HomeLIGHTING DESIGNLa nuova illuminazione a LED del Poldi Pezzoli di Milano

La nuova illuminazione a LED del Poldi Pezzoli di Milano

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Un paio di articoli fa vi ho presentato il magnifico progetto di restauro e illuminazione delle nuove sale dello Städel Museum di Francoforte, in cui lo studio Licht Kunst Licht ha saputo integrare in modo davvero unico luce naturale ed illuminazione artificiale a LED.

Oggi ho deciso di spostarmi in Italia, a ricordare  che pure  qua da noi  esistono professionisti della luce (scusate il termine) coi contro-coglioni. E’ solo un problema culturale:  qua, in territorio Italiano, il lighting design è quello che a causa, non tanto dell’incapacità professionale di noi “illuminotecnici”, ma  della scarsa educazione  di molti che, facendo buon viso a cattivo gioco, si rivolgono (anche su temi sensibili)  direttamente ad aziende produttrici o da altri attori commerciali, scambiando il servizio offerto per progettazione. Un po’ come andare da IKEA  e aspettarsi un servizio da Interior Designer.

Oggi , ispirandomi liberamente ad un articolo scritto per LED-in qualche tempo fa , vi presento un progetto altrettanto degno di nota, sempre per uno spazio museale, che vede coinvolto lo studio di progettazione illuminotecnica  Ferra Palladino e associati e il museo Poldi Pezzoli di Milano.

In pieno centro di Milano, a pochi passi dal Duomo, è nascosto all’interno di una corte il Poldi Pezzoli, una Casa Museo tra le più note al mondo che, ancora oggi, nonostante il completo restauro degli anni ’50, necessario dopo i bombardamenti su Milano, mantiene inalterata la veste di “Casa del Collezionista”. Un museo diverso da quello a cui siamo normalmente abituati: il visitatore è l’ospite, libero di girare per i locali della casa ad ammirare i capolavori esposti, da vicino, senza alcun limite di sicurezza, fin quasi a toccarli.

Lo scorso marzo è stato inaugurata, proprio al Poldi Pezzoli, la nuova illuminazione a LED delle sale principali, tra cui il Salone Dorato dove sono esposti i capolavori di Pollaiolo, Bellini, Mantegna, Botticelli e Piero della Francesca. Un progetto iniziato nel 2009 quando, per volontà di una committenza “illuminata”,  venne indetto un concorso che vide coinvolti diversi studi di Lighting, volto alla realizzazione di un nuovo sistema di illuminazione in grado, non solo di illuminare correttamente e quindi valorizzare  le opere, ma che fosse elemento d’unione tra i diversi ambienti e distintivo dell’intero museo.

Il concorso  ha selezionato come miglior progetto quello ideato dallo studio Ferrara Palladino e associati, studio di lighting design fondato a Milano una ventina di anni fa da Cinzia Ferrara e Pietro Palladino, società a cui, nel 2010, si è aggiunto Cesare Coppedè.

Il sistema d’illuminazione ideato, come ricorda Cinzia Ferrara, ”voleva evocare un oggetto familiare all’ambiente domestico e dall’altra parte , viceversa aveva in se  delle tecnologie più adeguate a quello che è il rispondere alle esigenze tipicamente museali.”.

Un progetto articolato in diverse fasi, in cui il sistema,  realizzato inizialmente (nel 2010) per funzionare con sorgenti tradizionali ad incandescenza, è stato installato nel Salone Dorato e valutato. Successivamente, in considerazione dell’evoluzione tecnologica (non dimenticate che la tecnologia LED si evolve con ritmi vertiginosi) , ridisegnato e reingegnerizzato completamente in ogni dettaglio, per funzionare con la tecnologia LED.

Nel 2009 la tecnologia allo stato solido non aveva raggiunto ancora la giusta maturità per pensare ad un’applicazione illuminotecnica sensibile come quella museale. Oggi, visti i nuovi standard qualitativi che la tecnologia mette a disposizione, è stato realizzato un sistema non convenzionale sfruttando appieno le qualità dei “diodi ad emissione di luce” che, ricordo, non sono da relegare al solo risparmio energetico, ma anche alla miniaturizzazione, alla possibilità controllo, alla durabilità e alle caratteristiche di emissione spettrale, in cui praticamente assente è la componente Ultravioletta ed infrarossa e, nel caso dei LED per applicazioni museali, molto ridotta la componente spettrale blu attorno ai 450nm, quindi ideale per l’illuminazione di manufatti particolarmente delicati. (vi rimando in merito ad un articolo di gennaio sui Fiori di Van Gogh ed illumiazione a LED)

Il sistema ideato da Ferrara Palladino e Associati si sposta completamente dall’idea canonica di illuminazione museale, spesso limitata alla disposizione perimetrale di proiettori a binario.  In questo caso il sistema si sposta dal perimetro al centro delle stanze, a ricordare, secondo un’accezione tutta domestica, dei lampadari.

Grandi sospensioni che, se da una parte vogliono evocare appunto la familiarità dell’oggetto domestico, dall’altra hanno in sé una tecnologia molto spinta ed avanzata. Si tratta di sistemi disegnati dallo studio milanese appositamente per il Poldi Pezzoli e realizzati tecnicamente da ILTI Luce, azienda torinese, che dal 2009 fa parte del gruppo Philips.

Qua sotto alcune immagini, schizzi. (cortesia Ferrara Palladino e Philips Lighting)

In merito al design del prodotto, Cesare Coppedè, socio dello studio di progettazione, afferma: “La struttura portante e i bracci, che si possono estendere fino a 2m, sono realizzati in fibra di carbonio, struttura realizzata da Vega srl,  in modo da rendere il sistema il più leggero possibile e quindi installarlo senza problemi alla delicata struttura dei soffitti del museo. Le teste dei proiettori sono invece in alluminio, all’interno dei quali è inserito un circuito elettronico su cui sono disposti 12 LED suddivisi in 3 gruppi, ciascuno pilotabile singolarmente. La parte posteriore del proiettore è dotato di alettatura a vista integrata nel design del corpo, necessaria alla corretta dissipazione del calore prodotto dai diodi durante il funzionamento.

Tutta la sospensione è stata verniciata in color RAL 9016 per meglio integrarla con lo spazio in cui è stata inserita.”

Più nel dettaglio delle scelte progettuali, importante è considerare innanzitutto la particolare applicazione: trattandosi di una casa museo sono stati adottati fattori d’accento molto ridotti, con valori illuminamento sulle opere di circa 100 lux medi.

Per ciò riguarda l’aspetto cromatico, il passaggio dalle sorgenti ad alogeni ai LED ha reso necessario la progettazione di un sistema in grado di miscelare la luce emessa dai diodi prodotti da Philips Lumileds, selezionati per ciascun gruppo con caratteristiche cromatiche specifiche. In questo modo è stato possibile ottenere una risultante spettrale caratterizzata non solo da un’elevata resa cromatica, ma anche da una posizione sul diagramma del colore prossimo alla curva del corpo nero.

Il controllo sulla qualità della luce emessa da ogni corpo illuminante è stata eseguita punto per punto, su ogni opera illuminata: un’operazione di controllo fine realizzata attraverso l’interfaccia a 4 canali posizionata all’estremità opposta dell’asta di sostegno del proiettore.

Durante le operazioni di puntamento e regolazione della luce è stato utilizzato uno spettrofotometro che ha reso possibile la corretta regolazione del sistema in modo da ottenere una lettura cromatica sulle opere più fedele possibile. I parametri considerati durante la misurazione sono: Temperatura iso-prossimale di colore, che viene ricercata nell’intorno dei 2950 K , scostamento Δuv all’interno del grafico del colore massimo nell’ordine di ± 0,0005 e indice di resa cromatica Ra e R9 superiori a 90.

irraggiamento

Delta UV

A tal proposito racconta Pietro Palladino: “Ci troviamo  di fronte ad una casa museo, quindi occorreva dare un impressione di  illuminazione  abbastanza uniforme del contenitore, senza estrarre  eccessivamente le opere dal contesto. In secondo luogo abbiamo dovuto fare i conti con quello che il colore delle pareti del fondo, non è un colore acromatico, non è un bianco o un grigio, ma un colore con una fortissima dominante rossastra. Questo ci ha dirottati verso una  soluzione di illuminazione a contenuto cromatico variabile, quindi si trattava in sostanza di dare un colore apparente ed una resa cromatica molto simile a quello di una sorgente a filamento.”

L’adozione delle sorgenti LED inoltre consente di avere consumi di energia pari a circa un terzo rispetto a quelli tipici delle sorgenti ad alogeni. In aggiunta, le operazioni di manutenzione sono praticamente azzerate in quanto, considerando tutte le condizioni di contorno,  la vita attesa del LED impiegato è di circa venti anni. La potenza assorbita da ciascun apparecchio è nell’ordine dei 15 Watt.

Dunque ancora una volta un progetto dove fondamentale è stato l’apporto del progettista della luce che, coadiuvato ottimamente dall’azienda, ha reso possibile la realizzazione di un impianto senza precedenti, per uno spazio museale d’eccezione; non limitando la scelta delle soluzioni adottate alla sola selezione di prodotti da un catalogo ma pensando ad un sistema ad hoc, realizzato per il luogo d’intervento, un processo inscindibile nel significato stesso del fare progettazione, ma che sempre meno viene applicato.

Giacomo
Giacomohttp://www.rossilighting.it
Giacomo Rossi, architetto e lighting designer free lance, fondatore di Luxemozione.com. Dopo anni di attività nella progettazione della luce, fonda assieme ad altri colleghi LDT-Lighting Design Team , studio multidisciplinare di progettazione della luce. Alla progettazione affianca l'attività come docente presso il Politecnico di Milano e altre importanti scuole di architettura e design. tra cui IED Istituto Europeo di Design. E' inoltre autore di articoli su riviste del settore illuminotecnico. Dal 2014 è membro del Consiglio Direttivo di Apil-associazione dei professionisti dell'illuminazione.

2 Commenti

  1. Doppi Complimenti Giacomo! ( di cui uno da girare allo studio Ferrara Palladino )
    Un articolo molto interessante per un progetto meritevole.
    ….il tutto ben studiato e ben raccontato. Spero di poterlo visitare a breve!!

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