La cara vecchia lampadina ad incandescenza che per più di un secolo ha rischiarato le nostre abitazioni è veramente giunta a fine vita? Già da settembre Philips e Co termineranno la produzione dei modelli meno efficienti (le versioni 100W frosted), che pian piano inizieranno a scomparire dai supermercati.
Il dibattito sull’effettiva necessità di ritirare dal mercato tutte le sorgenti ad incandescenza è però tutt’altro che spento: certo è vero che le sorgenti ad incandescenza sono in linea generale caratterizzate da un’efficienza luminosa bassa, che corrisponde ad una maggiore spesa per l’utente che ne fa uso e da elevato impatto sull’ambiente, facendo un calcolo approssimativo sull’anidride carbonica equivalente emessa durante il funzionamento delle sorgenti (calcolo che come ho avuto modo di raccontarvi tempo fa lascia un po’ il tempo che trova).
Quindi Lampada ad incandescenza è nemica dell’ambiente, beh se la definizione è costruita intorno all’efficienza che questa sorgente è in grado di offrirci allora è vero, la lampadina produce veramente poca luce rispetto a quanto consuma, in particolare se confrontata con la più moderna (si fa per dire) lampada a risparmio energetico (CFL) . Faccio un po’ fatica però a pensare alla lampadina a risparmio energetico come un’alternativa ecologica, visto che per me ecologico significa di minor impatto sull’ambiente e certo la risparmio energetico o fluorescente compatta che dir si voglia tutto è tranne che “impatto zero”: non dimenticate infatti che per produrre una sorgente fluo compatta, tecnologicamente più complessa di una incandescenza, è necessario l’impiego di più risorse e quindi più energia. Non dimentichiamo poi il contenuto di mercurio necessario al funzionamento. Una piccola quantità direte voi, ma che se moltiplicata per centinaia di lampade a risparmio mal smaltite può avere gravi conseguenze sull’ambiente.
Dunque unica colpa della nostra lampadina ad incandescenza è quella di avere una bassa efficienza luminosa? beh forse la moderna tecnologia può ancora una volta risolvere ogni nostro problema: dovete sapere infatti che il gruppo di ricerca dell’Università di Rochester, nello stato di New York, guidati dal prof. Chunlei Guo ha trovato il modo di aumentare enormemente l’efficienza delle nostre vecchie lampadine. Irradiando i filamenti di tungsteno con un fascio laser ultra rapido – impulsi di un miliardesimo di secondo – si può quasi raddoppiare la luminosità della lampada senza modificarne la potenza e, quindi, il consumo di energia.
Gli scienziati si sono accorti che applicando una serie di impulsi laser ad una frequenza di qualche femtosecondo (10-15 secondi) viene modificata la nano struttura del filamento di tungsteno, aumentando enormemente la capacità di assorbimento del materiale e quindi, vista la legge di Kirchhoff che ci dice che alla stessa temperatura la capacita di assorbimento di un materiale è proporzionale alla capacità emissiva, e di conseguenza la capacitò del tungsteno di emettere luce se portato ad una certa temperatura.
Per verificare l’effettiva validità della scoperta solo una parte del filamento di tungsteno attraverso il bulbo della sorgente, e stato colpito con una serie di 65 impulsi ad alta frequenza e lunghezza d’onda 800nm. Il risultato è stato immediato: la parte colpita emetteva effettivamente molta più luce (circa il 50% in più) di quella emessa invece dalla restante parte non trattata. In pratica sostengono gli scienziati, ulteriori test hanno dimostrato che trattando l’intero filamento di una lampada da 60 watt si ha una emissione in luminosità pari a 100 watt. (qua maggiori approfondimenti)
La lampada ad incandescenza è pronta dunque ad un inatteso ritorno da protagonista sul palcoscenico dell’illuminazione? Forse sì, ma anche no, visto che a detta degli stessi ricercatori il processo richiede un ingente impiego di risorse economiche, mi chiedo dunque a questo punto quale sarà l’azienda produttrice disposta ad investire ulteriore denaro in una tecnologia considerata morta e sepolta ormai da molto tempo.
E Voi cosa ne dite?