Quello che stiamo vivendo è un momento importante di passaggio verso una nuova era tecnologica per l’illuminazione, complice di questo rapido sviluppo tecnologico, alla ricerca della sorgente ideale è sicuramente un nuovo e rinnovato atteggiamento più attento agli sprechi delle risorse di cui disponiamo.
Che futuro ci aspetta dunque parlando di illuminazione? Beh osservando il comportamento dei principali attori, ovvero le grandi aziende d’illuminazione, il quadro appare ben definito: il futuro sarà della “luce elettronica ” ovvero fotoni che vengono rilasciati dal passaggio di corrente all’interno di un semiconduttore. I protagonisti saranno dunque i LED e O-LED (e derivati). I primi, grazie ad un fattore forma sempre più ridotto, verranno impiegati sempre più in applicazioni tecniche, quali ad esempio l’illuminazione stradale, i secondi invece è possibile immaginarli in applicazioni più domestiche e decorative o dove meglio può venir valorizzata la capacità tutta unica degli O-LED di emettere luce intensa, ma omogenea su ampie superfici.
Oggi vorrei parlare un po’ di O-LED , dei quali si son potute intravedere le potenzialità durante il salone del Mobile ed Euroluce scorsi, dove Philips ha lanciato i suoi lumiblade : elementi rigidi base oled, customizzabili in diverse forme e dimensione. Ricordate l’installazione in zona Tortona?
Ebbene sì anche dietro lo sviluppo degli O-LED c’è Philips, che è partner insieme ad Osram e molti altri nel progetto OLED100 e OLLA, di cui parlai qualche tempo fa, entrambi volti allo sviluppo della tecnologia OLED in ambito illuminotecnico.
Dovete sapere però che le potenzialità della tecnologia O-LED vanno ben oltre la semplice applicazione in campo dell’illuminazione, grazie infatti a caratteristiche tutte uniche rappresenta il vero futuro delle applicazioni multimediali in genere: riproduzione di immagini dinamiche con elevati contrasti e brillanza, alta fedeltà dei colori, bassi assorbimenti, elevati angoli di visione, ecc.
La tecnologia che sta alla base degli O-LED (Organic Light Emitting Diode)è del tutto simile a quella dei LED, l’unica differenza sostanziale è che il semiconduttore utilizzato non è inorganico (silicio) ma organico, cioè a base di carbonio. Il primo prototipo di O-LED risale, pensate, al 1987 e venne relalizzato dal Prof. Chin Tang ricercatore presso i laboratori di Kodak.
Normalmente un O-LED è costituito da uno strato di 2 o più layers di materiale organico (spesso all’incira 100nm) sono racchiusi da due conduttori, un anodo (positivo) trasparente, realizzato normalmente con un piano di vetro ricoperto da ossidi conduttivi (Indium tin oxide) e un catodo (negativo) metallico (alluminio o calcio).
1. Catodo (−), 2. Layer emissivo, 3. Radiazione emessa, 4. Layer conduttivo, 5. Anodo (+)
Una volta applicata una tensione elettrica sufficiente le cariche positive (mancanze di elettroni “Holes”) vengono trasferite dall’anodo al primo substrato organico (layer conduttivo), analogamente accade alle cariche negative (eccesso di elettroni) che vengono trasferite dal catodo al secondo substrato organico (layer emissivo). Immaginiamo dunque un substrato, quello conduttivo, desideroso di ricevere elettroni (+) e un layer emissivo ricco di elettroni pronti a essere trasferiti (-). Se la tensione elettrica applicata è sufficientemente elevata (normalmente 3.4V) avviene una collisione elettrone-atomo in prossimità del layer emissivo che provoca un’emissione di radiazione visibile, il cui colore dipende dalla frequenza della radiazione, tipica materiale usato per realizzare il layer stesso, che al fine di ottimizzare l’emissione luminosa sia dal punto di vista qualitativo che quantitativo può venir “drogato” con molecole fluorescenti.
Dal punto di vista costitutivo si possono distinguere due grandi famiglie storiche di O-LED: small molecule OLED (SmOLED), tecnologia originaria, utilizzata nell’87 dal Dr. Chin Tang, che prevede l’utlizzo di materiali dal basso peso molecolare, depositati per evaporazione, e il polymer OLED (POLED) di più recente invenzione, nella cui costituzione vengono utilizzate lunghe catene polimeriche fluorescenti depositate per centrifugazione o per stampaggio ad iniezione , tecnologia quest’ultima del tutto simile a quella utilizzata nelle stampanti a getto d’inchiostro.
Qua sotto un paio di video interessanti che descrivono il processo di produzione degli OLED:
Altre informazioni interessanti sulla tecnologia O-LED le trovate qua:
Philips
Ovviamente quelle sopra sono solo una descrizione, spero chiara, della tecnologia che sta alla base degli O-LED , sia per applicazioni illuminotecniche, che multimediali. Tuttavia trattandosi di una tecnologia in continua evoluzione non è possibile descrivere in poche righe tutte le potenzialità in essa racchiuse, pertanto vi consiglio di stare connessi, perché questo sarà il primo di tanti articoli (l’articolo zero, diciamo)che dedicherò all’evoluzione tecnologica degli O-LED.
A presto dunque!
Ottimo articolo, completo ed interessante.
Grazie…e benvenuto su luxemozione…
a presto.
Ciao ciao