HomeLIGHT ARTBiennale Light Art 2020:elogio della luce tra destrutturazione e ricostruzione degli spazi.

Biennale Light Art 2020:elogio della luce tra destrutturazione e ricostruzione degli spazi.

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In chiusura di 2020, Mantova, uno dei centri del Rinascimento Italiano e patrimonio dell’UNESCO,  ha ospitato presso le quattrocentesche sale della Casa del Mantegna e negli esterni dell’adiacente Tempio di San Sebastiano la manifestazione culturale Biennale Light Art.  Durante la manifestazone sono state esposte trentaquattro opere luminose, all’interno di due sezioni denominate ‘Light Art’ e ‘Black Art’: gli artisti hanno così celebrato la luce, dialogando profondamente tra gli spazi interni ed esterni delle architetture Gonzaghesche.

[Immagine in header,parte dell’allestimento della Biennale Light Art 2020, cortesia © Biennale Light Art]

“La luce è memoria del buio
di un buio rapito da stelle sperse negli spazi siderali
le ombre ne sono traccia
e danzano come acrobate sul filo immaginario che le sostiene e le separa
l’eccesso dell’uno compromette l’esistenza dell’altro
l’oscurità impenetrabile del buio
con l’accecante brillio della luce
ci ricordano la loro potenza
la loro inviolabile dualità
generatrice delle ombre ci invita ad incontrare la natura, l’architettura e l’amore
la luce nera di Wood, paradosso scientifico e visivo
ci offre, con la black light, una dimensione altra dell’immaginario artistico
mentre l’utilizzo di nuovi strumenti illuminotecnici e di fantasiose applicazioni
apre la light art a nuove sperimentalità”


Proemio (V. Erlindo)


Il critico d’arte Vittorio Erlindo, curatore generale della Biennale di Light Art 2020 e della trascorsa del 2018, ci accoglie rievocando l’indissolubile rapporto che intercorre, fin da tempi remoti, tra luce ed ombra.

Mentre si è ‘trasportati’ dalla luce e dall’ombra, all’interno delle sale della Casa del Mantegna, cortesia © Biennale Light Art

Erlindo prosegue affermando: “L’arte e la scienza da sempre si frequentano e si confrontano con le rispettive tecniche, attraverso la creatività, l’immaginazione, la visionarietà. L’unica pratica avversa alle arti e alle scienze è quella di copiare, e ciò spinge entrambe a riflettere e a pensare in maniera opposta rispetto al senso comune, e a cercare risposte alle domande radicali cui l’uomo non è riuscito ancora a dare risposta.
Nella Biennale di Mantova, il nesso che unisce l’arte al progresso scientifico è evidente dal loro legame coi diversi materiali luminosi utilizzati dagli artisti che fanno affiorare un’intesa armonica capace di aprire a nuove prospettive non solo per l’arte ma anche per la scienza
.”

La Biennale di Light Art, gli artisti e le opere.

Dopo gli ampi spazi e le grandi installazioni di Palazzo Ducale della prima edizione, la Biennale si confronta con ambienti più misurati e pensati in proporzione aurea da Andrea Mantegna per la sua famiglia e per il proprio laboratorio artistico, adatti – afferma V. Erlindo – ad ospitare molti più artisti e di poter vedere da più vicino le opere.

Qua la lista degli artisti che hanno partecipato all’evento, ho aggiunto anche i siti di riferimento, se volete approfondire:

Sezione Light Art
invito agli artisti e curatela di Vittorio Erlindo

Peter Assmann
www.peter-assamann.com

Carlo Bernardini
www.carlobernardini.it

Nicola Boccini
www.boccini.it
Davide Coltro

Paolo Conti

Giuliana Cunèaz
www.giulianacuneaz.com

Davide Dall’Osso
www.davidedallosso.it

Giulio De Mitri

Mario De Leo
www.mariodeleo.it

Nicola Evangelisti
www.nicolaevangelisti.net

Elia Festa
www.eliafesta.com



Silvia Guberti
www.silviaguberti.it

Margareta Hesse
www.margareta-hesse.de

Oki Izumi
www.okiizumi.com

Marco Lodola
www.marcolodola.com

Fardy Maes

Federica Marangoni
www.federicamarangoni.com

Max Marra
www.maxmarra.it

Mary Mutt

Pietro Pirelli
www.pietropirelli.it

Francesca Romano

Giuseppe Rosini
www.giusepperosini.it

Donatella Schilirò
www.donatellaschiliro.wordpress.it

Paolo Scirpa
www.paoloscirpa.it

Sezione Black Light
invito agli artisti e curatela di Gisella Gellini e Gaetano Corica

Mario Agrifoglio
www.marioagrifoglio.it

Nino Alfieri
www.ninoalfieri.it

Carlo Bernardini
www.carlobernardini.it

Leonilde Carabba
www.leonildecarabba.it

Giulio De Mitri

Nicola Evangelisti
www.nicolaevangelisti.net

Maria Cristiana Fioretti
www.cristianafioretti.com

Gisella Gellini
www.luces.it

Massimo Hachen
www.massimohachen.it

Federica Marangoni
www.federicamarangoni.com

Vincenzo Marsiglia
www.vincenzomarsiglia.it

Yari Miele
www.yarimiele.it

Sebastiano Romano
www.sebastianoromano.com

Claudio Sek De Luca
www.sekdeluca.weebly.com

La Biennale Light Art è nata a Mantova e intende così mantenere uno stretto collegamento con la città, senza precludersi in futuro eventuali collaborazioni nazionali e internazionali.

Ammirazione dell’opera di Paolo Scirpa, cortesia © Biennale Light Art

A sinistra l’opera-scala ‘Go Up’ di Federica Marangoni, elemento fondamentale dell’evoluzione dell’uomo, passaggio, risalita, elevazione dell’architettura, scala del sogno dove porta l’uomo ad un mondo altro, cortesia © Biennale Light Art A fianco, invece, allestimento sito a piano terra della dimora Mantegnesca,
cortesia © Biennale Light Art

Nino Alfieri, ‘Light seeds’ semi primordiali ed energetici per la ‘nuova’ gestione del futuro del pianeta, cortesia © Biennale Light Art


L’obiettivo della Biennale resta quello di stabilire un dialogo intenso e al contempo delicato tra le opere degli artisti e gli spazi interni ed esterni del pittore e incisore – fra i più significativi del Rinascimento Italiano – e anche il tempio di San Sebastiano di Leon Battista Alberti, architetture che, per la loro vicinanza fisica, offrono una visione unitaria della strategia urbanistica, artistica e architettonica dei Gonzaga. Edificati infatti nella zona meridionale di Mantova in un’area adiacente all’isola del Te e quasi ai margini del tessuto urbano cittadino, sono anch’essi centrali nei percorsi turistici della città.
Il percorso dello spazio espositivo, fra sistemi, tecniche e linguaggi poetici ed espressivi diversi, interpreta la ricerca e la sensibilità artistica di artisti italiani ed internazionali, includendo esponenti storici – in particolare nella sezione Black Light, quali fra gli altri Federica Marangoni, Mario Agrifoglio, Leonilde Carabba, Paolo Scirpa, Giulio De Mitri, Carlo Bernardini – ma anche figure giovani alla prima esperienza di Light Art o Black Light. I materiali luminosi utilizzati raccontano il nesso che unisce l’arte al progresso scientifico e fanno affiorare un’intesa armonica capace di aprire a nuove prospettive non solo per l’arte ma anche per la scienza.

Carlo Bernardini, ‘Superfici virtuali con linee di luce-ombra’ acrilico su tavola con pigmenti di fosforo, cortesia © Biennale Light Art

Federica Maragoni, ‘Bambina con cane’, profilo in plexiglas reattivo alla luce di Wood, cortesia © Biennale Light Art

Sebastiano Romano, ‘Luce in scena’, rinnovata dimensione spaziale,
cortesia © Biennale Light Art

Per mezzo della luce, che ne rappresenta il fil rouge dell’intera mostra, si recepisce il messaggio tangibile che Vittorio Erlindo, gli artisti e le opere stesse trasmettono, ovvero un utilizzo scientifico e artistico della luce che potrebbe rendere possibile un’illuminazione diversa e più appropriata delle città.

Il curatore ne è fortemente convinto, e conferma che esistono le condizioni per farlo in maniera estesa, riducendo al contempo sia i consumi che l’eccessivo inquinamento luminoso del cielo che impedisce, ad esempio in pianura padana, di vedere le stelle.

LeoNilde Carabba, ‘Work in process interstellare’, omaggio alla forma e al linguaggio ebraico, cortesia © Biennale Light Art

Peter Assmann, ‘Social distant’, cortesia © Biennale Light Art

Nicola Evangelisti, ‘New Quantum’, titolo ispirato ai quanti di Lucio Fontana. Dettaglio dell’opera componibile-installativa che rappresenta l’esplosione primordiale, la nascita della vita, cortesia © Biennale Light Art

Nello specifico, la locazione della Black Light si trova al piano terra e questo è dovuto essenzialmente all’esistenza di una pannellatura che invece manca del tutto al piano superiore.
Le opere luminose e le luci di Wood (già esplorata nel 1949 da Lucio Fontana nelle sue ambientazioni spaziali) sostituiscono interamente la luce naturale e artificiale della Casa, restituendo nuove emozioni e spazialità. Il dinamismo percettivo delle opere di Black Light è determinato dagli stadi di illuminazione delle opere: buio completo – luce normale – luce di Wood. Per ognuno di questi tre stadi vi è una diversa visione dell’opera. Lo spazio di regolazione del tempo fra i tre stadi di ogni singola opera fornisce un ulteriore elemento di percezione.

Vincenzo Marsiglia, ‘Fold screen paper’, generata da sette elementi – origami – derivati dalla stella a quattro punte/’unità Marsiglia’. Geometrie e colori naturali e per mezzo della black light, cortesia © Biennale Light Art

La luce di Wood, anche definita ‘luce nera’ (o Black Light appunto), deriva dal nome dello scienziato statunitense Robert Williams Wood:
studioso di spettroscopia, fosforescenza e della stessa diffrazione della luce.
La luce di Wood, rispetto ai comuni tubi fluorescenti al neon, utilizza dei filtri che tramettono solo radiazioni elettromagnetiche comprese nella gamma degli ultravioletti di tipo A (onde ultraviolette con una lunghezza d’onda intorno ai 360 nm) che, non essendo quasi percepiti dall’occhio umano e illuminando superfici fosforescenti e fluorescenti di fatto “accendono” le opere mantenendo il buio nelle stanze.

Chiamata anche luce nera proprio perché non altera la luce esistente in un determinato spazio.

Paolo Scirpa, ‘Cubo Multispaziale’, cortesia © Biennale Light Art

Paolo Scirpa, ‘La XII ora’, dodici contenitori ciascuno dei quali presenta un elemento al neon posizionato metaforicamente come una lancetta diretta verso il centro, rappresenta lo scorrere del tempo e dell’infinito nello spazio, cortesia © Biennale Light Art

Breve parentesi a riguardo dell’artista Paolo Scirpa e del suo operato decennale, rimando a due articoli precedentemente pubblicati su Luxemozione:

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Claudio De Luca, ‘Danza alle arti’, al centro spiccano le nove muse danzanti ispirate da ‘Parnaso’ opera di Mantegna, cortesia © Biennale Light Art


Massimo Hachen, ‘Einstein on the switch’, ispirato da ‘Knee Play 5’ nell’opera di Philip Glass intitolata ‘Einstein on the beach (1976), cortesia © Biennale Light Art

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Nicola Evangelisti, ‘Struttura spaziale’ opera su cristallo nero inciso sul retro dove appaiono segni luminescenti a saetta, cortesia © Biennale Light Art

Silvia Guberti, ‘Verso la luce’, traspare una luce di conoscenza, suggestione di intensa spiritualità. Ci riporta a Dante: […] che porta ‘l ciel per un pertugio tondo. E quindi uscimmo a riveder le stelle. […], cortesia © Biennale Light Art

Donatella Schillirò, ‘Spazio prospettico – Cosmica’, sintesi e sottrazione architettonica delle opere del Mantegna, e lo spazio prospettico evidenzia la centralità della figura umana, cortesia © Biennale Light Art
“Se Maometto non va dalla montagna allora…”

Virtual tour alla Biennale di Light Art di Mantova

Impossibilitati, come ben sappiamo, dalle restrizioni pandemiche e nuovamente chiusa al pubblico, la Biennale di Light Art mantovana, rimane visitabile comodamente da casa, grazie al Virtual Tour – ricostruiti in Cinema4D gli spazi espositivi – fortemente richiesto da Vittorio Erlindo.

Ora, rilassatevi godendo delle parti della ‘visita’ guidata virtuale, nei due video a seguire:

Marco Nozza
Marco Nozza
Marco Nozza, è un lighting designer freelance. Nel 2018 ha frequentato presso lo IED a Milano il corso di specializzazione in ‘Lighting Design’. Collabora occasionalmente con AstroLight Studio che si occupa di efficientamento energetico, illuminazione architetturale e pianificazione illuminotecnica. Membro dal 2020 di Astronove Milano, la quale promuove la cultura di progetto con azioni di inclusione sociale attraverso le arti visive e il design.

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