Buongiorno a tutti cari lettori sono Michele Baldassarri, innanzitutto un grazie a Giacomo per l’opportunità che mi ha dato di scrivere su questo blog. Oggi, in questo mio primo intervento su Luxemozione, vi vorrei parlare dei contest concettuali dedicati al mondo del lighting design.
[immagine in header via Unsplash]
Per gli studenti, i neo-laureati ed i giovani professionisti che desiderano lavorare con la luce, i concorsi di idee applicati al mondo del lighting sono delle ottime opportunità per farsi conoscere, ma non solo.
Da menzionare anche l’esistenza di concorsi per professionisti della luce già avviati ed affermati in cui vanno presentati progetti effettivamente realizzati. Ma in questo post tratterò nello specifico i contest concettuali, ovvero quando non è richiesto di presentare un’installazione effettivamente realizzata; terreno fertile anche per chi ancora deve capire se intraprendere o meno il percorso professionale del lighting designer .
Grazie al web si riescono ad individuare piuttosto facilmente diverse opportunità. La maggior parte sono organizzati da aziende private di settore (ad esempio la azienda spagnola LAMP ) talvolta in collaborazione con enti universitari (un esempio recente è il contest organizzato da SHARP in collaborazione con il Politecnico di Milano ) o da associazioni di categoria senza scopo di lucro legate o meno ad aziende private di settore (ad esempio la fondazione canadese CLU – Contest Lumière Urbane fortemente legata alla Philips Lumec http://web.archive.org/web/20150430132741/http://www.lumec.com:80/company/fondation_clu.html ) , che tra l’altro prevedono una remunerazione economica per i vincitori.
qua sotto il video di presentazione della versione passata di LAMP:
Innanzitutto questi concorsi possono essere distinti in tre macro-gruppi:
1)contest per l’ideazione di un nuovo prodotto (che comunque prevede un minimo di applicazione installativa del prodotto ideato),
2)concorsi volti a pubblicizzare un prodotto specifico esistente, attraverso la ricerca di possibili applicazioni dello stesso,
3)concorso di sola installazione (indipendente quasi totalmente dal prodotto utilizzato).
Generalmente, a prescindere dalla tipologia, le figure professionali maggiormente attirate da queste competizioni sono: architetti, ingegneri (perlopiù meccanici, elettrici ed elettronici) e designer.
La multidisciplinarità in ambito progettuale e di ricerca è uno degli aspetti fondamentali dell’Advanced Lighting Design che fa della progettazione dell’illuminazione non più un ambito dominato esclusivamente dalle leggi dell’illuminotecnica, bensì un dominio trasversale, profondo, sperimentale e talvolta incerto in cui la luce si fonde con l’uomo e con l’ambiente per migliorare la qualità del vivere.
In linea generale in questa tipologia di concorsi c’è massima libertà di espressione così come massima è la competizione e confronto con altre menti. Non si è subordinati: a budget economici, a committenti, a logiche di mercato, a tecnologie produttive. Insomma c’è vera fertilità per il talento che intende prodigarsi a ideare concetti su come la luce può migliorare effettivamente la qualità del vivere. E’ una condizione di lavoro ideale in cui con buona probabilità l’ideazione del prodotto finale arriva al massimo, magari al limite del realizzabile (almeno oggi), ma di ispirazione per prodotti, installazioni ed utilizzi futuri.
A maggior ragione, per questi contest, la multidisciplinarità deve essere un modus operandi da attuare.
Per le aziende produttrici e per il mercato dell’illuminazione i concept sono molto importanti. E’ il vero punto di partenza verso un investimento economico che porti alla realizzazione, alla promozione e alla vendita e all’utilizzo finale. Il concept quindi può essere l’innesco di una macchina complessa ed articolata che coinvolge un ampio parterre di attori.
Questi concorsi possono rappresentare un utile veicolo per mettere in mostra il proprio talento, per allenarsi al lavoro di gruppo e per accrescere il proprio bagaglio culturale.
Quest’ultimo punto è già insito nella multidisciplinarità, ma dipende anche dal volume di ricerca che si effettua. Se la luce deve fondersi con l’uomo e lo spazio, i campi di ricerca utili sono tutti quelli che gravitano attorno a loro e possono essere tantissimi: dalla politica all’economia, dalla sociologia all’antropologia, dalla filosofia alla psicologia, dalla pittura alla scultura, dalla storia alla letteratura ecc.
Il lighting designer, o professionista della luce che dir si voglia, non può essere solamente un tecnico esperto di illuminotecnica e di impiantistica ma deve saper lavorare in modo trasversale, appoggiandosi ad altre scienze, e alimentare in continuazione il proprio bagaglio culturale. Queste, a mio avviso, sono le basi per l’affermazione di una figura professionale dotata di un peso specifico notevole (che oggi manca ndr).
C’è sempre stato e sempre ci sarà bisogno in ogni campo di idee, espressione di talento, creatività ed innovazione, per colmare i bisogni dell’uomo.
Ciao Michele,
complimenti per l’articolo! Leggendo il tuo testo ho provato a cercare “lighting design competition 2013” su google: sorpresa! Oltre 10 concorsi internazionali specifici per il nostro lavoro, per dimostrare la nostra passione…
Certo, per partecipare ci vuole tempo libero e sono necessarie competenze diverse, così si formano gruppi di lavoro temporanei… Un’idea potrebbe essere quella creare un database aperto, di competenze e “tempo libero”, per chiunque volesse partecipare ad un concorso e cercasse “partner temporanei”, qualcosa di simile a http://www.gokick.org … !!!
Ciao Chiara,
grazie per il tuo commento! Hai perfettamente ragione: occorrono tempo libero, competenze diverse e aggiungerei persone motivate e serie. Interessante e curiosa l’idea di un database-community dedicata come dici tu, ma già con i social network che abbiamo, penso che si riesca a fare rete e a trovare gente mediante avvisi interni alle bacheche di settore.
Io ho avuto modo di partecipare ad una di queste competizioni con un team multidisciplinare, ed è stata una bella esperienza. Specie nelle fasi iniziali con i meeting di brain-storming quando ognuno presentava i risultati dellle proprie ricerche negli svariati ambiti di cui ho parlato nell’articolo.
Strafavorevole generalmente alla rete e alle interconnessioni che possono crearsi mediante utilizzo dei social-network, però credo che alcune cose ancora non possano o possano parzialmente essere sostituite. A tal propostio mi domando come potrebbe essere partecipare ad una di queste competizioni, lavorando con un team a distanza. Chissà se c’è qualcuno in grado di rispondere a questa mia curiosità…
Ciao Michele,
mentre leggevo (ero all’inizio) il tuo commento…stavo pensando esattamente alla conclusione che hai dato sui rapporti a distanza e social network.
Per quanto riguarda i social network, naturalmente vanno selezionati a priori, io non sono un grande fan di facebook, che di fatto, a mio avviso, è un ctalizzatore di notizie veloci molto spesso di basso profilo, che nalla maggior parte dei casi non vengono nemmeno lette, ma semplicemente “taggata” con il pollicione mi piace.
Altra cosa, anni luce più avanti, è linkedin, che soprattutto dopo la spinta più social data dall’introduzione di applicazioni per smartphone, è diventato un bel punto di riferimento di scambio professionale e d’alto profilo.
Per quanto riguarda i rapporti di lavoro a distanza, non credo sia un vero problema, dipende naturalmente dal tipo di lavoro, alla fine oggi con mail, viber, whatsup, skype…le distanze si sono davvero ridotte… fondamentale , come dici tu, è la motivazione e volontà di fare delle persone che fanno parte del team, ma credo che questa sia una premessa che va oltre il rapporto a distanza.
ciao