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Professione lighting designer

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Circa un annetto fa, non so se ricordate (io me ne ero quasi dimenticato), pubblicai una news che riportava dell’iniziativa di un gruppo di (giovani) lighting designer che, raccolte le forze, si erano presi la briga di organizzare un sondaggio, Shine a Light on Lighting Design, volto a raccontare della penosa situazione dei giovani professionisti della luce in Italia.

Ne avevamo già parlato su Luxemozione tuttavia, per i meno avvezzi alla materia, vorrei chiarire che professionista  della luce è, per sommi capi, un professionista (e qua vi rimando alla dizione da wikipedia) che, forte di una preparazione in materia illuminotecnica coi fiocchi, accumulata facendosi il culo sui libri di testo e seguendo corsi di formazione (la parte teorica) e nei cantieri (la parte pratica) e naturalmente carico di una forte passione e sensibilità per la materia, ha deciso di fare della progettazione illuminotecnica il proprio ambito applicativo. Insomma guadagnarsi la pagnotta con la progettazione della luce.

Per maggior chiarezza vi rimando alla dichiarazione ADOTTATA e PROCLAMATA nel 2007 durante la Convention mondiale dedicata ai Lighting Designer, che potete trovare  pubblicata sul sito di   PLDA   dove si specificano i termini della professione di designer di illuminazione  architettonica, meglio noto come Lighting desinger (per maggiori  specifiche date un occhio al commento di Roberto Corradini più sotto).

Insomma un ambito progettuale in cui di certo NON ci si può improvvisare.

Sicuramente, non fanno parte di questa categoria ne’ le aziende che producono ne’ gli installatori che installano e nemmeno i distributori di materiale per l’illuminazione. Insomma ad ognuno la sua, mi pare evidente che in Italia (molto di più che all’estero) si tende a banalizzare le cose e a fare una gran confusione (spesso fomentata da notizie raffazzonate in qualche maniera e  mal riportate) tra le diverse categorie che, seppur sovrapposte nel processo complessivo dell’indotto illuminotecnico, giocano (o dovrebbero giocare) ruoli molto differenti.

Insomma, come se nel settore edile si confondesse l’architetto (che progetta) con l’Azienda che produce il cemento o le piastrelle e il muratore che “installa”.

Ma tornando a noi, che fine hanno fatto i ragazzi di Shine a Light on Lighting Design con gli esiti del sondaggio? Ce lo chiedavamo proprio ieri nel gruppo di Facebook Italian Lighting Designer Promotion Group. Guarda caso giusto oggi ho ricevuto la mail di Chiara Carucci, portavoce del gruppo, con un comunicato che riporta quanto segue:

Ricapitolando,  “Shine a Light on Lighting Design” è un sondaggio anonimo, realizzato dal mese di ottobre al mese di novembre 2012, con l’obiettivo di monitorare e comprendere la situazione professionale dei progettisti di illuminazione in Italia. Il sondaggio, con ampia soddisfazione, si è concluso il 25 novembre 2012, dopo sei settimane di attività.

Lo studio al fine di convalidare su base scientifica la ricerca è stato completato con successo nel mese di luglio 2013. I dati così ottenuti saranno pubblicati e divulgati nel corso di due convegni:

LUX EUROPA 2013 12th European Lighting Conference, Cracovia, dal 17 al 19 Ottobre 2013, “The lighting design in Italy – state of the art and prospects of the profession and the young professionals”, durante la sessione pomeridiana del 17 Ottobre 2013.

Professional Lighting Designer Convention, PLD-C, Copenhagen dal 30 Ottobre al 2 Novembre 2013, con il poster elettronico “Shine a Light on Lighting Design! …an open source tool”.

Nella prestigiosa sede di Lux Europa sarà illustrata la situazione dei giovani progettisti italiani – dati relativi alle risposte considerate valide con età inferiore ai 40 anni – in relazione allo stato dell’arte della professione nel nostro Paese.

Il poster che sarà presentato alla PLD-C illustrerà la struttura del sondaggio come uno strumento open source, auspicando di poter lavorare insieme a giovani colleghi di altre nazionalità in futuro e di avere una visione più ampia della nostra professione.

L’obiettivo dei membri del gruppo di studio resta infatti quello di contribuire in parte al riconoscimento della professione del lighting designer indipendente e alla divulgazione della cultura della luce.

Naturalmente appena sarà data disponibilità verranno pubblicati pure qua, su Luxemozione.

La foto inserita ad inizio articolo rappresenta il magnifico progetto realizzato da Pfarrè lighting per la metropolitana di Amburgo Afen City, premiato da IALD come miglior progetto 2012. a ricordare che il lighting designer può fare la differenza.

A presto dunque!

Giacomo
Giacomohttp://www.rossilighting.it
Giacomo Rossi, architetto e lighting designer free lance, fondatore di Luxemozione.com. Dopo anni di attività nella progettazione della luce, fonda assieme ad altri colleghi LDT-Lighting Design Team , studio multidisciplinare di progettazione della luce. Alla progettazione affianca l'attività come docente presso il Politecnico di Milano e altre importanti scuole di architettura e design. tra cui IED Istituto Europeo di Design. E' inoltre autore di articoli su riviste del settore illuminotecnico. Dal 2014 è membro del Consiglio Direttivo di Apil-associazione dei professionisti dell'illuminazione.

4 Commenti

  1. Hai perfettamente ragione, Giacomo, il lighting designer fa la differenza, perchè è un libero professionista, è qualificato, preparato e, soprattutto, è indipendente!
    Ossia, sottoscrive un Codice Etico che esclude il ricevere commissioni o percentuali legate alla fornitura di corpi illuminanti relativi al progetto di luce.
    PLDA richiede che i suoi membri lo adottino e sottoscrivano. Ne troverai una copia qui: oppure, in italiano, nel mio sito, http://bit.ly/17ZBAcv.

    Questo è il senso della Dichiarazione Ufficiale che, e per questo ti chiedo di rettificare il testo, NON è stata pubblicata da PLDA, ma è stata ADOTTATA e PROCLAMATA nella prima Convention mondiale dedicata ai Lighting Designer.

    Dove (io c’ero!) erano presenti le associazioni professionali più importanti a livello mondiale e locale: IALD, PLDA, APDI, ACE, etc. C’erano anche rappresentanti APIL ed AIDI, tra l’altro, oltre ad associazioni cinesi, nordeuroppe, sudamericane, etc.

    Ribadisco, quel documento è stato adottato come base a livello mondiale. Le nuove associazioni cinesi, filippine, tailandesi hanno ripreso gli articoli come base dei loro statuti.

    Spero, un giorno, si possa fare anche qui da noi.
    Forse una piccola fiammella si sta accendendo!

  2. In italia la vedo un po’ dura, perché alcune associazioni sono inciuciate con le aziende. L’apil potrebbe adottare la dichiarazione mondiale, ma dovrebbe disassociare alcuni dei soci che non rientrano appieno in quanto dichiarato. E visto che gli iscritti sono pochi e ne hanno bisogno per stare in piedi e avere senso d’esistere, non credo che ciò avvenga.

    • Ciao Romano, si, senza entrare troppo nel merito di Apil di cui ne’ tu ne’ io facciamo parte. di fatto io non so cosa bolle in pentola, ma visto il nuovo impegno che si è presa con la L3 2013 e visto il codice di condotta che vi allego qua: http://goo.gl/Tm9JUQ (trovato in rete, spero sia l’ultima versione) magari esiste una minima l’intenzione di rivedere la composizione dei soci.
      Tra l’altro sul sito è stata eliminata (o almeno io non lo vedo) la lista degli associati.
      Spero qualcuno di Apil intervenga a confermare o confutare quanto scritto…

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