HomeLIGHTING DESIGNNuova luce per la Pinacoteca Nazionale di Cagliari e le mura spagnole.

Nuova luce per la Pinacoteca Nazionale di Cagliari e le mura spagnole.

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All’interno della Cittadella dei Musei e sulla preesistente struttura del Regio Arsenale, ci addentriamo in un tour virtuale nella Pinacoteca Nazionale di Cagliari: risplendono di neo fasto i dettagli delle raccolte di grande rilevanza storico-artistica, quali spiccano i meravigliosi retabli, pale d’altare di tradizione ispanica, realizzati dal Maestro di Castelsardo, dalla bottega cagliaritana di Pietro Cavaro e da pittori catalani.
L’edificio si snoda su tre livelli intorno alle mura spagnole ed espone dipinti che spaziano dal XIV al XX secolo, opere di artisti sardi e di scuole genovese, napoletana e romana.

[Immagine in header, foto d’insieme dell’area retabli con in primo piano il  retablo di Sant’Eligio (447 x 333 cm), cortesia © Stefano Ferrando, Studio Vetroblu]

Immaginiamo di aver preso il primo volo per la Sardegna, raggiungere la splendida Cagliari e poter così accedere al piano superiore dell’edificio della Pinacoteca.

La struttura, opera degli architetti Gazzola e Cecchini, venne inaugurata nel 1979 ma, a partire dal 1986, si è provveduto ad adeguarla alle norme di agibilità e di sicurezza, sino all’inaugurazione avvenuta nel 1992 con l’allestimento a cura dell’architetto Romano Antico. 

I primi retabli, che seguono una sorta di disposizione a raggiera, sono espressione della cultura tardogotica catalana unita al fiamminghismo tipico di quell’area spagnola (XV – primi XVI secolo). I dipinti del XVI secolo riflettono invece una cultura dell’arte isolana attenta alla produzione rinascimentale e manierista italiana, pur sempre in una linea di continuità con la tradizione fiammingo – catalana, le cui maggiori e più alte espressioni provengono dalla bottega stampacina dei Cavaro.

Nel biennio 2019-2020 l’architetto e lighting designer Michele Schintu di Studio Essequadro|p di Cagliari per la committenza MIBACT – Segretario Regionale per la Sardegna – , ha progettato e completato l’intervento per la nuova illuminazione non solo delle opere esposte bensì anche del contesto in cui sono inserite.

Vista sulle tavole di Pietro e Michele Cavaro, in fondo il retablo di Bonaria di Michele Cavaro, cortesia © Stefano Ferrando, Studio Vetroblu

In primo piano fotografico al retablo del ‘Presepio’, adornato da foglie d’oro, si apre così l’intervista che gentilmente ci concede il collega Michele Schintu.

Sulla sinistra in primo piano il retablo del Presepio di fine XV secolo,
particolarmente arduo da illuminare per la notevole presenza di foglia oro (275 x 271 cm) e sul fondo il retablo di Bonaria con la sua splendida cornice gotica, esaltata dalla luce, cortesia © Stefano Ferrando, Studio Vetroblu

Ora che siamo accolti virtualmente da questo silenzio sacrale, desideriamo carpire la genesi della progettazione dello spazio in ogni sua riflessione, scelta e configurazione, iniziando con la descrizione delle sfide da risolvere. Vuoi raccontarcelo?

“La nuova illuminazione per i retabli e le tavole hanno richiesto diversi mesi di studio, per superare le problematiche quali le grandi dimensioni delle opere (in certi casi superiori ai 4 metri di altezza e 3 metri di larghezza), la distanza ridotta per l’installazione dei corpi illuminanti e il forte contrasto dei toni delle pareti con i dipinti presenti sulle stesse. Ultimo, non per importanza, donare una buona armonia tra contesto e arte.”

In che modo, partendo dai retabli, hai ottenuto questo equilibrio?

“Si è puntato a migliorarne la percezione visiva mediante una corretta uniformità dell’illuminamento, una nuova colorazione delle pareti (con l’uso di un colorimetro) e dei fondali dei retabli (da bianchi a neri), utilizzando apparecchi (in alcuni casi inclinati di 7°, in altri a radenza dell’opera) e schermi customizzati e adottando un sistema di gestione DALI operante con sistema Bluetooth®.”

Quali sono le caratteristiche degli apparecchi illuminanti? Sono state ideate soluzioni specifiche per quest’applicazione?

Il progetto prevede l’installazione di 88 apparecchi a LED (per la maggior parte su binario a terra e anche a soffitto, con finitura esterna nera, e con distanza minima dalle superfici verticali di 50cm) con tre ottiche differenti a seconda del posizionamento delle opere e della loro dimensione. Per assicurare un’alta resa dei colori delle opere, i corpi illuminanti sono caratterizzati da un indice di resa cromatica CRI (Color Rendering Index) pari a 95 ed una temperatura correlata di colore di 3000K per esaltare al meglio la totalità dei retabli, in particolar modo per la presenza della foglia d’oro. Ad esempio, per la predella di N.S. di Valverde che è stata illuminata dall’alto per motivi morfologici dell’opera stessa, sono stati adottati prodotti miniaturizzati con ottica flood beam.

Vista sulle tavole a sinistra della metà del XVI secolo e in fondo incorniciate le due Madonne del XVI secolo, cortesia © Stefano Ferrando, Studio Vetroblu

      Vista sul retablo dell’Annunciazione di Joan Mates del 1410 ca. (261×238 cm),  
     cortesia © Stefano Ferrando, Studio Vetroblu

     Retablo di Sant’Eligio visto in proporzione con una persona, si nota la notevole   
     dimensione dell’opera (447 x 333 cm), cortesia © Stefano Ferrando, Studio
     Vetroblu

Sulla sinistra il retablo di Manca di Villahermosa degli inizi del XVI sec (220 x 181 cm) e il retablo della Porziuncola post 1492 (389 x 272 cm), cortesia © Stefano Ferrando, Studio Vetroblu


La Pinacoteca venne ricavata nello spazio formato ad ovest e a nord dalle mura sabaude – progettate da Rocco Capellino ed ampliate da Giorgio e Jacopo Palearo nel XVI secolo – ed incorpora le mura spagnole e gli intradossi delle volte delle gallerie sotterranee scavate nella roccia, elementi architettonici venuti alla luce durante la campagna di scavi del 1966.

Accompagnati virtualmente dal lighting designer cagliaritano e grazie all’immaginazione che percorre per noi il museo e le stesse antiche mura dall’alto verso il basso, raggiungiamo ora l’estradosso della cannoniera.

     Particolare delle mura spagnole. Con la luce si sono messi in evidenza i pieni e 
     i vuoti presenti e l’estradosso della volta a botte della cannoniera, cortesia      
    © Stefano Ferrando, Studio Vetroblu

Antiche mura. Per questo spazio, invece, quali sono state le tecnologie utilizzate? Come sono state collocate?

Per la nuova illuminazione delle mura spagnole si è pensato ad un sistema di
9 proiettori da esterno con temperatura di colore pari a 3000K e con due differenti ottiche 30° e 40° così da mettere in risalto determinate aree delle mura, con semi radenze e radenze, creando un contrasto di luce e ombre che prima mancava: tutta l’area era illuminata in modo omogeneo e piatto con due proiettori da 12000 lm ognuno.  La posizione degli apparecchi è stata studiata così da celarne la vista ai visitatori; in quest’area si è operato in modo da favorire una lettura tri-dimensionale  dell’ambiente, che prima mancava totalmente.

Le mura spagnole progettate da Rocco Capellino (XVI secolo) con in evidenza in primo piano dell’estradosso di una delle due cannoniere del Regio Arsenale, cortesia © Stefano Ferrando, Studio Vetroblu

Ultime curiosità per cogliere l’interezza di questo intervento. Ci descrivi brevemente la situazione ante operam?

La Pinacoteca presentava proiettori posti su binari installati sia a terra che a soffitto con temperature di colore oscillanti tra i 4000K e i 5000K e Indice di Resa Cromatica inadeguato a valorizzare le opere.

Gli illuminamenti delle opere (fino a 700lux) risultavano non conformi alle prescrizioni definite della normativa in materia di conservazione dei beni culturali (UNI CEN/ TS 16163:2014),  anche a causa di ottiche non idonee, sorgenti troppo ravvicinate ai dipinti e la totale assenza di un sistema di controllo dell’intensità luminosa dei corpi illuminati, che invece è essenziale a definire in modo accurato i livelli di illuminamento e le accensioni programmate delle scenografie d’illuminazione in uno spazio espositivo.
Le strip LED inserite nelle balaustre e nei “cielini” e gli espositori verticali dedicati al sostegno dei retabli, generavano alcune situazione critiche causate dalle ombre portate e abbagliamento diretto all’osservatore. Inoltre altri problemi legati alla lettura dell’opera erano causati da una finitura non adeguata dello sfondo contro il quale viene osservato l’oggetto in esposizione.

Ante e post Crocifissione retablo di Bonaria (Michele Cavaro). In questo confronto si può notare come è stato realizzato un vero e proprio restauro percettivo delle opere, immagine © essequadro|p

   La vecchia illuminazione e il vecchio colore delle pareti dell’area retabli della
   Pinacoteca Nazionale di Cagliari. Confronto prima e dopo, immagine
  © essequadro|p

Credits:

Pinacoteca Nazionale di Cagliari “su concessione del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo – Direzione Regionale Musei Sardegna”.

Lighting design:  Arch. Michele Schintu – lighting designer  studio essequadro | p ingegneria architettura

Marco Nozza
Marco Nozza
Marco Nozza, è un lighting designer freelance. Nel 2018 ha frequentato presso lo IED a Milano il corso di specializzazione in ‘Lighting Design’. Collabora occasionalmente con AstroLight Studio che si occupa di efficientamento energetico, illuminazione architetturale e pianificazione illuminotecnica. Membro dal 2020 di Astronove Milano, la quale promuove la cultura di progetto con azioni di inclusione sociale attraverso le arti visive e il design.

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