Cari lettori rieccomi dopo un mese di (apparente) silenzio in cui, di fatto, sono stati apportati numerosi cambiamenti alle retrovie di Luxemozione.
Dovute modifche volte a migliorare l’esperienza di voi lettori, di cui magari vi racconterò più nel dettaglio fra una settimana, in occasione del sesto anniversario dalla nascita di questo blog.
Tra le tante novità alcune collaborazioni con altrettanti blog con cui ho deciso di condividere alcuni articoli, quindi BlogArredamento che, già da qualche settimana, ripropone gli articoli di Luxemozione e poi, vera novità, il rapporto con il novello LED-in Blog, nuova testata online (che proprio oggi vede la luce), ramificazione della più nota rivista LED-in edita da Tecnoimprese, con cui, forse già sapete, collaboro ormai da un paio d’anni come articolista per la rubrica “L’angolo del Design”.
E per celebrare questo nuovo rapporto, a partire da oggi, con cadenza più o meno casuale, riproporrò alcuni degli articoli più interessanti pubblicati su LED in.
Oggi, per cominciare, vi parlo del magnifico progetto per la Harpa Concert Hall di Reykjavik, già vincitore del noto premio internazionale d’architettura Mies van der Rohe Award. Un progetto davvero ispirante che mi ha davvero colpito.
L’Harpa Concert Hall, integrata perfettamente nella struttura urbana di cui fa parte e ispirata alla natura severa a cui appartiene fatta di ghiaccio, roccia, e luce mutevole. Il nome stesso dell’edificio, “Harpa” ha un duplice significato: il primo, evidente, riferito allo strumento musicale, il secondo radicato nella cultura islandese, harp infatti è anche il nome del primo mese di primavera nel calendario nordico, simbolo di promessa di tempi migliori.
Il nuovo edificio, che fa parte di un più ampio progetto di urbanizzazione, volto a ridare vigore all’area del porto di Reykjavik, ambisce a diventare importante elemento attrattivo non solo locale, ma punto di riferimento per la cultura tra Vecchio e Nuovo Continente. L’ambizioso progetto, realizzato grazie alla collaborazione tra Henning Larsen Architects, l’artista Olafur Eliasson e altri studi internazionali, si sviluppa su un area di circa 28mila m2: con la sala da 1800 posti a sedere, due sale prova, due foyer, e diversi servizi annessi è la più grande struttura pubblica a Reykjavik.
Elemento più caratteristico e connotante dell’intera architettura è il sistema pensato per la facciata, progettato dal artista di origine scandinava Olafur Eliasson, famoso per le sue installazioni ispirate agli elementi della natura: “acqua, vapore, lava, fuoco, ghiaccio, vento e luce sono gli ingredienti, i materiali grezzi dei suoi esperimenti artistici; sono gli elementi con cui compone, ma senza alcun tentativo di nasconderne le origini o i meccanismi”.
La stuttura della facciata in vetro si basa su un sistema geometrico modulare dodecagonale chiamato semi-mattoni (quasi-brick) che da vita ad un pattern tridimensionale che fuoriesce dal volume dell’edificio nel prospetto sud e che viene declinato alle due dimensioni per i rimanenti lati. I primi prototipi del sistema “quasi-brick” vennero realizzati per la prima volta da Eliasson in occasione della Biennale di Architettura di Venezia del 2006 e successivamente perfezionati fino al completamento del progetto.
Ispirato alla natura islandese, l’edificio appare in un gioco caleidoscopico di colori che cambiano: i prismi di vetro catturano e riflettono la luce del giorno e delle stagioni come ‘un calendario di luce’. L’artista osserva: “Nel corso degli anni sono stato ispirato da forme e disegni fatti dalla natura, l’Islanda è ricca di fenomeni naturali unici, come le colonne di basalto cristallizzato, a cui il semi-mattone si ispira”.
La facciata sud, verso la città, si compone di circa 1.000 prismi tridimensionali che ricoprono la “grezza” e monolitica struttura retrostante come un diafano mantello di cristallo, queste strutture geometriche di vetro, che durante la giornata vivono di luce riflessa e rifratta dell’ambiente circostante, continuano a comunicare durante la notte, dopo il crepuscolo, grazie all’utilizzo di un sistema di luce artificiale a LED ad essi integrato.
Al fine di raggiungere la massima interazione tra natura, luce artificiale ed edificio , il team ha condotto un’approfondita analisi del movimento del sole, in modo da riuscire a realizzare un sistema di luce artificiale che fosse in grado di dialogare alla perfezione con la mutevole luce naturale islandese.
Durante il corso di una giornata, il movimento del sole da est a ovest si riflette sulle decine di sfaccettature di cristallo del prospetto sud, a seconda del tempo e dell’ora del giorno, questo gioco di riflessioni e trasparenze rende ancor più esplicito il rapporto della natura con l’edificio. Diverse sono le condizioni di luce che accompagneranno l’attività interna: in pieno giorno in una notte d’estate, o nel buio di un pomeriggio di inizio inverno. Per rispondere a questa varietà naturale, alcuni moduli di semi-mattoni sono dotati di un vetro speciale dicroico in grado di riflettere sfumature di verde, giallo o arancione e colori complementari. Di notte, le strisce LED RGB di colore rosso, verde e blu , integrate all’interno dei mattoni, illumineranno la facciata: il colore e l’intensità luminosa ogni mattone potrà generare autonomamente l’intero spettro dei colori.
Dunque, la luce del giorno muta l’edificio in una infinita varietà di colori, di notte per prolungare questo effetto è stata studiata, in collaborazione con Zumtobel, una speciale soluzione illuminotecnica. Per il prospetto anteriore sono state usate strip LED RGB, ciascuna controllata singolarmente in modo da regolare tinta e intensità di ciascun mattone. Il sistema LED è stato integrato all’interno del profilo di ogni modulo in modo da ridurne al massimo l’impatto visivo in modo che fosse completamente invisibile dall’ dall’esterno. Di notte si ha la percezione di un effetto di luce dinamica, che cambia a seconda della posizione dell’osservatore e da come la luce viene riflessa e rifratta da ciascun cristallo.
Una soluzione illuminotecnica site-specific per l’HarpaConcert Hall , che non illumina solamente l’architettura, ma mette in evidenza l’anima del progetto. Retweet
Per la facciata nord, realizzata invece con un sistema di lastre di vetro piano, è stata studiato un effetto di luce bianca che mette in evidenza i piani sfalsati e le geometrie che la caratterizzano; l’effetto desiderato è stato ottenuto illuminando la metà superiore di ogni telaio strutturale con l’ausilio di corpi illuminanti LED.
Prima della messa in opera del sistema di illuminazione integrato sono stati eseguiti, in collaborazione con l’azienda fornitrice, numerosi test approfonditi di simulazione e prove di mock-up, in modo da ottenere una soluzione finale che fosse in grado di rendere al meglio l’effetto desiderato.
Gli elementi lineari LED, inseriti all’interno della struttura sono controllati singolarmente con sistema DMX 512, ciascuno in grado di offrire una soluzione differente per gamma di colore ed intensità. La soluzione stata pensata per integrarsi alla perfezione con la struttura , progettata con il supporto di Zumtobel, è dotata di un sistema di fissaggio che favorisce l’installazione e la manutenzione in sicurezza e di un ottica speciale in grado di diffondere al meglio la luce emessa.
Più nel dettaglio, ciascun modulo è costituito da una strip LED lunga 137 cm di potenza complessiva di 13,2W, dimmerabili fino al 1% della potenza totale. Per garantire la massima efficienza del sistema sono stati utilizzati LED in grado di emettere il flusso luminoso con angolo di apertura di 90° ; per ottenere la massima omogeneità il flusso emesso viene preventivamente fatto passare una attraverso un sistema composta da una “camera di miscelazione della luce” e schermi di materiale plastico. Dal punto di vista elettrico, il cablaggio dei moduli LED è stato eseguito in modo tale da rendere il passaggio dei cavi assolutamente invisibile, all’interno della struttura portante o tra i giunti di tenuta dei pannelli di vetro.
Quindi una soluzione illuminotecnica site-specific, nata dalla stretta collaborazione tra progettista, artista, lighting designer e azienda produttrice, che non illumina solamente l’architettura, ma mette in evidenza l’anima del progetto.
In Islanda, a pochi chilometri dal circolo polare, è da poco sorta una nuova scultura-architettura, l’Harpa Concert Hall, integrata perfettamente nella struttura urbana di cui fa parte e ispirata alla natura severa a cui appartiene fatta di ghiaccio, roccia, e luce mutevole. Il nome stesso dell’edificio, “Harpa” ha un duplice significato: il primo, evidente, riferito allo strumento musicale, il secondo radicato nella cultura islandese, harp infatti è anche il nome del primo mese di primavera nel calendario nordico, simbolo di promessa di tempi migliori.
Il nuovo edificio, che fa parte di un più ampio progetto di urbanizzazione, volto a ridare vigore all’area del porto di Reykjavik, ambisce a diventare importante elemento attrattivo non solo locale, ma punto di riferimento per la cultura tra Vecchio e Nuovo Continente. L’ambizioso progetto, realizzato grazie alla collaborazione tra Henning Larsen Architects, l’artista Olafur Eliasson e altri studi internazionali, si sviluppa su un area di circa 28mila m2: con la sala da 1800 posti a sedere, due sale prova, due foyer, e diversi servizi annessi è la più grande struttura pubblica a Reykjavik.
Elemento più caratteristico e connotante dell’intera architettura è il sistema pensato per la facciata, progettato dal artista di origine scandinava Olafur Eliasson, famoso per le sue installazioni ispirate agli elementi della natura: “acqua, vapore, lava, fuoco, ghiaccio, vento e luce sono gli ingredienti, i materiali grezzi dei suoi esperimenti artistici; sono gli elementi con cui compone, ma senza alcun tentativo di nasconderne le origini o i meccanismi”.
La stuttura della facciata in vetro si basa su un sistema geometrico modulare dodecagonale chiamato semi-mattoni (quasi-brick) che da vita ad un pattern tridimensionale che fuoriesce dal volume dell’edificio nel prospetto sud e che viene declinato alle due dimensioni per i rimanenti lati. I primi prototipi del sistema “quasi-brick” vennero realizzati per la prima volta da Eliasson in occasione della Biennale di Architettura di Venezia del 2006 e successivamente perfezionati fino al completamento del progetto.
Ispirato alla natura islandese, l’edificio appare in un gioco caleidoscopico di colori che cambiano: i prismi di vetro catturano e riflettono la luce del giorno e delle stagioni come ‘un calendario di luce’. L’artista osserva: “Nel corso degli anni sono stato ispirato da forme e disegni fatti dalla natura, l’Islanda è ricca di fenomeni naturali unici, come le colonne di basalto cristallizzato, a cui il semi-mattone si ispira”.
La facciata sud, verso la città, si compone di circa 1.000 prismi tridimensionali che ricoprono la “grezza” e monolitica struttura retrostante come un diafano mantello di cristallo, queste strutture geometriche di vetro, che durante la giornata vivono di luce riflessa e rifratta dell’ambiente circostante, continuano a comunicare durante la notte, dopo il crepuscolo, grazie all’utilizzo di un sistema di luce artificiale a LED ad essi integrato.
Al fine di raggiungere la massima interazione tra natura, luce artificiale ed edificio , il team ha condotto un’approfondita analisi del movimento del sole, in modo da riuscire a realizzare un sistema di luce artificiale che fosse in grado di dialogare alla perfezione con la mutevole luce naturale islandese.
Durante il corso di una giornata, il movimento del sole da est a ovest si riflette sulle decine di sfaccettature di cristallo del prospetto sud, a seconda del tempo e dell’ora del giorno, questo gioco di riflessioni e trasparenze rende ancor più esplicito il rapporto della natura con l’edificio. Diverse sono le condizioni di luce che accompagneranno l’attività interna: in pieno giorno in una notte d’estate, o nel buio di un pomeriggio di inizio inverno. Per rispondere a questa varietà naturale, alcuni moduli di semi-mattoni sono dotati di un vetro speciale dicroico in grado di riflettere sfumature di verde, giallo o arancione e colori complementari. Di notte, le strisce LED RGB di colore rosso, verde e blu , integrate all’interno dei mattoni, illumineranno la facciata: il colore e l’intensità luminosa ogni mattone potrà generare autonomamente l’intero spettro dei colori.
Dunque, la luce del giorno muta l’edificio in una infinita varietà di colori, di notte per prolungare questo effetto è stata studiata, in collaborazione con Zumtobel, una speciale soluzione illuminotecnica. Per il prospetto anteriore sono state usate strip LED RGB, ciascuna controllata singolarmente in modo da regolare tinta e intensità di ciascun mattone. Il sistema LED è stato integrato all’interno del profilo di ogni modulo in modo da ridurne al massimo l’impatto visivo in modo che fosse completamente invisibile dall’ dall’esterno. Di notte si ha la percezione di un effetto di luce dinamica, che cambia a seconda della posizione dell’osservatore e da come la luce viene riflessa e rifratta da ciascun cristallo.
Per la facciata nord, realizzata invece con un sistema di lastre di vetro piano, è stata studiato un effetto di luce bianca che mette in evidenza i piani sfalsati e le geometrie che la caratterizzano; l’effetto desiderato è stato ottenuto illuminando la metà superiore di ogni telaio strutturale con l’ausilio di corpi illuminanti LED.
Prima della messa in opera del sistema di illuminazione integrato sono stati eseguiti, in collaborazione con l’azienda fornitrice, numerosi test approfonditi di simulazione e prove di mock-up, in modo da ottenere una soluzione finale che fosse in grado di rendere al meglio l’effetto desiderato.
Gli elementi lineari LED, inseriti all’interno della struttura sono controllati singolarmente con sistema DMX 512, ciascuno in grado di offrire una soluzione differente per gamma di colore ed intensità. La soluzione stata pensata per integrarsi alla perfezione con la struttura , progettata con il supporto di Zumtobel, è dotata di un sistema di fissaggio che favorisce l’installazione e la manutenzione in sicurezza e di un ottica speciale in grado di diffondere al meglio la luce emessa.
Più nel dettaglio, ciascun modulo è costituito da una strip LED lunga 137 cm di potenza complessiva di 13,2W, dimmerabili fino al 1% della potenza totale. Per garantire la massima efficienza del sistema sono stati utilizzati LED in grado di emettere il flusso luminoso con angolo di apertura di 90° ; per ottenere la massima omogeneità il flusso emesso viene preventivamente fatto passare una attraverso un sistema composta da una “camera di miscelazione della luce” e schermi di materiale plastico. Dal punto di vista elettrico, il cablaggio dei moduli LED è stato eseguito in modo tale da rendere il passaggio dei cavi assolutamente invisibile, all’interno della struttura portante o tra i giunti di tenuta dei pannelli di vetro.
Quindi una soluzione illuminotecnica assolutamente site-specific, nata dalla stretta collaborazione tra progettista, artista, lighting designer e azienda produttrice, che non illumina solamente l’architettura, ma mette in evidenza l’anima del progetto.