HomeLIGHTING DESIGNIlluminazione per lo Städel Museum, unione sapiente tra luce artificiale e naturale

Illuminazione per lo Städel Museum, unione sapiente tra luce artificiale e naturale

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Prendo spunto da un post pubblicato da Chiara Carucci nel gruppo Facebook Italian Lighting Designer, in cui segnala la mostra alla Triennale di Milano dei la vori selezionati in occasione del Mies van der Rohe Award 2013, per entrare nel dettaglio di uno dei lavori presentati. In un paio di articoli fa descrissi il magnifico progetto del l’Harpa Concert Hall di Reykjavik di  Hennig Larsen Architects (progetto vincitore del Mies van der Rohe Award) oggi è il turno dello Städel Museum di Francoforte, terminato ormai più di un annetto fa su progetto congiunto dello studio tedesco di architettura Schneider+schumacher  e del noto studio di lighting Licht Kunst Licht. Come per l’articolo sull’Harpa CH  prendo spunto da un articolo che scrissi tempo addietro per la rivista LED-in edita da Tecnoimprese.

Ancora una volta un progetto davvero “ispirante”, in cui sapiente è l’utilizzo della luce artificiale a LED in ambito museale, ed in cui altrettanto importante è l’integrazione della luce naturale che, se ben controllata, rappresenta un elemento fondamentale sia per la lettura estetica dello spazio architettonico, che funzionale in termini prestazionali e di risparmio energetico.

Lo Städel, costruito nel 1815 per ospitare la collezione privata di Johann Friedrich Städel, sorge sulle rive del fiume Meno. L’edificio più antico, realizzato in stile neo rinascimentale, ha subito nel tempo diversi rimaneggiamenti dovuti alle maggiori esigenze di spazio di una collezione sempre più vasta. In particolare negli ultimi anni, numerose sono state  le acquisizioni, soprattutto  nel settore dell’arte contemporanea: nel marzo 2008 ha ricevuto più di duecento opere dalla collezione privata  di  DZ BANK e di Deutsche Bank.

Consapevole di questa continua crescita la direzione dello Städel pubblica nel 2008 un bando di concorso per la progettazione della nuova area espositiva da destinare ad opere d’arte del XX secolo; vincitore del concorso è il progetto dello studio di architettura tedesco Schneider + Schumacher, selezionato dalla giuria perché ideato secondo principi di risparmio energetico.

Il progetto prevede la realizzazione  di uno spazio ipogeo al di sotto del giardino Städel e  collocato lungo l’asse centrale, a  ripristinare la storica distribuzione spaziale del museo. Il nuovo spazio sotto il giardino,  si sviluppa su una superficie  di 3.000 m2 , dominata da una leggera cupola alta al suo vertice circa 8m e in cui si aprono lucernari circolari per favorire la penetrazione della luce naturale, che rimandano immancabilmente alla memori alla nota biblioteca di Viipuri di Alvar Aalto.

La convessità della cupola  affiora all’esterno, modificando  la topografia del giardino, che diventa di fatto molto simile a un oggetto di land-art. Grazie al suo volume compatto, alla posizione ipogea,  ai sistemi tecnologici preposti al raffrescamento,  riscaldamento e illuminazione artificiale e naturale  , l’ambiente è caratterizzato da un microclima ottimale e da un  consumo di energia estremamente ridotto.

“La nuova estensione dello Städel è caratterizzata da un design intrinsecamente sostenibile. afferma Michael Schumacher, titolare dello studio di progettazione,” Un ambiente ipogeo caratterizzato da consumi estremamente ridotti: l’utilizzo di scambiatori geotermici per riscaldamento e raffrescamento degli ambienti, la penetrazione della luce naturale e l’utilizzo di sorgenti led per l’illuminazione, sono i punti chiave di questa sostenibilità”

Il soffitto del sotterraneo, leggermente incurvato verso l’alto, è scandito da 195 lucernari circolari di diametri che vanno da 1,5 a 2,5 m. Il salone sottostante è illuminato sia dalla luce naturale che penetra attraverso i lucernai, sia dal sistema a luce dinamica a LED integrato alla struttura.  I lucernari integrano infatti elementi anulari con LED caratterizzati da diverse temperature di colore, calda 2700K e fredda 5000K. Si tratta di una soluzione speciale ideata dallo studio di  lighting designer Licht Kunst Licht in collaborazione con Zumtobel e gli architetti dello studio di architettura schneider+schumacher. Nelle ore serali, oppure quando il cielo è coperto, l’impianto di LED assicura un’illuminazione omogenea delle opere esposte.

Il titolare  dello studio Licht Kunst Licht, Andreas Schulz, si dichiara soddisfatto: “Per un lavoro ben riuscito ci vuole una comunicazione intensa fra progettisti e produttori, un’intesa critica ed anche appassionata. Lo stupefacente risultato testimonia come tutto questo abbia funzionato bene.”

Ecco qua un po’ immagini (photo by zumtobel e archidaily )

e un video

In uno spazio espositivo è fondamentale pensare ad un impianto di illuminazione flessibile, in grado di assolvere alle diverse esigenze a cui ci si trova di fronte di volta in volta. Il salone sotterraneo è suddiviso in piccoli spazi espositivi separati da pareti divisorie. Ad essi corrispondono i lucernari che li ricoprono, in modo tale da consentire un adattamento molto selettivo delle condizioni di luce. Con l’impianto studiato su misura è possibile esporre all’interno dello spazio opere molto delicate, come ad esempio disegni su carta, e immediatamente accanto avere un altro spazio dove sono mostrate delle sculture: gli illuminamenti si ripartiscono da ogni singolo lucernario in funzione delle diverse esigenze. Qualora fosse necessario di esaltare singoli oggetti o pareti, si attivano faretti a proiezione Arcos LED provvisti di varie ottiche e collegati ai lucernari. Questi ultimi sono coperti da teli diffusori che consentono solo alla componente indiretta della luce naturale di penetrare all’interno degli ambienti.

Volendo assicurare uno sfruttamento intelligente della luce diurna, i responsabili hanno scelto il sistema di gestione Luxmate Professional di Zumtobel: questo provvede a dosare la luce artificiale in funzione di quella naturale e allo stesso tempo anche in funzione della quantità massima di illuminamento che le opere esposte possono sopportare. A tale scopo, sul tetto del museo è montato un eliometro che rileva la luminosità esterna e fornisce i dati necessari a modificare di conseguenza la luminosità degli ambienti sottostanti.

Inoltre ogni lucernario è provvisto di una schermatura che serve ad attenuare la luce diurna, si tratta di serrande che si movimentano a quattro step, fino al completo oscuramento. La loro posizione è definita dal sistema di gestione che decide a seconda della posizione del sole e della luminosità esterna. I lucernari dispongono anche di fotosensori interni che trasmettono ai gestori eventuali situazioni anomale, per esempio un lucernario ricoperto dalle foglie. Di conseguenza la luce ideale è sempre assicurata, e con essa le condizioni per fruire dell’arte nel migliore dei modi.

Dunque quello dello Städel è un esempio notevole,  in cui il LED e luce naturale sono spinte  al massimo, e dove, ancora una volta,è il lighting designer incaricato a fare la differenza: il sistema di luci proposto, integrato all’architettura, è la sintesi perfetta tra le esigenze in gioco.

Giacomo
Giacomohttp://www.rossilighting.it
Giacomo Rossi, architetto e lighting designer free lance, fondatore di Luxemozione.com. Dopo anni di attività nella progettazione della luce, fonda assieme ad altri colleghi LDT-Lighting Design Team , studio multidisciplinare di progettazione della luce. Alla progettazione affianca l'attività come docente presso il Politecnico di Milano e altre importanti scuole di architettura e design. tra cui IED Istituto Europeo di Design. E' inoltre autore di articoli su riviste del settore illuminotecnico. Dal 2014 è membro del Consiglio Direttivo di Apil-associazione dei professionisti dell'illuminazione.

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