprintendenza non può vanificare mesi di lavoro con un parere non motivato», attacca l’assessore al Decoro urbano, Maurizio Cadeo.
    L’autorizzazione è stata chiesta il 12 novembre e negata il 15. Il progetto della Torre, scrive il soprintendente Alberto Artioli, non è «compatibile con le caratteristiche monumentali» di una piazza vincolata, delicata, già prenotata dall’albero di Natale (e di Tiffany), occupata da tensostrutture e aerei per l’inaugurazione del Museo del Novecento, impiastrata da luci e bancarelle. Cadeo si appella al soprintendente: «Riveda la sua posizione». La Torre dovrebbe essere montata lunedì, resta poco tempo: «Se Artioli non mi riceve – conclude l’assessore – mi rivolgerò al ministro Sandro Bondi».

    Scacco alla Torre. Ovvero: come un «parere negativo» apre una frattura tra il Comune e la Soprintendenza, compromette l’intero Festival della Luce e mette in crisi gli sponsor. I privati danno due dei tre milioni necessari al Festival e finanziano pure l’illuminazione permanente del Duomo. Senza Torre, uno sponsor potrebbe lasciare: Audi. E senza Audi, addio a 600 mila euro: «Non potranno essere finanziati anche altri progetti in città – spiega Cadeo -. Il danno sarebbe enorme».

    La Torre luminosa è firmata da Luca Trazzi, è già stata esposta in Statale durante il Salone del Mobile, è un’installazione traforata, vestita di led e pannelli solari: «Emette una luce diffusa, non violenta – precisa il progettista -. Entra dolcemente in piazza Duomo, non la invade». Da progetto: il faro di design è collocato all’imbocco dell’area pedonale, all’angolo con via Mazzini, e lì dovrebbe stare dal 4 dicembre al 10 gennaio. Lì, o poco distante. L’assessore Cadeo proporrà oggi il progetto ritoccato alla Soprintendenza: «Sono fiducioso». E si sbaglia? «Artioli se la vedrà direttamente con Bondi».

  4. Questa mattina sulla pagina delle lettere del Corriere della Sera di Milano, è stata pubblicata (anche se riassunta) una mia lettera in cui illustravo le “anomalie” del concorso.
    Forse, anche se dubito (visto la polemica, ben più marcata, in corso), servirà ad avere qualche chiarimento.
    A presto.

    Davide

  5. Ma quanta roba ancora occorre mettere in piazza del Duomo ?
    Un albero di mille milioni di metri non basta ?
    Le splendide luci interne non sono sufficienti ?

    Ci manca solo un enorme girarrosto luminescente, da Sagra paesana.
    Forse che le autorità vogliano concentrare il giro di inaugurazioni e finire tutto rapidamento lì sul sagrato del Duomo in un paio di ore
    che poi c’è altro di meglio da fare ?

    La Torre è una istallazione già presentata ????
    Ma come ?
    Non dovevano avere criteri di novità nel panorama internazionale ?
    E i panni di Novembre ?
    Qualcuno li ha avvistati ?
    Nemmeno le colleghe di Napoli, a quanto si legge sopra.
    Eppure pare – ma mi sembrerebbe strano davvero, senza dubbio è un errore – che l’onorario sia stato comunque pagato per l’immaginario progetto. Immaginario e futiribile, visto che dopo 2 anni non si vede nulla di concreto piazzato dal vero.
    Il resto ?
    Attendiamo il fantascientifico progetto di via Montenapo, con le sfere che pesano quanto due (non una signori, due) barre di plutonio e nessuno si vuole attribuire la responsabilità in caso di danni rc e ai passanti.

    Attendo con trepidazione l’accensione degli interruttori su tutto il concorso Led.
    E attendo con ulteriore “statica partecipazione emotiva” di vedere quanto si sia realizzato e quanto sia stato “rovinato” da logiche mercantili e anche, sì, diciamolo, servili.

    Lux

  6. Ho pubblicato qui la scansione della pagina del Corriere della Sera in cui è stata pubblicata la mia lettera.

    Di seguito il testo originale che avevo inviato.

    “Spett.le redazione,
    sono un quarantenne che si interessa di illuminazione e lighting design, interesse che sto cercando di far diventare professione. Proprio per questo mio interesse ho partecipato al concorso Light Exhibition Design. Ammetto anticipatamente che il mio progetto non meritava assolutamente alcun permio o menzione. Nonostante ciò non posso rimanere indifferente ad alcune anomalie che ho notato e che sono state notate anche da altri su un blog dedicato all’argomento. Anomalie che mi sembrano piuttosto gravi, visto che si tratta di un concorso pubblico.
    Innanzi tutto ho letto, nel blog sopra menzionato, che le scuole di design hanno ricevuto il bando di concorso in anticipo rispetto alla pubblicazione ufficiale.
    I punteggi dei progetti premiati non rispettano quanto previsto dal bando (oppure i progetti sono stati giudicati tutti molto scarsi), visto che il bando recitava:
    “La selezione dei candidati avviene attraverso l’esclusiva valutazione dell’idea progettuale, per un punteggio massimo attribuibile di 100 punti”
    Mentre i primi classificati hanno ricevuto un massimo di 33 punti.
    Le sezioni premiate (“luce come candore, sogno, memoria”, “luce come acqua, aria, vapore”, “luce come mare, natura e verde”, “luce come gioco, movimento, favola”, “luce come parole, forme e simboli”) sono completamente diverse da quelle indicate nel bando.
    Infine alcune opere premiate non fanno certo dell’originalità il loro segno distintivo, basti come esempio l’opera intitolata “meduse” somiglia molto all’opera intitolata “Make it new!” presentata nell’edizione 2009 dello stesso concorso.
    In conclusione vorrei chiedere agli organizzatori del concorso di dare un chiarimento su queste zone d’ombra, anche perchè è netta la sensazione che il concorso sia solo il pretesto per ottenere progetti a costo zero e che vengano premiati coloro che hanno la possibilità di autofinanziare la relizzazione del progetto contando su sponsorizzazioni.

    Cordiali saluti.”

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