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Una nuova Dallas nel Parco del Curone

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Come promesso rieccomi  qua anche il mese di agosto, a dire il vero avevo promesso che vi avrei stressato le vacanze solo con futili novelle estive, un po’ nello stile dei quotidiani locali diciamo. Mi è capitata tuttavia una notizia tutt’altro che leggera, che pur scostandosi dal tema specifico dell’illuminazione, ben si adatta al tema generale sul risparmio energetico e salvaguardia dell’ambiente che sta alla base di ogni argomento trattato su Luxemozione e che ho deciso di approfondire ed esporvi.

Ancora una volta, nonostante i bei propostiti dell’ultimo G8 in tema di salvaguardia dell’ambiente, rischiamo di fare l’ennesima brutta figura. Mentre il mondo si sta spremendo le meningi alla ricerca di soluzioni alternative per la produzione di energia, in modo ridurre l’impatto sull’ambiente e salvaguardare le bellezze naturalistiche, qua in Italia, come al solito, ci gongoliamo delle amenità che possediamo e poi inesorabilmente cerchiamo in ogni modo di distruggerle. Esempio eclatante è quanto sta succedendo nel Parco del Curone, unico vero “polmone verde” che ormai ci è rimasto a nord di Milano, che purtroppo rischia di  venir trasformato in un nuovo polo di ricerca petrolchimica, con le conseguenze che un’installazione di questo genere si porta dietro: distruzione totale dell’ecosistema!

Per capire meglio la vicenda ho deciso di intervistare Davide Maggioni, sindaco del comune di Sirtori, situato proprio nel cuore del Parco del Curone. Vediamo un po’ cosa mi ha raccontato.

G(iacomo) Ciao Davide, dunque  tu sei sindaco di un paese che sorge proprio nel Parco del Curone spiegami un po’ cosa sta succedendo?

D(avide) Ciao Giacomo. Accade che la Po Valley, società australiana, ha avanzato al ministero competente una richiesta con la finalità di perforare il Parco Regionale di Montevecchia e della Valle del Curone  – http://www.parcocurone.it – alla ricerca di idrocarburi: petrolio e gas. Il Parco, di rilevanza regionale, ha una storia trentennale ed la suo interno contiene anche un SIC, Sito di Interesse Comunitario, cioè un’area particolarmente intatta e di pregio da essere considerata di interesse anche da parte dell’Unione Europea. E’ l’unico polmone verde rimasto a nord di Milano, prima delle Alpi, metà di tantissime persone che ricercano il contatto con la natura.

G. Quanto sta accadendo oggi non è certo una novità, Mi dicevi che da anni il Parco è soggetto alle attenzioni di gruppi petrolchimici…

D. Sì, questa problematica si è già presentata più volte negli anni passati, sia nel Parco che nei territori limitrofi,a d opera dell’AGIP, che sia negli anni ’90 che all’inizio di questo secolo hanno provato ad ottenere dei permessi in merito alla ricerca di idrocarburi nella zona. Nel passato le reazioni dei cittadini e dei Sindaci hanno scongiurato il pericolo.

G. Dunque oggi c’è una nuova  sociètà interessata ad avviare la ricerca all’interno del Parco del Curone con maggior impeto di quanto accaduto fin ora come mai?

D. Oggi si presenta la Po Valley, con partner Edison. Nel 2008 ha fatto istanza per ricercare gli idrocarburi in un’area denominata “Ossola”, che andava dal Varesotto, al Milanese, al Bergamasco: una zona vastissima. Interpellati con una conferenza dei servizi a Roma, e con una successiva a Milano, gli Enti locali guidati dalla Provincia di Lecco hanno espresso le loro forti perplessità oltre che l’impossibilità di valutare un’istanza molto vaga su un’area così vasta.
A due giorni dalla scadenza di detta istanza la Po Valley ha presentato una domanda di proroga riducendo considerevolmente l’area di ricerca: il nuovo piano, denominato “Bernaga”, comprende prevalentemente il Parco. Il Ministro delle attività produttive Scajola ha concesso una proroga di 16 mesi: questo è successo ad inizio aprile. Di questi avvenimenti il Parco e i Comuni sono venuti a conoscenza solo dopo che si erano verificati.
Il problema è che nel Decreto Legge sullo Sviluppo, quello che contiene le norme per far ripartire il programma nucleare in Italia, ci sono inseriti degli articoli che dichiarano la coltivazione di idrocarburi di importanza strategica per la nazione, eliminando le competenze degli Enti Locali: solo la Regione è chiamata a esprimersi con una procedura di VIA (Valutazione di Impatto Ambientale) e tutte le competenze diventano ministeriali. E questo decreto Legge è stato tramutato in Legge lo scorso luglio dal Parlamento.

G. Ma spiegami un po’ quali potrebbero essere gli effetti collaterali di un insediamento petrolchimico all’interno del Parco.

D. Gli effetti potrebbero essere numerosissimi, e per la maggior parte negativi. Premetto che la zona in questione è una piccola macchia verde circondata da un tessuto urbano consolidato e densamente abitato. Molto in breve: le perforazioni (si parla di 6000 m!) necessitano dell’immissione nel terreno di sostanze protette da segreto industriale che aiutano il lavoro delle trivelle compattando i vari strati. Queste sostanze altamente inquinanti, rimangono poi nel terreno per decenni andando a finire anche nelle falde acquifere. Nei territori che già ospitano impianti di questo tipo si è riscontrato un aumento nell’insorgenza di malattie rare e tumori.

Durante gli scavi potrebbero anche esserci fuoriuscite dei vari gas presenti nel sottosuolo, con pericolose conseguenze per gli abitanti. Si stima che questo inquinamento potrebbe propagarsi nel raggio di 20 km dal pozzo. O meglio, da ogni pozzo, perché lo sfruttamento dei giacimenti potrebbe prevederne diversi. Il trasporto del petrolio, verosimilmente con autocisterne, congestionerebbe ulteriormente il traffico, con un conseguente aumento anche dell’inquinamento dell’aria.
Il Parco ha riscoperto negli anni un’agricoltura di qualità: oggi esistono più di cento aziende agricole che lavorano sulla qualità: il vino ha recentemente ricevuto il marchio IGT. Tutto questo sparirebbe.
Da un punto di vista economico si stimano invece, per vent’anni, un aumento dei posti di lavoro, come camionisti, una diminuzione della bolletta del gas del 3% circa ( €15,00 all’anno su € 500,00 di spese) e per i Comuni un’entrata di circa € 9,00 ad abitante. In tutto, non all’anno! In compenso il valore degli immobili scenderà di un 20%.

G. In che modo state cercando di contrastare quest’iniziativa?

D. Il mio Comune fa parte del Parco e da subito è stato dato mandato al Presidente di fare tutto il possibile per contrastare questa iniziativa. Parimenti le Giunte e i Consigli comunali e quello provinciale si sono espressi con delibere approvate all’unanimità contrariamente a questa ipotesi. Ma la cosa più importante è che è sorto un comitato spontaneo di cittadini chiamato “ No al pozzo di petrolio nel Parco del Curone” – http://www.noalpozzo.org -, che ha informato e sensibilizzato la popolazione in merito a questa tematica. E’ stata organizzata una domenica pomeriggio nel Parco dove sono stati piantati simbolicamente due gelsi dove dovrebbero sorgere le trivelle: erano presenti 26 Sindaci, alcuni parlamentari del territorio, ma soprattutto più di 2000 persone!

C’è poi in atto una petizione che ha superato le 30.000 firme!

G. Poi il colpo di scena…

D. Sì, inaspettatamente il 30 luglio Po Valley ha scritto al ministero dicendo di rinunciare all’istanza Ossola e Bernaga
La motivazione ufficiale a firma di Michael Masterman, Amministratore Delegato di Po Valley, dice che la contrarietà della popolazione locale avrebbe inficiato la pratica di VIA…
In realtà molti non sono convinti della motivazione, e si aspettano per il futuro prossimo una nuova puntata della vicenda… Non si vorrebbe mai che quello che si è riusciti a scongiurare nel Parco venga riproposto subito fuori dai suoi confini! Soprattutto adesso che la maggior parte delle competenze sono ministeriali.

G. Certo è che in un periodo di forte ricerca nel campo delle energie alternative quello che sta accadendo  a voi oggi non può certo essere considerato un passo in avanti. Cosa ne dici?

D. Questa è proprio una delle tematiche emergenti. L’Italia è da sempre in deficit per quanto riguarda la domanda di energia ed oggi sarebbe ora di cominciare a ragionare ed investire in modo definitivo verso le fonti rinnovabili. E’ un passo decisivo, perché se inizieremo a sfruttare correttamente e strutturalmente il vento e il sole che bacia la nostra nazione, nel giro di qualche decennio la nostra bilancia energetica non sarà più così in passivo. E promuovere anche un modo degli stili di vita “sostenibili” anche tra le persone e per le nuove generazioni.

G. Vuoi aggiungere altro?

D. Solo due ulteriori riflessioni.La prima è che costituzionalmente la competenza urbanistica è riservata ai Comuni: pensiamo ai paini regolatori. E’ giusto che lo Stato possa, per interesse nazionale, accentrare nelle sue mani le scelte più strategiche, ma non considero corretto che, in questo caso, lo si faccia ignorando le scelte di pianificazioni portate avanti dai diversi Comuni negli ultimi 30 anni: il Parco, seppur nato “dal basso” ci ha messo del tempo per essere visto dalle popolazioni come una risorsa e non come un ulteriore vincolo che oggi anche economicamente inizia ad essere sostenibile. Oltre ai produttori nel parco si tiene annualmente a fine estate  un festival teatrale, “l’ultima luna d’estate”, che richiama nel territorio tantissime persone ogni anno.

La seconda è che, se vogliamo vedere un dato positivo da questa vicenda, potremmo dire che il Parco del Curone grazie a questa brutta storia, ha guadagnato maggior rilevanza agli occhi della popolazione stessa, che a volte lo dava quasi scontato, non accorgendosi della sua bellezza.

Grazie per l’attenzione e complimenti per il tuo interessantissimo blog!

G. Grazie a te e speriamo che questa rinuncia a procedere con la ricerca  all’interno del Parco non nasconda ulteriori insidie.

Ciao a tutti e alla prossima!

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Giacomo
Giacomohttp://www.rossilighting.it
Giacomo Rossi, architetto e lighting designer free lance, fondatore di Luxemozione.com. Dopo anni di attività nella progettazione della luce, fonda assieme ad altri colleghi LDT-Lighting Design Team , studio multidisciplinare di progettazione della luce. Alla progettazione affianca l'attività come docente presso il Politecnico di Milano e altre importanti scuole di architettura e design. tra cui IED Istituto Europeo di Design. E' inoltre autore di articoli su riviste del settore illuminotecnico. Dal 2014 è membro del Consiglio Direttivo di Apil-associazione dei professionisti dell'illuminazione.

2 Commenti

  1. l’importante è che lo stabilimento petrolchimico lo si illumini con apparecchi aventi massimo 0.49cd/klm a gamma90° ed oltre… 🙂

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