Dopo ogni viaggio l’appassionato di luce torna con impressioni luminose che non si possono raccontare con la macchina fotografica (magari Salgado sì, però…). Che siano spiagge assolate, montagne al tramonto o luci della città, nella testa del deformato professionalmente scatta il meccanismo del confronto tecnico-estetico con “la luce di casa”. Quest’anno è toccato agli Stati Uniti. Ma non vi vorrei parlare della scintillante Las Vegas, piuttosto della sorprendente New York e vorrei farlo riallacciandomi alle polemiche sull’illuminazione pubblica che quest’anno hanno occupato le pagine dei quotidiani. Giornalisti e assessori tutti concordi a giudicare le città italiane e in particolar modo Milano troppo buie. New York dicevo è sorprendente per quanto buio c’è nelle strade e nei parchi.
Apparecchi vecchissimi ad interdistanze enormi forniscono livelli di luce veramente molto bassi e uniformità d’illuminamento minime. Non parlo dei vicoletti abitati dai senzatetto e dall’Uomoragno, ma delle grandi arterie viabilistiche e commerciali di Manhattan. E questo non sembra essere d’ostacolo al processo di riqualificazione di aree urbane che nonostante il buio sono sempre più sicure. Porto questo esempio (che rappresenta ovviamente un eccesso, dato che sono gli Stati Uniti) non come strada da seguire, ma per ribadire quello che ci siamo detti tante volte : spesso la soluzione non è più luce, ma una luce migliore.
(photo courtesy P.Jacrot)