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Ordine o non ordine questo è il problema

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Alla fine non ho resistito, devo proprio dire la mia. Chi è dunque questo dannato lighting designer? Beh il tema è scottante e difficile è prendere una posizione, soprattutto dopo che un paio di articoli (qua e qua) dell’amico Romano Baratta di Lighting Now hanno fatto esplodere un bubbone che da tempo doveva essere schiacciato. E tutto sommato, non ostante l’irruenza, alcuni punti sono più che condivisibili. Ci ho riflettuto discusso e litigato su parecchio questa settimana e credo di essere giunto ad una conclusione: questa professione, che in Italia non esiste (la professione del sarchiapone potremmo chiamarla) ha bisogno disperato di un’ identità. In passato l’amico Cesare Coppedè aveva scritto un ottimo articolo proprio qua su Luxemozione, dove faceva un’attenta disamina sull’identità ed il ruolo del lighting designer, andatevelo a rileggere per favore.

Il problema credo nasca proprio dal fatto che questa professione, l’illuminotecnico, per usare un termine orami desueto, è una professione trasversale, che parte dallo spettacolo e arriva fino all’illuminazione della galleria, passando per i beni culturali. Date una scorsa ai quasi 250 articoli di Luxemozione, vi accorgerete che gli argomenti trattati sono disparati, come molteplici sono le sfaccettature che il lighting professionista nella sua definizione può assumere.

Se potessi riassumere in poche righe il dibattito secolare sul ruolo del professionista delle luci, lo scriverei così:

“Sono io, io, io lighting designer! Io sono lo scenografo delle luci, io mi sono fatto il culo da quando avevo 18 anni sui ponteggi dei palcoscenici! Non se ne parla nemmeno risponde l’architetto (dall’alto del suo scranno), tu misero elettricista, io sono l’eletto, io so distinguere gli stili architettonici e chi meglio di me può dar risalto ad una chiesa o un palazzo con la fantastica arte dell’illuminazione?
Ha! ribatte l’ingegnere elettrotecnico iperspecializzato , che la fisica della luce la mangia a colazione, voi miseri, che non sapete distinguere un fotone da un elettrone.Io ho la scienza, io sono l’illuminotecnico!”

Dunque dove sta la verità? Boh? Forse nel mezzo, ma più che altro penso che, visto che in questi giorni si è parlato molto di “Ordini”, un po’ di ordine debba essere fatto! Non si devono offendere i signori Architetti, Ingegneri, Periti per le dure parole di Romano Baratta, ma devono prendere coscienza di una cosa, che maledizione, questa professione non ha un identità.

Ma scusate come si devono sentire allora gli esimi colleghi, dottori in disegno industriale, ai quali è stato per anni promesso un ordine professionale dai signori del Politecnico di Milano, ordine professionale che credo mai verrà costituito? Colleghi che si sono fatti il culo nei corsi di specializzazione dell’indirizzo Luce (ormai abbandonato) della facoltà di Design? E adesso? Chi può biasimarli se sono incazzati neri? Io no di certo, soprattutto quando esistono associazioni di professionisti illuminotecnici che precludono l’iscrizione agli appartenenti ad un ordine professionale, senza fare distinzione tra architetti, ingegneri, periti e (questa è bella) a geometri. Dunque chi è il lighting designer? Il libero professionista iscritto ad un Ordine?

Forse ha ragione l’amico Cesare che mi diceva: “io più che lighting designer mi sento architetto lighting designer.”

Voi cosa ne dite?

Giacomo
Giacomohttp://www.rossilighting.it
Giacomo Rossi, architetto e lighting designer free lance, fondatore di Luxemozione.com. Dopo anni di attività nella progettazione della luce, fonda assieme ad altri colleghi LDT-Lighting Design Team , studio multidisciplinare di progettazione della luce. Alla progettazione affianca l'attività come docente presso il Politecnico di Milano e altre importanti scuole di architettura e design. tra cui IED Istituto Europeo di Design. E' inoltre autore di articoli su riviste del settore illuminotecnico. Dal 2014 è membro del Consiglio Direttivo di Apil-associazione dei professionisti dell'illuminazione.

5 Commenti

  1. Ciao Giacomo,
    hai ragione, esiste il lighting designer per lo spettacolo, per il civile, per il teatro denominato “datore luci” che è differente da quello per lo spettacolo, per il cinema e la tv, denominati “direttori della fotografia” e per la moda… tutti vengono definiti lighting designer nonostante c’è molta differenza tra il lavoro di ognuno di queste figure anche se accomunati dal “domare” l’elemento LUCE.

    Dovrebbe essere creato un ordine per queste figure professionali, differenziandole per categorie… come già succede per gli ingegneri o per gli architetti.

    Non ce l’ho con i progettisti della luce che sono iscritti ad ordini professionali della loro professione MADRE, ma è importante che non vengano esclusi gli altri, che non hanno un ordine, dallo svolgere questo professione. Alcune associazioni limitano le iscrizioni e di conseguenza limitano il lavoro a chi non ha un ordine alle spalle… perché queste associazioni vengono viste come gli organi da interpellare per capire chi ha le competenze necessarie a svolgere la professione di progettista della luce. E’ evidente che ci sono molti progettisti della luce che non hanno un ordine, che nonostante sono ottimi professionisti, sono tenuti fuori dai giri degli affidamenti dei progetti… e questo non è giusto!

    Devono smettere di custodire la torta per mangiarsela solo loro. Se vogliono mangiare la torta, se la devono guadagnare!

  2. Ciao Giacomo, come hai ragione sia tu che il sig. Baratta!
    A cui devo però appuntare che le aziende che fanno i progetti,almeno alcune di esse, per ora, sono le uniche che si premurano di dare lavoro e riconoscere la professionalità, anche a livello economico, dei lighting designer..come (ci provo) me…Sarebbe bello, infatti, essere una libera professionista, ma non è nella cultura della gente e delle istituioni ricercare un lighting designer per il progetto della luce!
    Essendo laureata in disegno industriale mi sento particoloarmente toccata da questo tema, perchè non c’è un ordine professionale che curi i miei interessi, mi tuteli e mi dia la possibilità di stare sul mercato come professionista e, sono sincera, sto seriamente pensando di prendermi una laurea in architettura o ingegneria (se, vabbè, sognamo) solo per poi godere di questo beneficio castale.
    La verità è che nessuno mai permetterà la costituzione di un albo di lighting designer, possibilmente a cui accedere tramite esame, perchè ciò non permetterebbe più a nessun perito-architetto-ingegnere qualsiasi di spacciarsi per progettista della luce senza averene le credenziali, togliendo loro una fonte di guadagno piuttosto facile, vista la mancanza di cultura del progetto della luce che permea la nostra società…
    Scusa la durezza, Giacomo, ma questa cosa mi fa imbufalire in maniera particolare…

  3. Ciao Claudia! Chi non muore si rivede 😀
    Finalmente qualcuno che commenta, ovviamente a parte Romano che è il diretto interessate.
    Dunque l’argomento non è semplice, e ti assicuro fonte di discussione tra colleghi e amici lighting designer, architettie e non.
    Spero che il mio amico Cesare, che nell’articolo sopra ho citato per ben due volte (mi chiederà i danni 🙂 ) si decida a scrivere il suo punto di vista. Speriamo sia razionale e obiettivo come al solito!
    a presto!

  4. Per tutti:
    Date un’occhiata al sito dell’Accademia di Belle Arti di Macerata. Tra i corsi di diploma di 1° livello (3 anni), comprende quello in “Light Design”. Probabilmente quest’anno son stati introdotti i 2 anni di specialistica (sempre della stessa professione).

    Potete inviare relativi vostri commenti alla mia email:
    [email protected]

    • Gianmarco, non so che tipo di interesse ti spinga a segnalare questa cosa, ma in tutta Italia da anni gli atenei si muovono e creano corsi di studio in cui si presume indirizzino gli studenti al difficile lavoro di progettazione della luce. Non sto a sindacare sul fatto che proporre quello da te segnalato sia un’accademia delle belle arti, ma ricordo che anni fa, per la precisione 11, al Politecnico di Milano esisteva già una laurea quinquennale in Design della Luce. Diffido, quindi, di chi si sveglia ora a proporre questi corsi, cavalcando l’onda delle mode. Dopodichè la mia recensione si deve fermare, perchè non conosco a fondo nè i contenuti e i programmi del corso, nè i docenti deputati all’insegnamento…che effetivamente sono quelli che fanno la differenza.

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