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Lighting designer, verso il riconoscimento della professione?

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Qualche anno fa pubblicai per diletto (era il primo aprile 2010) un articolo in cui raccontavo della recente ed ormai insperata costituzione dell’ ”albo dei Lighting Designer”. Naturalmente lo scherzo suscitò (almeno per pochi minuti) il plauso di tutti i professionisti della luce o aspiranti tali, privi di albo professionale, che finalmente, dopo anni investiti in questo settore, potevano sperare nel riconoscimento dei propri sforzi professionali.

[Photo in header by krakenimages on Unsplash]

Parlare di nuovo albo oggi, visto anche il decreto sulle liberalizzazioni delle professioni, naturalmente non ha più senso; tuttavia sia in Europa che in Italia, su piani differenti, si sta lavorando parecchio per arrivare ad un riconoscimento della professione di Lighting Designer.

In questo senso, in Italia, importante è la pubblicazione della Legge 14 gennaio 2013, n.4 (qua il testo integrale)– Disciplina delle professioni non organizzate. La legge si propone di dare un adeguato ordinamento alle professioni non strutturate in albi e ordini professionali, categoria che coinvolge una platea molto ampia di professionisti: si stima un numero compreso tra 1,8 e 3 milioni di professionisti, per una gamma di circa 150 professioni fra le quali figura a buon diritto quella di lighting designer.

Un primo passaggio obbligato, che molto probabilmente non sarà l’unico, che pare di buon auspicio per noi professionisti “fuori dal coro”, una sorta di apripista per tutti gli Italian Lighting Designer che, come me, non vengono riconosciuti da un mercato che fa fatica a distinguere un servizio di progettazione da uno di consulenza commerciale. Problema molto ben spiegato nello scorso articolo a cui vi rimando.

Ma ritornando alla legge 4 -2013 , vediamo nel dettaglio i punti salienti.

Essa si propone di aprire il mercato alle nuove professioni, salvaguardando la libera concorrenza degli operatori, e allo stesso tempo tutelando i diritti degli utenti, nel rispetto del “Codice del Consumo”.

Sin dai primi paragrafi della L.4-2013 appare chiaro come ruolo di rilievo verrà dato alle associazioni professionali, che faranno da collettore per i tanti professionisti sparsi sul territorio fino a oggi investiti dal vuoto normativo in fatto di regolamentazione dell’esercizio.
Le associazioni non potranno avere vincolo di rappresentanza esclusiva, ma saranno chiamate a valorizzare le competenze degli associati, garantendo il rispetto delle regole deontologiche e di vigilare sulla condotta dei propri associati.

A questo scopo, la legge ha istituito degli elenchi, pubblicati anche online, presso il Ministero dello Sviluppo Economico, ai quali le associazioni che posseggano determinati requisiti possono chiedere di essere iscritte.

Intento principe della nuova legge risiede nel tentativo di fornire più garanzie a tutela del consumatore, all’insegna della qualità dei servizi e della trasparenza del mercato. Ecco perché l’attenzione si concentra sul ruolo delle associazioni professionali, costituite dai professionisti su base volontaria e senza vincoli di rappresentanza esclusiva.

Come si diceva le associazioni dovranno garantire sull’operato dei propri iscritti, sia da un punto di vista deontologico in riferimento ad un codice di condotta ben definito e sottoscritto da tutti gli associati (vedi qua ad esempio quello di APIL-associazione dei professionisti dell’illuminazione) e dal punto di vista formativo.

Spetterà alle associazioni  la promozione della formazione permanente per gli iscritti oltre alla costituzione di uno sportello al quale il cliente possa rivolgersi in caso di contenzioso con il professionista o per avere informazioni sull’attività e sugli standard qualitativi; la pubblicazione sul proprio sito web delle informazioni necessarie a tutelare il consumatore secondo criteri di trasparenza, correttezza e veridicità.

Dunque, per ciò che riguarda la professione di Lighting Designer in Italia, la Legge 4 rappresenta  davvero la svolta decisiva? La speranza è naturalmente quella, staremo a vedere.

Credo sinceramente che anche il solo poter scrivere su un documento ufficiale: “professionista a norma di legge 14 gennaio 2013 n.4”, dicitura di fatto obbligatoria per tutti i professionisti non iscritti ad un albo, comporti una differenza sostanziale rispetto alla semplice carta intestata cui eravamo abituati, soprattutto agli occhi di un cliente che deve discernere tra il servizio di progettazione offerto da un professionista accreditato ed un altro servizio di consulenza proposto da altri attori del settore illuminotecnico.

E voi cosa ne pensate?

Giacomo
Giacomohttp://www.rossilighting.it
Giacomo Rossi, architetto e lighting designer free lance, fondatore di Luxemozione.com. Dopo anni di attività nella progettazione della luce, fonda assieme ad altri colleghi LDT-Lighting Design Team , studio multidisciplinare di progettazione della luce. Alla progettazione affianca l'attività come docente presso il Politecnico di Milano e altre importanti scuole di architettura e design. tra cui IED Istituto Europeo di Design. E' inoltre autore di articoli su riviste del settore illuminotecnico. Dal 2014 è membro del Consiglio Direttivo di Apil-associazione dei professionisti dell'illuminazione.

8 Commenti

  1. Caro Giacomo ed affezionati lettori di Luxemozione. Ringrazio per la sollecitazione sulla legge 4 alla quale vorrei dare il mio contributo, avendo collaborato con gli altri consiglieri APIL a scrivere il codice di condotta ed iniziare il percorso di riconoscimento della professione di lighting designer in Italia.
    Parto dalla fine del tuo post. Se la L.4/2013 potrà rappresentare una svolta decisiva dipende solo da noi. Dalla nostra volontà di divenire MASSA CRITICA e poter esprimere dignità del ruolo del progetto ed ovviamente del progettista. Il nostro intendimento è chiaramente espresso anche negli emendamenti recepiti dai CAM sull’illuminazione pubblica (http://www.apilblog.it/in-primo-piano/1717/aggiornamento-cam-illuminazione-pubblica.html) , in cui è stato riconosciuto il ruolo dei progettisti firmatari solo se iscritti agli ordini professionali ed alle associazioni professionali riconosciute dal Ministero dello Sviluppo Economico ai sensi della L.4/2013. E’ un primo piccolo passo nella direzione dell’obbligatorietà del progetto a firma di un professionista INDIPENDENTE abilitato e, soprattutto, esprime la volontà di APIL di passare dal concetto un po’ desueto di Ordine Professionale a quello di Professional Body anglosassone.
    Per giungere al riconoscimento il percorso è lungo ed irto di difficoltà, spesso interne alla categoria ed ai continui “distinguo”. Credo si debba valutare l’importanza della rappresentatività in ambito istituzionale e valutare un’associazione per i suoi programmi. Anche se sono di parte, credo che APIL, grazie anche alla sua presidente, stia portando avanti un percorso di qualificazione della professione e si stia puntando a creare opportunità di comunicazione ed interscambio tra associati, ed attuando una politica di ingresso per i giovani associati per favorire la circolazione di nuove idee utili alla causa.
    Non mi dilungo ulteriormente ed aspetto i vs. commenti, rinnovando i complimenti a Luxemozione per il lavoro svolto per comunicare l’importanza del progetto della luce.

    Andrea

  2. Ciao Andrea bentrovato, hai tra l’altro l’onore di essere il 1400simo commentatore su luxemozione.
    Sono pienamente d’accordo con te, sulla questione del “fare gruppo” , fino ad oggi ci si è dispersi fin troppo in associazioni, sottoassociazioni e sottoinsiemi varii presenti spesso all’interno delle singole associazioni, ognuno con la propria identità ed ognuno per la propria strada a guardare il propio orticello.
    Hai ragione dipende solo da noi far si che questa legge sia il primo passo verso il riconoscimento.
    a presto

  3. Ciao Giacomo,
    anche questa volta (come sempre del resto…) hai colto nel segno.
    Credo che La legge 4 rappresenti davvero la prima vera opportunità per la nostra professione. Lo sforzo che Apil sta facendo in quella direzione mira proprio a sfruttare quella opportunità, a tutti i livelli, sia “formali” che di semplice crescita nella consapevolezza della opinione pubblica e degli “attori” del settore, siano essi addetti ai lavori o committenti.
    Anche io, si sa, sono di parte… però credo davvero che questa volta possiamo farcela, soprattutto se forze nuove e giovani avranno voglia di farsi coinvolgere in questo cammino….

    P.S. per Andrea: aargh! volevo essere io il 1400-esimo…!

    • in risposta al P.S. di Massimo.
      ma perchè? hovintoquacchecosa?!?
      se così fosse, vi segnalo l’IBAN per l’accredito del premio

  4. Riprendo quanto avevo anticipato qualche tempo fa, approfittando dell’ospitalità di Luxemozione, segnalandovi un’opportunità.
    APIL cerca giovani professionisti animati dalla voglia di fare a servizio della categoria professionale dei lighting designers. Se siete interessati, vi invito a dare uno sguardo al seguente link: http://www.apilblog.it/in-primo-piano/2004/largo-ai-giovani.html e ad esprimere liberamente, le vs. opinioni a riguardo. A presto.

    • Ciao Andrea, grazie per la segnalazione. Una domanda, ho letto il testo del doc allegato all’articolo che hai segnalato ed indica, tra le altre cose il limite anagrafico:
      Di non aver compiuto 39 anni di età al 31.12.2013
      a me risultava diverso, mi era giunta questa notizia:
      “L’iscrizione deve essere garantita per un numero di tre anni consecutivi. Qualora il nuovo socio esca dopo un anno ( dal 2015) dalla categoria socio giovane manterrà comunque lo status di socio giovane sino alla scadenza dei tre anni. Non possono viceversa iscriversi coloro che nell’anno 2014 compiranno i 41 anni di età
      Qual’è corretta?
      Grazie

  5. Caro Giacomo, grazie per la segnalazione. In realtà è un refuso di stampa ed ho provveduto, grazie anche alla collaborazione di Susanna Antico che tanto si è spesa per questa iniziativa, ad inserire su http://www.apilblog.it la versione corretta. In pratica non bisogna aver compiuto i 40 anni al 31.12.2013 e garantire il versamento della quota associativa per “soci giovani” (100,00 €/anno) per almeno tre anni. Con questa iniziativa ci aspettiamo l’arrivo soprattutto di progettisti qualificati, con molta voglia di fare. Anche se APIL è prossima al suo quindicesimo anno, crediamo ci sia ancora moltissimo da fare a tutela della categoria. Con l’iscrizione alla lista delle associazioni riconosciute dalla L.4/2013 abbiamo “tratto il dado”. Il percorso di riconoscimento del lighting designer però, è ancora lungo e lavorando su obiettivi condivisi, potremo trarne beneficio.

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