11 settembre 2011, sono già passati dieci anni da quel tragico martedì che cambiò le sorti dell’intero pianeta. E’ incredibile come il ricordo sia ancora così vivido, ho ancora stampate ben chiare nella testa le immagini alla televisione delle due torri in fiamme, prima del crollo.
Le cose, là al World Trade Center, stanno piano piano cambiando, il cantiere procede nel suo incessante lavoro di ricostruzione, a coprire una ferita che in realtà, probabilmente ,non si cicatrizzerà mai.
Foto in header courtesy Mark Lennihan
In questi giorni le comunità newyorkesi si preparano a commemorare variamente le vittime dell’11 settembre 2001. L’evento collettivo più discusso ed atteso è certamente quello dell’inaugurazione del National September 11 Memorial, progettato da Michael Arad e Peter Walker, Reflecting Absence (Qua le foto della realizzazione). Una cascata d’acqua a formare un velo ai piani inferiori, attraverso il vuoto di due grandi vasche situate dove un tempo sorgevano le due torri. Opera-metafora dell’assenza, della dolorosa perdita provocata dalla tragedia.
Il progetto Tribute in Light
Accanto all’evento d’inaugurazione dell’opera permanente di Arad, come ogni anno dal 2002, verrà acceso solo per poche ore un altro monumento commemorativo, il Tribute in Light, opera effimera fatta di luce, ma carica di importanti significati, progettata dal noto studio di Lighting Design con sede a NY Fisher Marantz Stone.
Nel video qua sotto Paul Marantz racconta la genesi del progetto.
L’installazione, realizzata grazie al patrocinio della Municipal Art Society di New York, fu progettata nel 2002 da John Bennett, Gustavo Bonevardi, Richard Nash Gould, Julian Laverdiere, Paul Myoda e Paul Marantz. E’ realizzata con l’ausilio di 88 proiettori Spacecannon dotati di sorgenti Xenon per un assorbimento di 7kW l’uno. Per maggiori dettagli vi rimando all’articolo che scrissi l’anno passato.
Il back stage dell’evento
Ma vediamo un po’ meglio cosa accade nel back stage dell’evento e in che modo viene realizzata l’installazione di luce più nota al mondo.
Le prove preliminari iniziano qualche settimana prima dell’accensione, su un tetto di un garage di Tribeca, dove uno uno staff di 30 elettricisti, tecnici luci, macchinisti provvedono, con l’ausilio di guanti e occhiali protettivi, a tarare, indirizzare e controllare gli 88 proiettori da 7000W che spareranno nel cielo di New York due fasci gemelli di luce bluastra visibili da chilometri di distanza.
Primo passo è quello di suddividere i proiettori in due gruppi da 44, posizionati all’interno telai metallici che garantiscono una più rapida messa in opera dell’installazione e orientamento dei fasci luminosi, che dovranno essere paralleli fra loro al 100%.
E’ compito dei tecnici luci noti come “Spotters” di controllare che , grazie all’ausilio di sistemi satellitari, una volta posizionati in loco i proiettori siano perfettamente perpendicolari. Spetta invece al team di elettricisti specializzati il controllo dell’integrità del sistema di alimentazione : due generatori ad alta potenza, da quest’anno alimentati a biodisel.
E così poco prima del tramonto dell’11 settembre, le luci si accenderanno, raggiungendo piena potenza dopo circa 5 minuti. E nel cielo di New York saranno visibili le due imponenti torri di luce, memoria delle vittime dell’ 11 settembre 2001.
E un video del back stage.
Da notare il cartello “made in Italy www.spacecannon.it ” vi ricordo che la Space Cannon venne comperata dal gruppo zumtobel nel 2008. Nell’ottobre del 2010, a seguito di una serie di problematiche finanziarie, ne è stato dichiarato il fallimento .
Alla prossima
Un bell’articolo e delle belle foto che omaggiano anche chi lavora dietro le quinte.
Ma visto che hai tirato in ballo l’argomento, mi piacerebbe sentire la tua opinione anche in merito alla vicenda Space Cannon e il rispettivo comportamento della Zumtobel. Io credo che l’articolo di Milano Finanza al quale rimandi, tratti l’argomento con sufficienza e faccia suonare solo una campana, guardacaso quella del CEO Zumtobel…
Saluti
Davide
La chiusura di SPACE CANNON è una ferita aperta nel mondo italiano dell’illuminazione.