HomeLIGHTING DESIGNLighting Design:luci e ombre di una professione

Lighting Design:luci e ombre di una professione

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Vorrei proporvi una mia riflessione con lo scopo di capire la natura della nostra professione di Lighting Designer e definire quali siano le condizioni per poterla esercitare al meglio.

Può sembrare una banalità o una provocazione ma vorrei aprire un confronto su cosa significa oggi progettare nelle diverse realtà professionali alle quali apparteniamo.

Credo che questo sia un tema particolarmente sentito da chi ha deciso di operare nel campo della luce. Il progetto illuminotecnico ad oggi è ancora considerato non indispensabile e quando è presente, troppo spesso, non garantisce standard qualitativi accettabili.
La luce deve essere progettata, e deve essere progettata con attenzione essendo uno dei fattori che maggiormente concorre alla riuscita di un’opera, e deve perciò essere oggetto della stessa competenza e professionalità che caratterizzano le altre componenti di un progetto.
Certo è che ogni edificio è illuminato ma questo non necessariamente significa che quell’impianto sia stato davvero “progettato”.
Sono convinto che una strada percorribile per la soluzione di questo problema è rendere obbligatorio il progetto illuminotecnico; i professionisti saranno tenuti ad assumersi la responsabilità sullo sviluppo e la riuscita del progetto, così come accade per qualsiasi altro tipo di prestazione professionale che si rispetti.

Sono sicuro che ciò porterà ad una maggiore consapevolezza e sensibilità dei progettisti, con l’inevitabile risultato di una più diffusa qualità dei progetti.

L’obbligatorietà del progetto certamente non può offrire garanzie sulla qualità: continueranno ad esserci progetti buoni e progetti meno buoni.

L’appartenenza della progettazione illuminotecnica al campo delle prestazioni concettuali non è sufficiente a definire un valore qualitativo ma piuttosto una serie di processi che susseguendosi portano ad un dato risultato.
È forse nella sensibilità personale unitamente al bagaglio culturale che ognuno si porta dietro che ritroviamo gli elementi che possono essere convogliati in un progetto e che possono determinare, qualora esistenti, non solo la diversità e l’unicità di un progetto, ma le basi per l’eccellenza.

Bagaglio Culturale

Committenza illuminata, azienda disponibile a sperimentare, sono sicuramente strumenti importanti di supporto al progettista e che possono aiutarlo nel tentativo di offrire al problema che si deve affrontare soluzioni non codificate e ripetitive se pur corrette.

Succede che progettisti o designer affermati, una volta definito un proprio linguaggio compositivo, si trovino ad applicarlo ripetitivamente ad ogni situazione, come segno distintivo.
La ricchezza di un buon progetto nasce invece dall’approcciarlo a mente sgombra da soluzioni preconfezionate ed affrontarlo, ogni volta, con la stessa curiosità e spirito critico.

È necessario praticare una continua ricerca e sperimentazione sentendo il desiderio di mettersi in discussione rischiando ed investendo su noi stessi.
In questo senso l’affermarsi di nuove tecnologie rappresenta una rivoluzione nel nostro settore ed un’occasione  per spingerci a modificare l’approccio al tema progettuale.

Condizione necessaria è poter contare su un Sistema Progetto culturalmente educato a supportare queste sfide; committenza , progettisti ed aziende devono ricercare il medesimo fine.

Credo che l’industria italiana, caratterizzata da quell’artigianato evoluto cha ha decretato il successo del Made in Italy, debba continuare a credere in questa cultura del progetto e mettere a disposizione gli strumenti  non perdendo la dimensione di veri e propri laboratori di ricerca.

Come dicevo questa è una mia riflessione che spero possa essere un buon punto di partenza per una ingarbugliata discussione da dipanare assieme. 😉

Cosa ne pensate?

Giacomo
Giacomohttp://www.rossilighting.it
Giacomo Rossi, architetto e lighting designer free lance, fondatore di Luxemozione.com. Dopo anni di attività nella progettazione della luce, fonda assieme ad altri colleghi LDT-Lighting Design Team , studio multidisciplinare di progettazione della luce. Alla progettazione affianca l'attività come docente presso il Politecnico di Milano e altre importanti scuole di architettura e design. tra cui IED Istituto Europeo di Design. E' inoltre autore di articoli su riviste del settore illuminotecnico. Dal 2014 è membro del Consiglio Direttivo di Apil-associazione dei professionisti dell'illuminazione.

12 Commenti

  1. Premetto che non posso parlare da progettista. Io mi occupo di vendite. Purtroppo la cultura del progetto cade clamorosamente sul ” valore aggiunto” dell’elemento luce nel progetto architetturale, anche a volerlo considerare come un’estensione dell’engineering.
    Non esiste.
    Troppo spesso, non essendo riconosciuto questo valore, la scelta della luce viene, a seconda dei casi:
    1) affidata ad un impreparato( e spesso presuntoso) direttore lavori che include in parcella la scelta di oggetti di design che emettono luce.
    2) al progettista degli impianti, che la subisce come una seccatura da svolgere con diligenza,non retribuita, a patto che non sfori un budget già maciullato, visto che di solito si sceglie la soluzione alla fine dei lavori ( senza poter predisporre quindi correttamente l’impianto relativo, al di là di un generico e banale schema, riducendo di conseguenza tutte le opzioni possibili).
    3) un servizio accessorio regalato dal produttore delle lampade.Quindi, spesso fuori luogo, non in sintonia con lo spirito del progetto e forzosamente orientato alla visione aziendale dell’universo mondo.
    Se, poi, aggiungi che il progetto, spesso, poi viene adattato ai soldi disponibili in maniera disinvolta, anche nel caso di un progetto effettivamente curato, ecco che, ancora, lo stesso lavoro rischia troppo spesso di venire ridotto a strame da un disincantato buyer che fa quadrare i conti.
    Ho visto questo anche nei casi di lavori seguiti da stimati professionisti, famosi a livello internazionale, a cui ho partecipato.
    Se vogliamo consolarci, inseriamo pure queste amare considerazioni nell’alveo generale di uno stile di lavoro ( la crisi ne acuisce gli aspetti, ma l’atteggiamento è sempre esistito ), ma finché non verrà riconosciuto il valore economico di questa qualità di progetto, purtroppo la cosa avrà un valore paragonabile agli omaggi allegati alle riviste in edicola .
    No money, no party 🙂

  2. Io detengo un trivialissimo monitor lcd asus 22″, ma ti assicuro che il verde fiacco non grassetto su fondo blu scuro, non solo! non tonifica l’umore del lettore secondo i canoni della cromoterapia, ma ti fa perdere le già poche diottrie rimaste.
    (Trad. Si vede na m*****a )

  3. Guarda… non capisco il tuo risentimento ma sarò chiaro una sola volta…io credo di non essere mai stato supponente o arrogante o quant’altro, quindi ti prego…se non ti sta bene qualcosa sui contenuti del blog beh …magari in modo educato se ne può parlare, se riguarda la grafica è un’altro discorso…non credo stia a te decidere sulla qualità grafica del blog di un altra persona.
    Probabilmente sarai abituato sul tuo ad una grafica migliore ma a me non interessa.
    Comunque, e qui concludo, usa ancora una volta un termine maleducato e con sommo dispiacere sarò costretto a moderare i tuoi commenti.
    Ciao Giacomo
    PS
    Merda si scrive con un paio di lettere in meno

  4. Mi dispiace davvero che tu l’abbia preso in questo modo: se mi hai frainteso talmente, sicuramente è, almeno in parte colpa, mia. Me ne scuso quindi.
    Allora, con ordine :
    1) a commento del tuo intervento, che avevo trovato interessante, come molti altri sul tuo sito, mi sono permesso di esprimere il mio punto di vista, secondo la mia esperienza, eseguendo un sommario riassunto, spero non troppo cinico, del repertorio umano e di situazioni che incontro, da molto tempo, nel settore.
    Speravo di evidenziare i problemi, più che altro.
    Ho riassunto brutalmente, ma , speravo, in modo efficace, e sopratutto, costruttivo.
    In nessun modo mi sarei permesso di inserirti in alcuna delle categorie citate, anche se ti avessi conosciuto, cosa ovviamente nemmeno sussiste.

    2) dopo aver riletto l’intervento, per scrupolo, vedevo che le lettere su sfondo scuro si leggevano malissimo. Tant’e’ che stavo scrivendo un commento ulteriore ( aridanghe ) dando indicazioni sul browser che uso ( ff 3.0.11 ) sul colori visualizzati da qui ( adesso il testo e’ più leggibile , sia stato corretto o un problema di css non so, non sono un esperto ). Sempre cordialmente e scherzandoci sopra il minimo, credevo, sempre lnei llimiti .
    Infatti gli asterischi su m°°°°°a ce li avevo messi io , non il sistema 🙂

    Concludendo ! Se il mio tono che, forse solo io, credevo palesemente leggero ti ha offeso, chiedo venia , ma , davvero, adesso, sono OT e mi taccio.
    Cordiali saluti. Paolo.

  5. Davvero, più che il riserbo potè ‘l disagio. Ti mando i link di quello che si vede da qui: definitely, devi dare una registrata ai css, temo.Cambiano i colori dalla pagina in cui scrivi a quella che leggi soltanto .

    Cordialmente.
    Ah! a riguardo della merda, verissimo! Solo che io avevo scritto minchia 🙂

  6. Tranquillo, tranquillo sono io che non ho fatto gli onori di casa… 😉 benvenuto su Luxemozione, e spero di rivederti da queste parti.
    Per i colori è una cosa che devo sistemare…nel weekend con calma (visto che ho notato ora che è saltata anche un’altra cosa nel CSS).
    Grazie per la segnalazione
    Ciao ciao

  7. Giacomo,
    sempre complimenti per le tue proposte, soprattutto per le tue personali riflessioni incluse.
    Personalmente, nel leggere i tuoi post, apprezzo innanzitutto la tua voglia e capacità di metterti in gioco, di metterti in discussione.
    Condivido pienamente anche se (certamente non hai bisogno che te lo dica io) occorrerebbe lavorarci molto perchè l’idea proposta possa realisticamante trovare riscontro sul mercato e, quindi, applicazione.
    Personalmente rifiuto committenza che non comprenda almeno il senso dei progetti illuminotecnici proposti.
    Un unico personale disaccordo: nel post scrivi: “uno dei fattori che maggiormente concorre alla riuscita di un’opera”; avrei omesso quel “maggiormente”.
    Ciao
    P.S.: sicuramente il backgrouncolor scuro è una scelta positiva (minor consumo) ma con il foregrouncolor (testo) grigio ho grosse difficoltà nella lettura (anchio portatile vecchio Asus impolverato)
    😉

  8. Ciao e benvenuto su Luxemozione. Grazie per le tuo considerazioni…. 😀
    Ritornando alla questione dei colori 😉 avete ragione…è da mesi che devo mettere a posto la parte dei comment che non mi piace.
    Vi prometto che in occasione del compleanno del blog (dopodomani) finalmente spero di sistemare tutto.
    Non sembra ma ottimizzare al meglio un layout non è per niente semplice…ma pian piano vedrete 🙂
    A presto!

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