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Il mio diario della Fête des Lumières

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Ciao a tutti, spero di riuscire a farvi fare  un bel giro per le vie di illuminate Lione, assieme  a noi, con questo breve racconto, senza scendere troppo in dettagli tecnici, ma cercando di trasmettere la magia delle installazioni della Fête des Lumières che mi hanno fatto rimanere letteralmente incantata, assieme alle migliaia di spettatori che osservavano stupefatti.

GIORNO 1 – Partita con entusiasmo e in ottima compagnia per la mia prima edizione del festival delle luci di Lione, sono arrivata con il TGV nella suggestiva stazione di Saint Exupery progettata da Calatrava. Inizia così il nostro breve soggiorno lionese, a testa in su, guardando come l’architetto spagnolo abbia scelto per la luce naturale un ruolo dominante. Penetrando dall’alto e lateralmente la luce esalta il ritmo continuo delle forme strutturali di questa meravigliosa stazione senza  smentisce il suo potere affascinante di creare e definire la lettura degli spazi.

Messo piede in centro città e mollati i leggeri bagagli nella centralissima abitazione del nostro oste Maxime, siamo partiti pieni di energia, con mappa alla mano, a scoprire le numerose installazioni.

Le lanterne rivestite di gelatine rosse ci hanno guidato attraverso la città ed i suoi eventi. Arrivati in Place Bellecour, dove svetta la ruota panoramica, ma soprattutto la statua di Luigi XIV, la sensazione prevalente è stata quell’emozione da non star nella pelle che provano i bambini alla vista di un Luna Park immenso.

Sfere giganti illuminate, proiezioni video sull’imponente ruota panoramica e fuochi d’artificio per dare il via alla festa, come vuole la tradizione.

Una piccola e dovuta parentesi storica per chi non la conoscesse, la Fête des Lumières nasce l’8 Dicembre 1852 per rendere grazie alla Vergine Maria, protettrice della città dal 1643, anno in cui la peste colpì Lione. Sin da allora i cittadini fecero voto alla Vergine di salire ogni anno sulla collina di Fourvière per renderle omaggio.

I pellegrinaggi continuarono nel tempo fino ad oggi. L’8 Dicembre 1852 per inaugurare la nuova statua della Vergine erano previsti fuochi d’artificio dall’alto della collina, ma un violento temporale fece annullare i festeggiamenti, così i lionesi per ringraziare Maria della sua protezione accesero dei lampioncini sui balconi, illuminando le facciate delle proprie case e scesero nelle strade cantando e inneggiando a Maria. Da qui l’origine della festa e quello che colpisce è che ancora oggi la tradizione è molto viva  e l’inno a Maria (Merci Marie) arriva puntuale al termine di ogni videoproiezione.

A questo proposito una videoproiezione che ho visto, carica di storia e significato, è quella realizzata in Rue de la Martiniere da Theoriz Crew e BKYC Visual Mur de Lionnaise su una facciata cieca, ma resa viva da trompe l’oeil di balconi e persone affacciate, dove è stata proiettata la rivisitazione della prima festa dell’8 Dicembre ‘52, con le danze, le persone che inneggiano in strada e i famosi lumini ad ogni balcone.

Spettacolare anche l’immensa videoproiezione intitolata Le Prince des Lumieres, sulle facciate di Place des Terraux, non so quantificare il numero di persone presenti, posso solo raccontarvi la massa di persone pigiate come l’uva, ma sorridenti e con il naso all’in su per ammirare la magia dei laser sulle facciate.

Camminando, sempre con mappa alla mano e un buon bicchiere di vin chaud (vin brulè) che mi riscaldava le mani, sono rimasta a bocca aperta sulla riva del fiume Saone a guardare per ben tre volte lo spettacolo più suggestivo di tutti: Le Grand Orchestre de Fourviere di Jean Luc Hervé.

La basilica in cima alla collina, il parco sottostante, il maestoso palazzo del parlamento, pesino il garages che si trova sotto la strada e le riflessioni sullo specchio del fiume, tutto illuminato in un gran concerto di luci colorate… indescrivibile.

A questo punto era l’una di notte, i meno 2 gradi di Lione erano tenuti a bada dal vino caldo, le installazioni più grandi si erano spente,( con un po’ di disappunto, perchè pronti a fare molto di più) si decide quindi di andare verso casa passando dalle vie secondarie per evitare la ressa, ed è così che rimango incantata a guardare la bellezza delle installazioni più semplici, quelle che davvero, a mio modesto parere, sono opere di lighting design e se ce ne fossero di più renderebbero la notte magica anche negli angoli bui e inutilizzati nelle ore tarde. Ovviamente non riportate sulle mappe, non osservate come le grandi videoproiezioni, questi piccoli tocchi di luce “artistica” mi hanno colpito parecchio, spero vi piacciano.

Peccato l’albero così piccolo e spoglio della prima foto, ma l’effetto era davvero interessante: 3 colori arancio verde e blu, che si riflettono poi sul muro opposto e sulla pavimentazione.

GIORNO 2 – Mi sveglio alle 10 di mattina e vorrei che fosse già buio, invece c’è sole a volontà e cielo terso! Aspetto Luigi, una lunga giornata di scoperte ci attende, si prende e si cammina, Lione è incantevole anche di giorno, la chiamano la piccola Parigi e fanno bene.

Capitiamo nel mercato più famoso della città, e neanche a farlo apposta ci troviamo davanti alla bancarella di ostriche più fresche e appetitose che mai.. e sia, vin blanche e ostriche a colazione, altro che cafè au lait e croissant.

Belli soddisfatti ci arrampichiamo sulla collina Fourvieres, come vuole la tradizione, a ringraziare Maria e a godere di un panorama mozzafiato. Tra un giro e l’atro arriva il tramonto e sale l’euforia, sfodero la mappa degli eventi e si parte. Il primo, nel Parc de la tete d’or a vedere il pacchianissimo Chinese Corner, nonostante le orrende lanterne rosse ovunque, l’effetto desiderato era sorprendente. Il bosco che cambia colore e sembra di entrare in una favola.

Attraversato il fiume Rodano ci siamo incamminati verso il lunghissimo tunnel della Croix Ruosse dove le video proiezioni erano protagoniste.

All’ingresso del tunnel sono stata catturata dalla vista di una piccola via, una di quelle in cui non entreresti se non per fare pipì di nascosto ( così dice Luigi)  😉 . Le sorgenti esistenti a parete sono state rivestite di gelatine verdi e posti degli apparecchi lineari blu dal basso verso l’alto. L’effetto, davvero magico, aveva un non so che di coinvolgente; a confermare ancora una volta come, con un briciolo di attenzione e cura nell’illuminazione, si possa cambiare davvero il volto anche ad un vicolo dove mai entreresti nella vita.  E questo è davvero ben evidente in molti casi qui a Lione.

Entrando invece nel tunnel sono stata travolta dalle numerose proiezioni, alcune astratte, altre riportavano le facciate dei palazzi di Lione con le prospettive impossibili di Escher, altre naturali, cieli stellati e addirittura una che mimava l’arrivo di una maratona, insomma uno stimolo dopo l’altro, davvero divertente e soprattutto con il potere di non farti pensare ai due chilometri sotto terra e di privarti del senso di claustrofobia.

Usciti dal tunnel si torna in collina, zona Croix Rousse, dove troviamo l’installazione dallo spirito più natalizio, milioni di lucine a LED poste a ricoprire gli scoscesi prati e gli alberi di Montee de la Grande Cote: la primavera d’Inverno, tanto brillante da aver fastidio agli occhi per la mezz’ora successiva.

Un’installazione molto bella, quella dei 40 Cubi nell’anfiteatro des 3 Gaules, peccato solo non si potesse entrare ma solo ammirare dall’alto. I cubi si accendevano e spegnevano a ritmo di musica, un video le renderebbe più giustizia.

Scendendo “la strada dei cubi” verso il fiume Saone, siamo arrivati in una piccola piazza (Place Sathonay) interamente dedicata ai gatti, dove abbiamo visto un’installazione incentrata su un  gioco d’ombre davvero di grand’effetto e molto simpatica: un gatto che cerca di afferrare dei colombi proiettati sul muro.

Per concludere la nostra Fête des Lumières in bellezza siamo andati a vedere l’Operà di Lione, aspettandoci meraviglie, in realtà ci siamo ricreduti appena girato l’angolo da Hotel de Ville, le statue poste sulla facciata principale sembrava stessero prendendo fuoco, che fiammate!

Ci siamo consolati entrando nella corte di Hotel de Ville ballando a Lost Paradise di Jean Charles de Castelbajac, che con la sua installazione ha voluto portare gli spettatori curiosi a ballare tra le stelle delle sue proiezioni in un’atmosfera magica e rilassante.

Fatte le due di notte la città si svuota, le luci si spengono, il nostro treno riparte la domenica mattina presto e si va a casa con un gran mal di piedi, ma entusiasti e pieni di LUCE!

Alessandra
Alessandra
Alessandra Quadrio nata a Torino nel 1986, vive a Milano. Ha studiato design d'interni presso lo IED Design di via Sciesa a Milano, dove si è diplomata nel 2008. Dopo due anni presso lo studio di design d'interni di Paolo Frello&Partners, nel 2011 incontra Susanna Antico, nota lighting designer, con la quale inizia a collaborare. Presso lo studio Anticos ha la possibilità di continuare a coltivare la sua passione per la luce,iniziata sin dalla tenera età quando i genitori la portavano a vedere le mostre di Turrel e Flavin a Villa Pansa a Varese. Nel frattempo, ha modo di approfondire la conoscenza della tecnica e progettazione della luce seguendo corsi di specializzazione tra cui Progettare la Luce presso lo IED di Milano e il workshop di ERCO a Ludenscheid. Terminata l'esperienza con Susanna Antico si trasferisce a Baku in Azerbaijan dove per tutto il 2013 lavora per uno studio di architettura ed ingenieria dove ha potuto seguire progetti di landscape design e lighting per parchi urbani.Ora è tornata in Italia, cerca lavoro ma non lo trova!

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