Ebbene sì, Martin Lupton e Sharon Stammers di Light Collective e Katia Kolovea aka Archifos non sono solo virtuali, esistono davvero e li ho incontrati durante la serata di lancio dell’evento Collected Light in Cascina Cuccagna a Milano. È stata l’occasione per vedersi, stringersi la mano e condividere sorrisi ed emozioni.
[foto in header Her Warm Reflection installazione L.West ph. courtesy Gavriil Papadiotis & Christine Iakovidou]
Il 12 aprile scorso è stata la serata di lancio in Italia di questa mostra, Collected Light, inaugurata lo scorso autunno a Londra, che vede raccolte opere di light Art realizzate da artiste donne. Sbarcata a Milano, durante la Milano Art Week, in un’edizione arricchita anche da nuove opere.
COLLECTED LGHT 12 APRILE 2023
La mostra, curata da Sharon Stammers e Martin Lupton di Light Collective e supportata da Formalighting e Women in Lighting, comprende sette opere realizzate da sette artiste internazionali: Kate McMillan (UK/ AU), Karolina Halatek (PL), Jacqueline Hen (DE), Tamar Frank (NL), Chila Kumari Burman Singh (UK), Liz West (UK) e Kate Hush (USA). 3 serate dal 12 al 14 aprile, hanno visto la presenza di 3 delle 7 light artist in persona, dando ancor maggior valore all’iniziativa.
Le opere sono state allestite all’interno degli spazi di Cascina Cuccagna a Milano, location davvero ideale per accogliere opere così diverse e ricche di colore.
La mostra Collected Light è supportata dal progetto Women in Lighting, fondato nel 2019 da Light Collective , ha come obiettivo primario di sensibilizzare sul tema della diseguaglianza di genere nei settori della luce. WIL è una community internazionale, ogni paese è rappresentato localmente da un’ambasciatrice. In Italia il capitolo di Women in Lighting è gestito dalla collega ed amica Giorgia Brusemini di Ogni Casa è Illuminata.
La mostra segna l’inizio della creazione di una collezione permanente di opere prodotte esclusivamente da donne Light Artist. Dopo Londra e Milano la mostra si sposterà in altre città, arricchita con nuove opere di ulteriori artiste.
LE OPERE ESPOSTE
Ecco quindi nelle sale di Cascina Cuccagna alternarsi opere eterogenee che portano la luce agli occhi e all’anima.
La prima opera in cui sono incappata è stata quella dell’artista Kate Hus, A Wade in the River Rouge, 2023.
Il colore dell’opera inonda la stanza e invita a soffermarsi per leggere la spiegazione dell’artista: America, June 2022, (and elsewhere, earlier and future) the return of Wade and lost control. But in the inky red brine of the River Rouge, one can float from her natal shore to where the womb is unshackled, free to bear, or to restore. With her head above water and a steely soused gait, she will rid every Wade in the brew or on the banks. For a mother, for a daughter, for a sister; for a pilgrim in the field of a potter. For those who cannot ford the water. She is risen and has rejected the bridle.
Nella stanza successiva si cambia decisamente l’effetto cromatico e non si può resistere a scattare un selfie con qualche collega: Off Grid Series, 2022 di Jacqueline Hen
Questa installazione indaga la percezione del corpo nello spazio di fronte al regno digitale. Come i social media influenzano la nostra percezione e interazione con lo spazio fisico? Specchi e luci creano l’illusione di uno spazio infinito di luminosità e oscurità. La percezione di questo spazio cambia con il cambiare del punto di vista dello spettatore invitandolo a indagare se stesso in rapporto all’infinito.
Molto poetica invece l’installazione immersiva di Karolina Halatek, Halo.
L’installazione di forma circolare è progettata per far vivere un’esperienza profondamente personale. I visitatori che interagiscono con l’opera hanno la possibilità di scoprire una nuova dimensione della propria presenza nell’ambiente contemplativo, puro e astratto. Il titolo “Halo” si riferisce ai fenomeni ottici naturali visti intorno al sole o alla luna, prodotti dalla luce nell’interazione con cristalli di ghiaccio. Il posto del corpo celeste è dato allo spettatore, che diventa la parte centrale dell’opera. Halatek è un artista polacca che utilizza la luce come catalizzatore dell’esperienza. Collabora spesso con figure multidisciplinari tra cui fisici quantistici, fondatori della teoria delle superstringhe (Leonard Susskind, Roger Penrose, Carlo Rovelli) e ingegneri di meccanica di precisione.
Merita una sosta un po’ più lunga l’installazione In Lucem di Tamar Frank del 2019, bisogna prendersi il giusto tempo per assaporare con calma le mutazioni cromatiche
Quattro pannelli luminosi illustrano un’immagine apparentemente fissa con un fuoco centrale che gradualmente si fonde in diverse composizioni cromatiche. L’installazione originale le comprende 20 in realtà ma già solo con i 4 pannelli esposti a Cascina Cuccagna l’effetto è ipnotico. Le sfumature di colore si ispirano ai cambiamenti della luce naturale nel corso di una giornata e cambiano molto lentamente in modo che la transizione stessa non venga percepita. L’opera d’arte è una risposta alla percezione della luce come presenza naturale. Il fuoco centrale invita lo spettatore a rallentare e consente alla luce di attirarlo a sé. La diffusione dell’immagine non consente all’occhio di mettere a fuoco, di conseguenza, l’immagine sembrerà pulsare e fluttuare.
Installazione cinematografica coinvolgente The Lost Girl del 2020 di Kate McMillan
Basata sul personaggio immaginario di una ragazza che vive in una caverna sulla costa orientale dell’Inghilterra. Partendo dall’omonimo libro di DH Lawrence, il film narra le esperienze di una giovane donna, apparentemente sola, in una realtà distopica con solo i detriti trascinati dall’oceano a formare significato e linguaggio. Il film combina i vari interessi di ricerca di McMillan tra cui l’Antropocene, il ruolo della creatività nella formazione della memoria e le conseguenze derivate dall’ignorare o trascurare le storie delle donne. McMillan vive a Londra ed è autrice del rapporto annuale “Representation of Female Artists in Britain” commissionato dalla Freelands Foundation.
Un tuffo esotico con Peacock, 2020 di Chila Kumari Burman Singh.
L’artista è riconosciuta per il suo impegno femminista radicale nell’esaminare rappresentazione, genere e identità culturale. “Peacock” faceva parte della famosa installazione al neon all’esterno della Tate Britain nel 2020 “Remembering A Brave New World”. Spiega: “il mio pezzo Peacock esplora il simbolismo degli uccelli di ricrescita, ringiovanimento, bellezza e amore. Il pavone è originario del subcontinente indiano, in questo modo è anche un riferimento alla mia eredità indiana”. Burman lavora con una vasta gamma di tecniche espressive tra cui incisione, disegno, pittura, installazione e film.
E sullo sfondo di Peacock che abbiamo il piacere di ascoltare le parole di Liz West, artista visiva britannica che combina luce e colore in opere site-specific.
È proprio il caso di Cascina Cuccagna dove Liz ha rimodulato la sua opera Her Warm Reflection all’interno di una stanza a lei riservata. Molto significativa la speciale palette di colori caldi studiata proprio in onere della figura femminile, nel suo più ampio ruolo di donna, madre, moglie, figlia, lavoratrice, un tributo alla figura della donna nella sua visione più globale.
L’opera Her Warm Reflection crea un dialogo tra lo spettatore e l’installazione utilizzando 120 specchi realizzati in acrilico colorato. L’opera è composta da dischi di diametro 30, 40, 50 e 60 cm in 8 colori, collocati ad altezze diverse così da riflettere sia la struttura dellospazio che le persone che lo abitano, rivelando parti dell’architettura che altrimenti sarebbero invisibili e proiettando colori caldi e ricchi. È giocoso, elegante, coinvolgente, meditativo. C’è una componente performativa in questa opera: mette il pubblico in primo piano e chiede una risposta fisica, emotiva, psicologica o spirituale. Ogni visitatore ha un proprio punto di vista privilegiato e un’esperienza unica caratterizzate dal movimento nello spazio e nel tempo.
Da non sottovalutare per la buona riuscita dell’evento l’intervento come sempre molto professionale di Formalighting, produttore italiano di soluzioni per l’illuminazione architettonica, che si è occupata di allestire a livello illuminotecnico tutto lo spazio e ha anche dedicato un’intera sala alle novità di prodotto, io personalmente ho apprezzato molto l’installazione all’interno del camino.
IL CATALOGO DELLA MOSTRA: WOMEN LIGHT ARTIST
Tutte le artiste sono presenti in un nuovo libro il cui titolo ha lo stesso nome della mostra, anch’esso curato da Light Collective.
Sharon e Martin condividono che cosa li ha portati alla creazione del libro e della mostra:
“Dopo oltre 25 anni nel mondo della luce, è diventato evidente che esiste un peso e un’enorme visibilità per gli artisti uomini che lavorano o hanno lavorato con la luce per realizzare delle opere; molti sono nomi noti e spesso citati come ispirazione nel lavoro dei lighting designer. Ci sono invece meno nomi che emergono quando si parla di Light Artist donne: l’artista di successo Yayoi Kusama, la ribelle politica Jenny Holzer e l’amante della luce naturale Nancy Holt. Nel mondo dell’arte la visibilità del loro lavoro è minore ed a causa di questo sbilanciamento in termini di genere, conosciamo meno Light Artist donna. Una dimostrazione ulteriore si ha provando a digitare in Google le parole “Light Artist” : dei primi 15 artisti mostrati dal motore di ricerca leader al mondo, solo due sono donne”.
Il progetto Women in Lighting ha ispirato Light Collective ad esaminare tutti gli aspetti di rappresentazione nel campo della luce. Hanno cercato e trovato oltre 150 donne che hanno creato opere d’arte utilizzando la luce e questo ha portato alla curatela di un libro: Collected Light Volume 1: Women Light Artists.
Il libro è un piccolo passo verso il tentativo di correggere lo squilibrio di visibilità delle artiste donne nel panorama internazionale ed è ora disponibile per l’acquisto:
Amazon: https://www.amazon.it/Collected-Light-One-international-Collective/dp/173914161X
E nella versione digitale: https://store.lightcollective.net/b/YnRml