Oggi, vista l’ormai totale diffusione della tecnologia allo stato solido, è sempre più necessario comprendere a fondo le caratteristiche dei componenti che costituiscono un apparecchio d’illuminazione LED, tra questi, di primaria importanza è il sistema ottico utilizzato, da cui dipende la distribuzione fotometrica e l’efficacia del sistema. In questo articolo (il primo di una serie) vi parlerò dei sistemi ottici per LED comunemente utilizzati in ambito illuminotecnico, descrivendo caratteristiche, proprietà e criticità principali.
Per cominciare va fatta una premessa: il LED, inteso come singolo componente, quasi mai emette luce nella direzione e nella forma desiderata: in generale la distribuzione fotometrica di un LED privo di ottica secondaria è data da una cupoletta protettiva che funge da lente primaria e come protezione dei materiali che compongono la giunzione dagli agenti atmosferici, che ne provocherebbero l’ossidazione.

La distribuzione fotometrica data dall’ottica “primaria” o dal LED nudo può essere considerata, con buona approssimazione, di tipo “lambertiano”.

Per modificare la forma del solido fotmetrico è necessario utilizzare, in generale, un’ottica secondaria.
Per definizione le ottiche secondarie per l’illuminazione a LED servono a concentrare e convogliare la luce. In questo ambito tutta la parte di ingegnerizzazione e trasformazione ha avuto un rapidissimo sviluppo, anche per quanto riguarda i materiali per costruirle, ma le macro-famiglie in cui si dividono sono sostanzialmente due:
- LENTI soggette alla legge della rifrazione e di riflessione totale interna (TIR)

- RIFLETTORI soggetti alla legge della riflessione

Esistono anche sistemi ibridi che usano lenti e riflettori assieme e sistemi che utilizzano diaframmi apposti all’ottica secondaria, in grado di sagomare la luce.
Oggi però approfondiremo i sistemi più diffusi, utilizzati per modificare la distribuzione fotometrica di uno o più LED nudi. Le varianti sul tema saranno trattate in uno dei prossimi articoli.
La riflessione e rifrazione della luce
I sistemi secondari comunemente usati per modificare la forma della fotometria si basano su principi semplici di ottica: La riflessione e la rifrazione
La riflessione: è il fenomeno ottico per cui un raggio incidente su una superficie viene riflesso e l’angolo di riflessione è uguale a quello di incidenza, se la superficie è perfettamente speculare.

Il modo con cui la luce viene riflessa da una superficie dipende dalla finitura stessa della superficie, nell’immagine qua sotto sono sintetizzate alcuni comportamenti intermedi oltre quelli teorici (riflessione speculare e lambertiana)

Per ulteriori approfondimenti sulla riflessione rimando a:
La rifrazione: è il fenomeno ottico per cui un raggio di luce incidente su una superficie di un materiale trasparente, attraversa il mezzo deviando il suo percorso. La legge che regola la rifrazione attraverso un mezzo trasparente (vetro, acqua, ecc) è la legge di Snell.
Quando un raggio di luce passa dalla lente all’aria, finchè il raggio è perpendicolare alla superficie di uscita della lente, abbiamo una totale trasmissione: il raggio rimane invariato.
Un caso particolare si ha all’aumentare dell’angolo di incidenza (§i), l’angolo di rifrazione aumenta di conseguenza (§cr), fino ad arrivare al così detto angolo critico, condizione per cui il raggio viene riflesso all’interno del mezzo (nel nostro caso una lente) (§tr). L’angolo di rifrazione è strettamente legato all’indice di rifrazione (n) tipico del materiale (vedi tabella con il confronto tra i diversi materiali, allegata più sotto).
Un esempio di applicazione di questa proprietà si ha, ad esempio, con le fibre ottiche, in grado di condurre luce sfruttando l’angolo critico del materiale (ovvero la riflessione interna totale della luce nel materiale), che viene utilizzato per realizzare i condotti.
Questa è anche la base su cui si fonda il funzionamento delle lenti per LED più comuni in commercio denominate TIR (Total Internal Reflection)

Le Lenti
Come si diceva le lenti utilizzano principi di rifrazione e di riflessione totale interna TIR – Total Internal Reflection. Uno dei benefici che si hanno utilizzando una lente è la precisione con cui si riesce a controllare il fascio luminoso emesso.
Nella Figura “parti di lente” si può comprendere come la distribuzione del solido fotometrico e il rendimento del sistema può differire a seconda dei materiali e del trattamento superficiale della lente stessa.

Le lenti per LED sono realizzate con differenti materiali, i più comuni sono i seguenti:
- PMMA (polimetilmetacrilato) materiale molto malleabile nella trasformazione, si raggiungono trasmittanze fino al 92% il processo di ingiallimento nel tempo è molto lento. Si ha deterioramento dato dalle alte temperature.

- PC/APEC (policarbonato) è più resistente del PMMA agli urti ,ma si graffia più facilmente, è un materiale indicato per prodotti con indici di resistenza (IK) elevata. Il PC in generale è caratterizzato da una trasmissione della luce meno elevata, fino circa l’ 87%, dipendente comunque dallo spessore del materiale. Il processo di ingiallimento nel tempo è molto più veloce, dato sia dalla radiazione UV, che dall’ incremento di temperatura. Il costo del materiale è leggermente più elevato del PPMA.

- Il Silicone è resistente alle alte temperature, presenta una quasi totale assenza di ingiallimento nel tempo e non necessita di aiuti supplementari per applicazioni esterne (la lente può aumentare il Grado di Protezione ).
Per maggiori info sul Grado di Protezione ti consiglio:Grado di protezione per l’illuminazione…questo sconosciuto
Il tempo di trasformazione è dimezzato al confronto del PC e del PMMA, la trasmittanza è superiore al 90%. Può resistere a temperature oltre i 130°C. Il costo della materia prima è sensibilmente più elevato di PPMA e PC.

Nell’immagine qua sotto un test di resistenza UV e termico di lenti in diversi materiali Fonte Dow Corning
Ed infine una tabella riassuntiva con i diversi materiali a confronto (clicca sull’immagine per ingrandire)
I riflettori
I riflettori utilizzano il principio di riflessione, è importante notare che ad ogni rimbalzo del fascio di luce sulla superficie del riflettore si ha una perdita, perché il materiale su cui si riflette il fascio stesso ne assorbirà una parte. La distribuzione fotometrica risultante è data principalmente dalla geometria del riflettore e dal trattamento superficiale e dalla caratteristiche fisiche del materiale depositato all’interno del riflettore.

I riflettori per LED sono costruiti perlopiù in materiali termoplastici quali il PC (Policarbonato) o PCHT (Policarbonato High Temperature), che hanno bisogno di un passaggio di trasformazione in più chiamato metallizazione, in gradi di depositare lo strato riflettente sulla superficie di cui il riflettore stesso è costituito.

Le efficienze espresse da queste tipo di ottiche sono in partenza più basse rispetto a quelle offerte da una lente ed uno dei “problemi” che si possono riscontrare è il fatto che tutto il fascio emesso dal led che non riesce ad essere riflesso non è controllato.


temperatura di rammollimento Vicat.
Una nota importante sui materiali termoplastici è la temperatura di rammollimento Vicat. I materiali termoplastici, tra cui PMMA e PC, non hanno un punto di fusione preciso che definisce esattamente il passaggio dallo stato solido a quello liquido, si tratta piuttosto di un rammollimento graduale al crescere della temperatura, per questo motivo è stato introdotto al posto della temperatura di fusione un valore di temperatura di rammollimento dei materiali denominato Vicat che consiste nel provare un campione del materiale termoplastico sollecitandolo a carichi di flessione.


Ne deriva che, in fase di ingegnerizzazione, bisogna sempre partire dalla scelta del led, e di conseguenza della temperatura di funzionamento del componente: la temperatura di giunzione/lavoro del led è un elemento importantissimo, non solo perché strettamente legato all’emissione della luce, ma perché da questa deriva anche la scelta dell’ottica e della sua costruzione.
Perchè usare dunque una lente anzichè un riflettore?
Non è possibile affermare a priori quale tipologia sia migliore rispetto alle altre in quanto la valutazione deve essere fatta in base all’applicazione e in base alla sorgente utilizzata.
Le lenti ed i riflettori vengono prodotti, oggi, sia per il power e mid power LED, che per i COB LED, dunque la scelta dell’ottica è determinata solo in parte dalla tipologia del LED.
Una lente per COB presenta delle complicazioni a livello progettuale, che invece sono facilmente risolte con un riflettore, più economico e leggero di una lente. Quest’ultimo problema è facilmente risolvibile utilizzando materiali diversi dai comuni PC e PMMA, tra cui il silicone, materiale ancora giovane in questa tipologia di applicazione, ma che ha un discreto successo grazie alla semplicità di trasformazione con spessori e diametri elevati.
La parte emissiva uscente da un riflettore, come già accennavo più sopra, è composto da due flussi, il così detto flusso diretto emesso direttamente dal led e che non viene controllato dalle pareti del riflettore, generando un alone e una parte limitata del flusso luminoso che incide sulle pareti del riflettore che assume la forma desiderata.

A parità di dimensioni con una lente si riesce a controllare quasi l’intero flusso e quindi, in generale i sistemi dotati di ottica con lente TIR sono più precisi rispetto ad analoghi con riflettore, soprattutto in presenza di emissioni fotometriche con angoli molto stretti (narrow beam).
In conclusione, dunque, quando si sceglie un’ottica bisogna sempre comprendere quali sono le esigenze di progetto, così da poter effettuare la scelta più congrua in grado di mediare tutte le problematiche che un progetto propone nella sua totalità.
Il problema dell’usare le lenti piano convesse con i led di potenza, dai 10W in su, è dovuto al fatto che sull’esterno del fascio di luce rimane sempre un alone giallo brunastro che è molto poco estetico, mentre con le lenti concave convesse abbiamo la scomparsa dell’alone ma una enorme diffusione della luce che non ci fa sfruttare appieno le potenzialità di concentrazione della piano convessa. si potrebbe ibridizzare il tutto in modo da sfruttare la piano convessa e riflettere l’alone?
Buongiorno Sig. Pino,
il mio parere è che la lente che usa ha qualcosa che non va.
Può contattarmi in privato se lo desidera.
Buona giornata
Buongiorno Sig. Mauro , vorrei contattarla , perchè sono alla ricerca di ottiche 7°/24°/45° ed elittiche per costruire dei sagomatori da installare nei musei ,
proiettori da 20/25w LED
Grazie
Paolo de Marco
[email protected]
Buon giorno sig. Mauro
Vorrei contattarla per risolvere un problema di ottica su lampade lineari
di un nostro nuovo progetto
Grazie
Trovo questo articolo molto interessante. Mi sto approcciando per la prima volta alla progettazione di una lampada che conterrà due led (creed XHP70 e XML2) che sarà utilizzata in grotta. Sto valutando la scelta della giusta soluzione (lente VS riflettore) e grazie a questo articolo ho compreso molto di più sulle differenze. Siccome sono ancora in fase di progettazione e uso solidworks, mi saprebbe indicare un buon software (possibilmente free – so bene che è una richiesta quasi folle) che mi permetta di calcolare il raytracing dei led rispetto alle lenti/riflettori da me creati?
Buongiorno Mauro,
vorrei valutare la possibilità di realizzare delle lenti per i riflettori a induzione magnetica per aumentarne il flusso luminoso da altezze superiori a 8 mt.
Il produttore dei riflettori a induzione è italiano e disponibile ad una collaborazione.
grazie
Salve,ma di inquinamento dei led nessuno ne parla .. io ho avuto una brutta esperienza con dei fornitori di led, inquanto il led perdeva luce .. lei che ne pensa ? A cosa può essere dovuto ? Grazie
Buon giorno,
Io ho il problema opposto a quello trattato, vorrei sapere se un riflettore, può essere utilizzato per veicolare e concentrare la luce solare su un fotodiodo