Rieccomi qua dopo quasi un mese sabbatico di riflessione, necessario a riprendere fiato dopo tutti gli accadimenti , frutto di decisioni a lungo meditate che, di fatto, hanno cambiato, in meglio, la mia vita professionale.
Quindi un nuovo articolo, che quasi potrei definire il primo di una nuova era che mi vedrà sicuramente più attivo sia come autore, tra le pagine di questo blog, sia come lighting designer libero professionista.
Dunque per riprendere alla grande, propositivo al punto giusto, visto che comunicare è il modo migliore di far conoscere ai più l’importanza del ruolo del lightign designer nella progettazione, vi propongo un bel lavoro realizzato ad Istanbul dallo Studio di Paola Urbano di Torino ormai un paio di anni fa, ma che rimane oggi ancora molto attuale.
Oggetto dell’intervento è un vecchio edificio industriale Ottomano, vicino al Corno d’Oro, con una superficie di circa 4000mq, ristrutturato dallo studio turco Erginoğlu & Çalışlar Architects per ospitare i nuovi uffici di un agenzia di pubblicità. La struttura dell’edificio che è stata preservata nella sua forma originaria, ospita inoltre uno spazio polifunzionale -fruibile anche nelle ore serali per piccoli eventi privati e mostre. Il progetto della luce ha interagito sin da subito con le soluzioni del progetto architettonico, garantendo un’illuminazione funzionale e scenografica senza intaccare i muri dell’antica struttura.
L’idea di un contenitore edilizio di 4000mq con spazi interni molto ampi che comunicano tra di loro più di quanto non facciano con l’esterno è stato uno dei primi spunti per il progetto della luce. La struttura originaria e l’intervento di recupero a prima vista evocavano un “nucleo abitato” in microscala o meglio un “bazaar coperto” con affacci e balconi sui passaggi interni ( corridoi ). Questo concetto di spazio richiamava l’immagine di una luce viva e differenziata, che facesse emergere verso i passaggi coperti la vivacità e l’operosità delle attività svolte negli spazi limitrofi. I corridoi ricordavano altresì i vicoli di antichi nuclei rurali. Inoltre, i vecchi archi ed i muri in pietra evocavano la “memoria del luogo” che richiedeva di essere messa in luce.
Più nel dettaglio, analizzando le diverse aree d’intervento:
– I corridoi
L’idea evocativa del “bazar coperto” suggerita dall’edificio, è stata realizzata rafforzando la percezione delle aperture e delle finestre che affacciano sui corridoi. Tutti gli intradossi degli archi sono stati enfatizzati con un illuminazione indiretta realizzata con sorgenti fluorescenti. Un secondo effetto luminoso è stato inserito per sottolineare lo sviluppo rettilineo del percorso. Esso è stato creato evidenziando con un illuminazione a radenza la base delle mura ed i ciottoli perimetrali alla pavimentazione. L’effetto luminoso è stato realizzato con Led color ambra nascosti alla vista dal bordo del pavimento in marmo.
I corridoi, oltre che come passaggi di distribuzione agli uffici, sono occasionalmente utilizzati per l’esposizione di quadri e opere grafiche. Si è pensato quindi di coniugare l’esigenza dell’illuminazione funzionale dei percorsi con quella dedicata alle opere. A questo scopo è stato concepito un terzo effetto luminoso che realizza una calibrata illuminazione parietale. Gli apparecchi ad alognenuri metallici sono installati sopra le mura ad un altezza di circa otto metri, attraverso un fascio luminoso molto stretto illuminano la parete prospiciente. Attraverso le differenti accensioni dei tre sistemi di illuminazione, è possibile creare scenari luminosi diversificati in funzione delle occasioni e delle specifiche esigenze.
– Gli uffici
Le attività operative della agenzia di pubblicità in parte sono state organizzate in open space ed in parte sono state suddivise in uffici realizzati in spazi circoscritti, sopra e sotto alcuni soppalchi.
Gli open space sono stati illuminati con una distribuzione della luce analoga a quella naturale che filtra dai lucernari. Sulle travi, utilizzate come elementi per il passaggio degli impianti, sono stati installati gli apparecchi di illuminazione. I corpi illuminanti, disegnati su misura per offrire il minore impatto visivo, utilizzano ottiche ad alto rendimento e sorgenti a ioduri metallici. Una soluzione simile è stata adottata anche per l’illuminazione dei soppalchi, mentre gli uffici sottostanti sono stati illuminati con apparecchi a parete e a sospensione equipaggiati con sorgenti lineari fluorescenti.
– Lo spazio di ingresso
La hall, anch’essa caratterizzata da ampi lucernari, è l’unico ambiente con finestre che affacciano verso l’esterno. Essa ospita la reception, una piccola zona bar e alle due estremità, dei cubi in vetro che racchiudono delle sale riunioni disposte su due livelli. I volumi vetrati staccati dalla struttura in pietra si prestano a diventare dei “contenitori luminosi” nelle ore serali. Le finestre, poste a più di tre metri di altezza dal piano di calpestio, sono state evidenziate in modo da essere un richiamo visivo dall’esterno verso l’interno, così da far percepire l’esistenza di una nuova attività creativa all’interno del vecchio edificio. L’illuminazione generale dell’area di ingresso è stata realizzata con la stessa soluzione tecnologica adottata per gli openspace. I cubi vetrati che accolgono le sale riunioni sono stati illuminati in modo da essere percepiti come due volumi luminosi. Le superfici vetrate, che in parte sono opaline ed in parte trasparenti ma oscurabili sono state illuminate a radenza con apparecchi installati sia alla base che all’estremità superiore del parallelepipedo. Un ulteriore illuminazione utilizzabile durante le riunioni è stata realizzata con apparecchi a sospensione e a parete equipaggiati con lampade fluorescenti. Infine il motivo dominante del progetto che enfatizza le aperture presenti nelle vecchie mura, è stato ripreso anche nella hall dove gli intradossi delle finestre sono stati evidenziati con lampade fluorescenti.
Nel suo complesso, il progetto della luce ha voluto coniugare – con soluzioni non invasive – un’opportuna illuminazione funzionale ad una “doverosa” illuminazione architetturale, creando nel contempo opportune gerarchie di interesse visivo utili alla lettura corretta sia del nuovo progetto che della struttura originaria.
Ancora una volta il lighting designer è stato fondamentale alla miglior interpretazione del luogo con la luce: sostenere con il proprio progetto l’accoglienza dei luoghi e il benessere dei fruitori. Una professione che può fare la differenza? Direi proprio di si!
Alla prossima