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Il rapporto tra l’uomo e la luce della città

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Da parecchio tempo ormai, più o meno da quando alcune amministrazioni comunali hanno scoperto  che dal rapporto sicurezza-illuminazione urbana ci si poteva giocare la campagna elettorale, è sato smarrito il  reale valore che una corretta illuminazione gioca nel virere quotidiano  della città. Una città molto illuminata è sinonimo necessariamente  di ben vivere ? Assolutamente no!Basta fare un giro per alcune vie centrali di Milano per capire di cosa sto parlando: strade palesemente sovradimensionate dal punto illuminotecnico per far felice chissà chi poi? Non certo l’utente della strada. Un bravo progettista a volte dovrebbe mettere da parte (almeno per qualche istante) l’oggettivo valore illuminotecnico indicato in normativa  (e molto spesso sovrastimato) per porsi qualche domanda in più sulle reali esignenze di chi vive  la città. Dunque, come riporta un articolo di tanto tempo fa, la “soluzione non è avere più luce, ma una luce migliore”.

Obiettivo dello studio segnalatomi da Daria Casciani del Politecnico di Milano è proprio quello comprendere un po’ meglio il punto di vista dell’utente sull’illuminazione pubblica. Strumento necessario è un questionario, ELSE (Experience of Lighting Sustainability in the Urban Environment ), che voi tutti siete invitati a compilare in modo che la tesi finale sia più completa ed reale possibile.

[edit: maggio 2015] l’articolo ha qualche anno, vi segnalo il testo pubblicato da Daria Casciani con l’esito del sondaggio che potete scaricare qua:  Sondaggio ELSE

Il discorso sulla sostenibilità dell’illuminazione pubblica necessita di un approfondimento qualitativo sul rapporto reciproco tra uomo-luce-ambiente (fisiologia, psicologia, aspettative e percezioni) a partire da studi sociali, scienze comportamentali e dalla psicologia ambientale. (L. Tillet, 2011). Oggi, il rischio è che l’illuminazione della città tenga in considerazione unicamente la tecnologia, la standardizzazione di un illuminazione a palo univoca, funzionale, uniforme e sovradimensionata che oscura il senso stesso dello sviluppo dell’illuminazione focalizzandosi principalmente sul risparmio energetico.

Diversamente, dal momento che la luce è primariamente intesa per le persone, un progetto di luce deve necessariamente fondarsi sugli aspetti sociali, comportamentali e sui bisogni di tutti gli abitanti dell’ambiente considerato e bilanciare gli aspetti energetici, funzionali, economici con un senso di sostenibilità totale: la tecnologia assume un senso applicativo solo nell’innovazione sociale, ovvero solo se considerata in stretto legame con l’uomo. (Uk Kim, Sung-O, 2009).

All’interno di un contesto urbano in continua riconfigurazione, caratterizzato da una molteplice sovrapposizione di funzioni cittadine e alla ricerca di convivenza urbana, l’indagine sul rapporto tra luce e uomo è finalizzata al recupero della quota zero, attraverso la risoluzione di situazioni patologiche (crimine, vandalismo, etc) verso una fruizione partecipata, coinvolgente ed esperienziale che ricostruisca i rapporti e le relazioni di fiducia fra gli individui e verso lo spazio città. (F. Burkahardt, 1998). In questo scenario, le nuove tecnologie di illuminazione e controllo possono dare un contributo per ridefinire lo spazio urbano e lo stesso design degli apparecchi di illuminazione pubblica in maniera più riflessiva ed ecologicamente responsabile, creando, una nuova relazione spaziale ed esperienziale tra l’uomo e l’ambiente notturno urbano.

Il questionario proposto, ELSE, vuole iniziare un percorso di ricerca sull’impatto sociale dell’illuminazione pubblica per comprendere quale sia la percezione, l’opinione e l’aspettativa dell’uomo rispetto alla luce in uno spazio pubblico all’interno della città (piazza, galleria, strada).

Il risparmio energetico è argomento oggi di primo interesse nel settore dell’illuminazione ed è ormai evidente che l’efficienza energetica dovuta alla selezione della sorgente di illuminazione più tecnologicamente avanzata in combinazione all’apparecchio appropriato e l’integrazione di sistemi di monitoraggio, controllo e gestione intelligente della luce artificiale possono essere strumenti utili ma non risolutivi. (D. Owen, 2010).

La ricerca vuole comprendere come possa essere valutata l’effettiva sostenibilità di una buona luce per l’illuminazione della strada: focalizzarsi solo sui consumi energetici è sufficiente oppure bisogna anche valutare la performance generata dalla luce, l’esperienza percepita e la capacità di creare forme di illuminazione urbana per nuove esperienze, valori e concezioni dello spazio pubblico? Cosa vuol dire performance dell’illuminazione pubblica? Si tratta solo dell’efficienza del sistema di illuminazione a palo e dell’impianto per assicurare la visibilità nel buio della notte con il minimo consumo oppure si devono valutare sistemi maggiormente interessati ad aspetti come lasicurezza, il comfort e l’esperienza socio-conviviale della città?

Voi cosa ne dite? Io il questionario l’ho compilato e voi?

alla prossima!

Giacomo
Giacomohttp://www.rossilighting.it
Giacomo Rossi, architetto e lighting designer free lance, fondatore di Luxemozione.com. Dopo anni di attività nella progettazione della luce, fonda assieme ad altri colleghi LDT-Lighting Design Team , studio multidisciplinare di progettazione della luce. Alla progettazione affianca l'attività come docente presso il Politecnico di Milano e altre importanti scuole di architettura e design. tra cui IED Istituto Europeo di Design. E' inoltre autore di articoli su riviste del settore illuminotecnico. Dal 2014 è membro del Consiglio Direttivo di Apil-associazione dei professionisti dell'illuminazione.

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