È parecchio che non scrivevo qua su Luxemozione-blog, il motivo è semplice, mi sono dedicato a costruire il profilo Instagram di Luxemozione, che trovate qua, e che se volete potete seguire, naturalmente il format è diverso, più contemporaneo e consente di condividere idee e spunti in modo immediato, soprattutto attraverso le stories, che sto usando moltissimo.
[immagine in header courtesy Nasa.org]
In particolare negli ultimi mesi mi sono dedicato molto ad una delle tante tematiche calde del nostro settore, che è la questione dell’Inquinamento luminoso, concetto che negli anni si è evoluto in modo trasversale, abbracciando diverse tematiche ambientali e di benessere che non possono esser trascurate in una progettazione della luce contemporanea.
Il termine Inquinamento luminoso – Light Pollution in ambito internazionale – ha preso piede in Italia già prima della pubblicazione delle norme regionali sul tema di fine anni ’90 del 900 – tra le prime furono quella del Veneto e della Lombardia che suscitarono parecchio scalpore. La definizione riguardava esclusivamente il rispetto della volta celeste ed era volta al controllo parte emissiva della luce artificiale “sopra i 90°. Queste hanno portato, non senza difficoltà, ad una vera rivoluzione anche nel design di apparecchi d’illuminazione. Dal punto di vista della progettazione della luce, l’attuale panorama normativo italiano è ancora a gestione regionale ed è spesso molto datato (in alcuni casi addirittura 10-20 anni) e poco chiaro, tanto da render spesso le direttive inattuabili o di difficile interpretazione.
Non mi dilungo oltre sulla storia della normazione dell’Inquinamento luminoso, vi rimando per l’Iltalia al sito di Cielo Buio che raccoglie tutte le norme sul tema, dalla notte dei tempi ad oggi.
Inquinamento luminoso 2.0
La definizione si poi è evoluta e negli ultimi anni, quando si parla di Light Pollution , non ci si riferisce più alla sola parte di luce che “inquina” la volta celeste, ma ci si riferisce un più generale concetto di rispetto verso:
- la volta celeste
- l’habitat naturale (flora e fauna)
- salute e benessere dell’uomo.
Che può esser sintetizzato in un concetto ancora più semplice: buona progettazione della luce (ovvero chiamate un lighting designer!)
Questo rinnovato approccio mi piace chiamarlo light pollution 2.0. L’amica e collega Chiara Carucci (fondatrice di Noctua) ,ne ha recentemente parlato durante una puntata di Geo su Rai3 che trovate qua sotto nel video su youtube.
Al momento l’unico paese in Europa che ha recepito le direttive EU sul della biodiversità di cui parla Chiara è la Francia https://www.ecologie.gouv.fr/politiques-publiques/strategie-nationale-biodiversite-2030
E sempre la Francia ha una norma di riferimento nazionale decisamente meglio strutturata delle nostre in italia:
Obtrusive Light
Ci aiuta a capire meglio questo “nuovo” approccio la definizione di Otrusive Light ovvero la luce “intrusiva” indesiderata che può potenzialmente portare a situazioni critiche quali: abbagliamento, sovra-illuminazione e luce fuori controllo in generale verso la volta celeste, ma anche verso gli spazi naturali che dovrebbero rimanere al buio, o altre aree private (giardini e abitazioni) che non dovrebbero esser illuminate dall’illuminazione pubblica.
Le normative tecniche del nostro settore negli anni hanno introdotto dei parametri di controllo proprio sulla Obtrusive Light in esterno, che però ad oggi quasi nessuno considera in fase di progettazione. Forse a causa di una procedura di controllo efficace su questi aspetti da effettuare post realizzazione.
Le norme sulla “luce intrusiva“
Alcune norme che definiscono i riferimenti per il controllo della luce indesiderata sono:
- CIE 150:2017 Guide on the Limitation of the Effects of Obtrusive Light from Outdoor Lighting Installations 2nd edition
- UNI-EN 124654-2 2014 norma di riferimento per l’illuminazione dei luoghi di lavoro in esterno
- EN 12193:2018 Light and lighting – Sports lighting
- UNI 10819 Impianti di illuminazione esterna – grandezze illuminotecniche e procedure di calcolo per la valutazione della dispersione verso l’alto del flusso luminoso
Non entro al momento in merito delle singole norme che sono molto articolate e necessitano di una trattazione a parte.
Software di verifica
Per fortuna un po’ alla volta, forti di questo rinnovato slancio verso un approccio più “sostenibile” che fortunatamente stiamo vivendo oggi, alcune software house tra cui ad esempio Relux, stanno introducendo proprio la possibilità di verificare i diversi parametri di Obtrusive Light in riferimento alle varie normative nazionali ed internazionali in vigore, semplificando di fatto la vita ai progettisti.
Recentemente sto testando il modulo di Relux, che è a pagamento, ma che è proprio ben fatto. È da poco uscito dalla beta, quindi probabilmente alcuni aspetti sono da implementare o migliorare, ma come si spiega anche in questa lezione di presentazione qua sotto di Relux, sul modulo di Obtrusive Light, massima apertura ad implementazioni su suggerimento degli utenti finali.
Sicuramente il modulo di Relux merita di esser provato, personalmente ho in programma qualche approfondimento in merito, proprio qua sul blog e sugli altri canali di Luxemozione.
E voi cosa ne pensate? Ciao e a presto!