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Intervista ad Anonima Luci: tra design, laser, arte e musica elettronica.

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Negli ultimi anni Luxemozione si è trasformato da blog dedito alla divulgazione della cultura della luce, a qualcosa di più trasversale. Insomma citando un recente articolo di Riccardo Scandellari: Il Blog, sebbene datato, rimane un elemento importante, ma dal 2007 ad oggi le cose sono un po’ cambiate, soprattutto dopo l’introduzione dei social network come li intendiamo oggi.

[Immagine in header installazione “Light Please!” cortesia Anonima Luci]

E così Luxemozione si è trasformato in una sorta di spazio di condivisione multipiattaforma che spazia dal blog, al profilo Instagram, al gruppo su Facebook Italian Lighting Design Promotion Group, che amministro con alcuni colleghi e che di fatto rappresenta (almeno per me) una sorta di estensione di luxemozione.

Insomma Luxemozione è un’entità che si evolve assieme agli interessi personali, miei e dei vari collaboratori. Si può dire che al momento, personalmente, sto vivendo il mio periodo artistico. Un aspetto che si può vedere molto bene sul profilo Instagram di Luxemozione.

Dal punto di vista professionale  la parte artistico-installativa è rimasta un po’ bloccata sul nascere a causa della pandemia, ma ricordo con piacere la super esperienza romana di RGB Light Experience Festival, di cui ha scritto tempo fa Serena, proprio qua sul Luxemo-blog.

Durante il festival ho re-incontrato amici e colleghi che da tempo si dedicano a questa parte della luce. Personalmente ho particolare ammirazione per Anonima Luci (aka Stefania Kalogeropoulos e Alberto Saggia), la cui attività spazia dal product design al light art.

E proprio partendo da questa loro multidisciplinarità, traendo spunto dall’esperienza della loro ultima installazione No matter where you are,  che ho deciso intervistare Anonima Luci, con il prezioso aiuto di Marco Nozza, che da tempo scrive per questo blog e condivide con gli intervistati la  passione per l’innovazione e la ricerca sperimentale, che intrecciano appunto laser, suoni e tensioni elettriche con un approccio ingegneristico, muovendosi tra il lighting design in tutte le sue forme, dall’illuminazione tecnica, alle installazioni artistiche e al product design.

No matter where you are

Laser rubino e suono digitale: ‘No matter where you are’ è un’installazione site-specific all’interno della Loggia collocata all’esterno dell’Ex Centrale Elettrica Daste e Spalenga di Bergamo ideata da Anonima/Luci, che si è svolta lo scorso dicembre 2021. Marco non ha perso tempo, ed essendo l’opera a due passi da casa, si è subito precipitato incuriosito. Lo spazio era un continuo ridefinirsi, sempre in mutamento, con visioni puramente geometriche in sequenza.L’occhio le vedeva intrecciarsi, sovrapporsi e dissolversi in una continua transizione metaforica. C’è bisogno di approfondire un pò questa ricerca tra design, laser, arte e musica elettronica che traspare dal lavoro di Anonima luci, ci siamo detti.

Il suono è la voce della luce, ed è la musica a parlare

Questa lunga intro, dunque, per spiegare il presupposto e creare un po’ di suspance. Ecco dunque l’intervista ad Anonima Luci.

Luxemozione: la vostra attività spazia all’interno di diversi ambiti creativi: dal design di prodotto d’illuminazione e il lighting design, fino alla alla musica. In particolare ricordo che Stefania – aka Sister Effect – suona Electronic Dance Music (nello specifico drum ‘n bass). E proprio agganciandomi a questa vostra natura, volevo chiedervi quanto è importante per voi questa simbiosi tra luce e suono.

Stefania: la musica è sempre stata fondamentale nella mia vita fin da piccola, investendo ogni paghetta in cd singoli che andavano tanto di moda negli anni 90! A 18 anni ho iniziato a dedicarmi più seriamente alla musica, iniziando a muovere i primi passi come dj, imparando a suonare in vinile. E’ un processo che ti porta non solo a raffinare l’orecchio ma anche ad analizzare la struttura della musica e a prestare attenzione ad ogni singolo suono, a studiarla.

Ovviamente è sempre stato un hobby, portato avanti con la serietà e la dedizione di un lavoro, ma ho sempre considerato che il mio lavoro e il mio hobby sarebbero state due cose separate. Prima del covid era capitato di portare qualche installazione agli eventi musicali che organizzavo, per poi essere piano piano coinvolti anche da altri organizzatori, iniziando anche ad aggiungere dinamicità alle installazioni. In realtà abbiamo sempre pensato che in questi contesti funzionassero meglio in un’ottica scenografica statica, e che il loro dinamismo sarebbe stato espresso meglio legandolo ad un tipo di suono più installativo, più vicino al sound design che alla musica da ballare. Il primo tentativo è stato fatto con un’opera di dimensioni ridotte, “Non c’è tempo!”, dove il suono è stato realizzato interamente da noi ed effettivamente abbiamo notato che l’abbinamento delle luci a livello grafico ai suoni specifico era molto potente, figuriamoci in un ambiente immersivo!

Nel frattempo ci era arrivata l’opportunità di lavorare alla nostra prima mostra personale, nello spazio BDC a Parma, che era programmata per Aprile 2020. Ovviamente l’arrivo della pandemia ha reso impossibile la realizzazione, per cui il progetto già sviluppato è stato congelato fino al momento in cui sarebbe stato possibile.

Nonostante tutti gli aspetti negativi legati a questo periodo di Covid, siamo comunque convinti che siano stati significativi per il nostro lavoro, avendo più tempo a disposizione abbiamo potuto sperimentare di più, elaborare concetti e formarci ulteriormente a livello tecnico.

La stessa cosa si è riflessa anche nel mio hobby: mi sono dovuta bloccare con gli eventi, che comunque mi tenevano impegnata costantemente, senza avere mai la possibilità di fermarmi e magari esplorare modi diversi di fruire la musica. In questi ultimi due anni infatti ho ampliato totalmente i generi musicali suonati, iniziando a fare anche dei set più legati all’ascolto, sperimentando anche in questo campo e iniziando anche una residenza radiofonica su Radio Raheem.

Questo contatto diretto con la scena musicale ha fatto si che potessimo incontrare diversi artisti e con alcuni di questi legare particolarmente, sia a livello di amicizia che artisticamente, ponendo così, in maniera del tutto naturale, le basi per interessanti collaborazioni e idee nuove.

Così è arrivata la prima proposta di collaborazione con la cantante e performer Nava, occupandoci della scenografia per una performance musicale di 12 minuti per l’Eurosonic Festival, che si sarebbe svolto online. Qui abbiamo potuto sperimentare l’interazione tra musica, laser e la figura performativa. Dove siamo però riusciti a raggiungere un livello ulteriore e più vicino a quella che è la nostra idea di utilizzo e di fruizione delle installazioni, è stato proprio a Parma, all’inaugurazione della nostra mostra.

Dopo quasi due anni in cui la mostra era quasi pronta, noi avevamo fatto dei passi avanti, eravamo cambiati…abbiamo perciò sentito la necessità di aggiungere un po’ di cose, tra cui un liveset pensato appositamente per il giorno dell’inaugurazione. Abbiamo coinvolto Katatonic Silentio, artista e sound designer con cui abbiamo un feeling particolare e con cui condividiamo momenti, lavorativi e di amicizia. E’ un’artista con una sensibilità molto particolare e una capacità di elaborare suoni e di strutturarli in una maniera tutta sua e molto identificativa.

Lì, abbiamo per la prima volta percepito la potenza di un intervento di questo tipo. Luce e suono erano la stessa cosa, l’installazione e lo spazio diventavano un sistema comunicante, molto forte a livello emotivo.

Per la chiusura della mostra invece, abbiamo avuto l’opportunità di collaborare con C2C festival e l’artista torinese XIII, aggiungendo un altro step, quello della spazializzazione del suono. Per cui il suono si spostava su più speaker disposti nello spazio (e la luce di conseguenza), rendendo l’esperienza audiovisiva ancora più immersiva.

Le ultime installazioni che abbiamo realizzato sono sempre state in collaborazione con Katatonic Silentio, portando avanti passo passo sia la progettazione sonora che quella visiva. La prima è stata “No matter where you are” realizzata per Midi Motori Digitali nello spazio Daste di Bergamo e la seconda “Waves Orchestra” per Magma all’Ex-lavatoio di Cesenatico.

Quindi dopo tutte queste esperienze, premesse necessarie per rispondere alla tua domanda iniziale, siamo giunti alla conclusione che per noi “il suono è la voce della luce, ed è la musica a parlare”.

LX: Soffermandosi in particolar modo sulla vostra produzione artistica, si nota un diffuso utilizzo della tecnologia laser come mezzo d’espressione. Perché avete scelto principalmente questa tecnologia per i vostri progetti?

Anonima Luci: Cosa ci abbia spinto inizialmente a recuperare e usare dei laser non lo abbiamoancora identificato.

Facendo molta ricerca di sorgenti, materiali, ottiche, ecc.spesso capita di incuriosirci e di recuperare campioni da testare, per cui sicuramente in un momento di acquisti random abbiamo recuperato anche dei laser, che poi abbiamo testato, osservato e rimesso a posto.

Nel momento in cui ci è arrivata la richiesta di partecipare a una collettiva con la nostra primissima installazione (non avevamo mai realizzato nulla fino a quel momento), abbiamo pensato di esprimerci usando il laser.

Neuroscopia Installazione by Anonima Luci per evento musicale Neuroscopia. Macao, Milano

 Le considerazioni erano legate principalmente al fatto che volevamo usare la luce in maniera grafica evidente, volevamo utilizzare un numero elevato di sorgenti, e dovevamo quindi usare qualcosa di compatto ed economico.

Nei nostri lavori installativi raramente utilizziamo lampade commerciali finite, un po’ per abbattere i costi,  ma soprattutto per lavorare diversamente con le sorgenti. Recuperiamo quindi i componenti e costruiamo i nostri circuiti su misura.

Questo ci permette di posizionare i punti luce ovunque decidiamo, e quindi di ridisegnare lo spazio secondo la nostra idea. La concentrazione del fascio laser, permette di avere delle linee di luce nette e ben definite, strumenti grafici nello spazio con cui andiamo a comporre delle matrici geometriche che ci permettono grazie alla programmazione di lavorarci in diversi modi.

Chiaramente dal primo laser individuato ormai 4 anni fa ad oggi, ne abbiamo testati (e a volte anche bruciati) di infiniti tipi, potenze, e continuiamo costantemente a testare materiale, per raffinare il nostro lavoro, in base anche a quanto appreso con l’esperienza. Un altro aspetto molto importante nell’utilizzo del laser è quello strutturale.

Lavorando con sorgenti di piccole dimensioni e volendo disporle ovunque nello spazio, senza l’ausilio di strutture ingombranti, progettiamo anche le strutture di supporto, di modo che risultino più leggere possibile ed invisibili. Per cui abbiniamo spesso materiali presenti in commercio (staffe, listelli,ecc.) a supporti più elaborati che progettiamo, modelliamo e stampiamo in 3D, affinché soddisfino le funzioni necessarie e l’estetica desiderata.

Crediamo che tutto questo sia possibile grazie alla nostra preparazione e all’esperienza che abbiamo fatto come designer, inteso proprio come designer di prodotto (apparecchi di illuminazione nel nostro caso); mi spiego meglio: nello sviluppo dei prodotti, oltre naturalmente ad un’importante componente estetica che il prodotto deve possedere, ci sono anche tutta una serie di aspetti tecnico-funzionali che bisogna risolvere, affinchè il disegno del prodotto rimanga “pulito”, e parlo proprio dei meri dettagli di fissaggio dei vari componenti, che devono essere invisibili o più nascosti possibile, piuttosto che dei passaggi dei cavi, o anche solo la conoscenza di softwares di modellazione 3D con cui progettiamo e stampiamo appunto i vari supporti per i laser.

Sono queste, quindi, tutta una serie di competenze che ci aiutano nello sviluppo delle nostre installazioni, dove appunto la complessità dell’allestimento e di tutta la messa a punto è in parte superata grazie a soluzioni incontrate e sperimentate nel tempo e che fanno ora parte del nostro background.

LX:Rimanendo sempre nell’ambito artistico/installativo, come raccontavate prima, avete realizzato un’opera site-specific ‘Nava Project’ per l’ESNS – Eurosonic Festival a Groningen. Mi raccontate meglio come siete arrivati al lighting concept finale?

AL:Quando siamo stati contattati da Nava, il tempo era veramente pochissimo e leopzioni per trovare una location adeguata e accessibile abbastanza limitate.

L’obiettivo era di girare un video di 12 minuti circa, dove avrebbe performato tre sue tracce coreografate. Tra le opzioni di location abbiamo scelto di lavorare in uno spazio che ci è sempre piaciuto molto, l’hangar del centro culturale Macao. Avevamo lavorato in tutti gli spazi ad eccezione di questo. Macao aveva come sede questo edificio liberty che era nato come borsa del macello. L’hangar era praticamente il sottotetto di questo edificio ed era caratterizzato da queste arcate molto ampie, tutto in cemento grezzo.

Nei nostri progetti partiamo sempre da un’analisi architettonica dello spazio, accentuandone alcune caratteristiche, a volte sconvolgendole o “completandole”, ragionando ovviamente anche sulla modalità di interazione luce-spazio e sul rapporto luce-buio.

In questo caso volevamo accentuare il profilo degli archi e ricreare una gabbia virtuale all’interno dello spazio utilizzando dei laser verdi. Le varie arcate però suddividevano lo spazio in campate e abbiamo aggiunto quindi delle barre Led Rgb (nascoste dietro ad ogni arco) per avere una luce di fondo diffusa, con cui creare contrasti cromatici diversi e ulteriore movimento.

Lo step successivo è stato quello di analizzare le tre tracce nella loro struttura, per legare le diverse parti a specifiche scenografie e transizioni, interpretare il mood per scegliere colori e scenografie, e i suoni per definire il tipo di interazione, il tutto considerando anche la coreografia che veniva definita passo passo con la scenografia luminosa. Per l’ultima traccia abbiamo poi aggiunto dei laser rossi, (tenendo spenti quelli verdi), posizionandoli sul perimetro dell’ultima arcata e puntandoli al centro, per lavorare con le riprese concentrate di più in primo piano su Nava.

LX:Non solo Laser però, penso ad esempio alle vostre installazioni per RGB Festival di Roma nel 2019 intitolata Dal Tramonto all’Alba. Mi raccontate di più su questa esperienza?

AL:Nel 2019 avevamo fondato lo studio da pochi mesi, per cui il lavoro non era moltissimo, così parte delle nostre energie le avevamo investite in alcuni concorsi internazionali d’arte contemporanea, tra cui appunto RGB Light Festival, a Roma. Da un po’ di tempo ci girava nella testa l’idea di voler “rinchiudere” la luce propria dell’alba e del tramonto all’interno di uno spazio, permettendo alle persone di potersi immergere direttamente in quei fenomeni, senza più goderne solo da lontano, sul cielo all’orizzonte.

“DAL TRAMONTO ALL’ALBA” Installazione by Anonima Luci, realizzata per RGB Festival, Roma, 2019

Così, guardando il bando del concorso e dovendo selezionare una location per la nostra proposta artistica, ecco che subito il cortile della biblioteca comunale Goffredo Mameli ci è balzato all’occhio come spazio perfetto. Oltretutto, in quel cortile era già presente un impianto di illuminazione a cavi tesi sospeso sul cortile stesso, per cui per l’idea che avevamo in testa, il nostro intervento sarebbe stato molto economico, non dovendo neanche noleggiare o procurarsi altri apparecchi di illuminazione, come del resto hanno fatto gli altri artisti che hanno partecipato al festival. Tutto il resto è stata una logica conseguenza: è stato sufficiente applicare dei filtri con colori opportunamente scelti ai vetri degli apparecchi già presenti, così da illuminare l’intero cortile con gradiente di colori che appunto passava dal rosso al blu, attraverso tutti i colori del tramonto e alba. È stato un intervento tanto semplice quanto d’impatto, nel pieno rispetto della “missione” ecosostenibile e “pro-natura” del festival.

LX:Come ultima domanda, visto che siamo ad inizio anno, cosa porterà di bello questo 2022 per Anonima luci? Potete anticipare ai lettori di Luxemozione qualcosa sui vostri progetti futuri? (se possibile qualche anticipazione una vostra prossima installazione.)

AL:Questo periodo, caratterizzato sfortunatamente ancora dalla pandemia, rimane purtroppo ancora incerto, in particolar modo nel campo artistico: alcuni lavori sono stati annullati causa pandemia, appunto, altri spostati a data da destinarsi, per cui non riusciamo davvero a fare previsioni, nonostante ci siano diversi progetti importanti aperti. Sicuramente gli ultimi mesi del 2021, in cui siamo riusciti a fare qualche installazione, sono stati proficui, per cui siamo fiduciosi che con la bella stagione si sbloccheranno diversi progetti! Noi nel frattempo ci prepareremo!

Giacomo
Giacomohttp://www.rossilighting.it
Giacomo Rossi, architetto e lighting designer free lance, fondatore di Luxemozione.com. Dopo anni di attività nella progettazione della luce, fonda assieme ad altri colleghi LDT-Lighting Design Team , studio multidisciplinare di progettazione della luce. Alla progettazione affianca l'attività come docente presso il Politecnico di Milano e altre importanti scuole di architettura e design. tra cui IED Istituto Europeo di Design. E' inoltre autore di articoli su riviste del settore illuminotecnico. Dal 2014 è membro del Consiglio Direttivo di Apil-associazione dei professionisti dell'illuminazione.

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