HomeLIGHTING DESIGNHeydar Aliyev Center, massima integrazione tra luce ed architettura.

Heydar Aliyev Center, massima integrazione tra luce ed architettura.

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I giorni scorsi il Royal Institute of British Architects (RIBA) ha annunciato che Zaha Hadid, nota architetto anglo-irachena,  fondatrice dell’0monimo studio d’architettura Zaha Hadid Architects , verrà insignita con la Royal Gold Medal for Architecture, alto riconoscimento assegnatole per l’attività svolta nel campo dell’architettura.

Mi ricollego a questa news per raccontarvi del progetto per l’ Heydar Aliyev Center di Baku, realizzato ormai un paio d’anni fa, ma che trovo utile riproporvi vista la massima integrazione tra architettura ed illuminazione, nata grazie alla collaborazione tra  gli studi  Zaha Hadid Architects, MBLD- Maurice Brill Lighting Design.

La città di Baku, capitale dell’Azerbaijan, posizionata geograficamente sulla costa occidentale del mar Caspio, era uno dei principali centri dell’ex Unione Sovietica e, come tale, fortemente influenzata dai dettami culturali imposti dalla madre Russia. Sin dalla sua indipendenza nel 1991, l’Azerbaijan ha investito innumerevoli risorse alla ricerca di una rinnovata immagine, che fosse slegata dalla rigidità dell’era Sovietica.
Nel 2007, lo studio Zaha Hadid Architects , ha vinto un concorso internazionale per lo sviluppo del  nuovo centro culturale di Baku, terminato nel novembre del 2013; primo tassello di un più ampio programma di rinnovamento culturale, punto di rottura, appunto, con l’architettura sovietica, rigida e monumentale, così diffusa all’interno del territorio della capitale azera.
Il design del nuovo edificio, stabilisce un nuovo e continuo rapporto di fluidità tra la piazza circostante ed interno architettonico. La piazza, spazio fortemente permeabile ed accessibile, è parte integrante del tessuto urbano di Baku, che sorge ad avvolgere uno spazio altrettanto pubblico, ma interno, a definire una sequenza di spazi compenetrati dedicati alla celebrazione della cultura azera tradizionale e contemporanea, che culminano nella parte centrale con un auditorium da 1.200 posti.

Heydar Aliyev Center Photo © Helene Binet
Heydar Aliyev Center Photo © Helene Binet
Heydar Aliyev Center
Heydar Aliyev Center sezione. Courtesy ZH Architects

Forme elaborate in onde, biforcazioni e pieghe che modificano la superficie della piazza in un paesaggio architettonico che definisce una serie di funzioni: una sorta di abbraccio che indirizza i visitatori attraverso i differenti livelli interni. In questo modo l’edificio trasgredisce la classica distinzione tra oggetto architettonico e paesaggio, struttura edilizia e piazza urbana, figura e sfondo, interni ed esterni.

In questo dialogo tra interno ed esterno, ruolo importante gioca l’illuminazione, studiata e plasmata sulle forme organiche dell’architettura. Parte di un processo di progettazione integrato, che assegna il giusto valore al design dell’illuminazione, realizzato e studiato da un professionista accreditato.

Entrando più nel dettaglio del progetto di ZHA, è da notare lo stretto legame del design con il substrato culturale azero. L’utilizzo delle forme organiche in architettura è un elemento che appartiene alla cultura del luogo: nell’ architettura storica islamica, infatti, è comune osservare righe, griglie o sequenze di colonne che scorrono all’infinito come alberi in una foresta, che danno vita ad una struttura spaziale non gerarchica. Modelli calligrafici e ornamentali che fluiscono dai tappeti sulle pareti, fino a rivestire i soffitti o le cupole, a definire relazioni di continuità tra gli elementi architettonici e la terra in cui sorgono.

Fusione dei sistemi d’architettura e d’illuminazione

L’architettura dell’Heydar Aliyev Centre consiste principalmente nella fusione di due sistemi che coesistono: una struttura in cemento, combinato con un sistema di space frame. Il sistema strutturale a maglia ha consentito la definizione di una struttura a forma libera e di risparmiare parecchio tempo durante il processo di costruzione. La sottostruttura è stata sviluppata in modo da assegnare massima flessibilità tra la griglia del telaio e i giunti del rivestimento esterno, uno tra gli elementi più critici dell’intero progetto. La pelle dell’edificio, infatti, che doveva apparire quale superficie continua ed omogenea, è stata realizzata con materiali innovativi, caratterizzati da un’estrema plasticità, in grado dunque di adattarsi perfettamente alle forme dell’edificio, ed in risposta alle differenti richieste funzionali di ciascun ambito d’applicazione.

Una video animazione del modello 3d realizzato in fase di progetto:

Per sottolineare il rapporto costante tra l’esterno e l’interno dell’edificio, particolare cura è stata data al progetto di illuminazione, ideato dallo studio di londra MBLD- Maurice Brill Lighting Design , in modo da enfatizzare la diversa lettura dell’edificio durante il giorno e durante la notte.

Di giorno, il volume dell’edificio riflette la luce del sole, che muta di fatto l’aspetto della struttura a seconda del momento, delle condizioni atmosferiche e del punto di osservazione. L’utilizzo del vetro semi-riflettente offre uno scorcio degli interni, suscitando curiosità senza svelare il percorso fluido degli spazi.

Di notte, l’architettura gradualmente si trasforma attraverso un’illuminazione dedicata alle partizioni esterne, mentre dall’interno, attraverso le ampie vetrate, proviene un bagliore che mantiene inalterata la compenetrazione tra gli spazi e l’abbattimento dei confini tra il dentro e il fuori.

Massima è stata la ricerca di una soluzione in grado di offrire la giusta performance illuminotecnica ed integrazione con il design delle strutture .

l’illuminazione è stata fusa letteralmente con il tessuto sinuoso dell’architettura, eravamo determinati a trovare una soluzione illuminotecnica che non contrastasse con il fluire naturale della superficie unica dell’edificio. (Rob Honeywill managing director di MBLD)

A causa della complessa struttura architettonica, fondamentale è stato uno studio preliminare delle soluzioni d’illuminazione adottate, attraverso una simulazione virtuale su modello 3D, che ha consentito ai progettisti di tenere sotto controllo ogni aspetto progettuale e di vagliare soluzioni altrimenti inesplorabili.

Non solo illuminazione a LED

Più nel dettaglio delle soluzioni illuminotecniche adottate per l’ Heydar Aliyev Center , è importante sottolineare come il lighting designer abbia cercato una soluzione che, anche dal punto di vista tecnico, fosse in grado di assolvere adeguatamente alle esigenze richieste.

E proprio su questo punto si esprime in modo chiaro il direttore dello studio londinese:

è importante chiarire che, al momento della progettazione, utilizzare la tecnologia LED per l’illuminazione d’ambiente, non era ancora possibile se non a prezzi molto elevati, per questo motivo abbiamo deciso di limitarne l’uso solo per alcune aree specifiche.

In particolare per la soluzione d’illuminazione del soffitto è stata ideata una mensola nascosta alla base della faccia vetrata, all’interno della quale sono stati posizionati corpi illuminanti dotati di riflettore asimmetrico ed equipaggiati con lampade fluorescenti T5, disposti in 2 file parallele. Ogni fila è regolabile con sistema di controllo dell’intensità luminosa 1-10V, sistema diviso in sei circuiti in modo da garantire un’illuminazione sfumata dall’esterno verso l’interno.

Nella parte interna dell’edificio, in modo analogo, è stata posizionata una gola alla base della parete, a separare la pelle dalla pavimentazione, dalla quale illuminare in modo discreto le superfici adiacenti.

L’auditorium

L’auditorium è il cuore dell’edificio, audace e complesso, completamente rivestito in legno, appare come un volume scavato all’interno della struttura.  Anche in questo caso, l’integrazione è il concetto chiave dell’illuminazione, fondamentale ancora una volta è stata l’analisi su modello virtuale, che ha condotto ad una soluzione illuminotecnica che partecipa perfettamente con l’architettura mettendone in evidenza le peculiarità.

In questo caso, sono stati celati all’interno delle pieghe dell’involucro in legno, completamente nascosti alla vista, dei moduli LED lineari di Nichia, che emettono luce dall’interno verso l’esterno della pelle, come fenditure di una grotta che fanno trapelare la luce del sole, che modella i volumi in un magico gioco di chiaroscuri. Ogni modulo da 10W è controllato da un sistema DMX che consente diverse accensioni configurate in svariate scenografie da utilizzare a seconda dell’evento.

Gli esterni

Non meno importante l’illuminazione degli esterni, studiata in modo da enfatizzare “l’effetto lanterna” generato illuminando la struttura: la facciata è stata rischiarata in modo da creare un effetto che decresce per intensità dall’interno verso l’esterno, ad intensificare la relazione tra lo spazio della piazza e degli interni, peculiarità così importante in questo progetto.

Il gioco di chiaroscuri, così generato, è stato studiato in modo da rendere al meglio le parti illuminate rispetto a quelle in ombra, realizzato tecnicamente utilizzando incassi a terra ed una serie di moduli LED inseriti nelle scanalature delle balaustre e nelle alzate della rampa d’accesso, evitando in questo modo l’utilizzo di sistemi su palo che avrebbero, viceversa, interrotto il fluire dello spazio della piazza verso l’interno.

Giacomo
Giacomohttp://www.rossilighting.it
Giacomo Rossi, architetto e lighting designer free lance, fondatore di Luxemozione.com. Dopo anni di attività nella progettazione della luce, fonda assieme ad altri colleghi LDT-Lighting Design Team , studio multidisciplinare di progettazione della luce. Alla progettazione affianca l'attività come docente presso il Politecnico di Milano e altre importanti scuole di architettura e design. tra cui IED Istituto Europeo di Design. E' inoltre autore di articoli su riviste del settore illuminotecnico. Dal 2014 è membro del Consiglio Direttivo di Apil-associazione dei professionisti dell'illuminazione.

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