HomeILLUMINOTECNICAIl giallo di Van Gogh, l’assassino è davvero il LED?

Il giallo di Van Gogh, l’assassino è davvero il LED?

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Circa un paio di settimana fa, lo avrete letto certamente, è apparso sul sito di  Repubblica un articolo che, citando altri testi pubblicati dalla stampa britannica e statunitense, dichiarava chiaramente che “I LED danneggiano i Girasoli di Van Gogh”. Articolo che è rimbalzato qua e la per il web e guarda caso ripreso (ah quale manna dal cielo) dai signori di Cielobuio (I led ad alta componente blu “bruciano” i colori dei quadri)  . Naturalmente nulla contro gli amici del cielo stellato, quello che dico è semplicemente, fare attenzione a quello che viene pubblicato, soprattutto quando la fonte è la Repubblica e soprattutto quando di fatto, il suddetto articolo, è stato evidentemente scopiazzato (per giunta con ampio ritardo) dall’articolista, senza minimante approfondire la fonte originaria ed in particolare dopo che la stampa anglofona era stata fortemente criticata dalla comunità internazionale di lighting designer, dei produttori di LED e scientifica, proprio perché i fatti esposti non erano veri (almeno non completamente).

La fonte di tutto, (tra gli altri)un articolo pubblicato sul sito di ESRF a light for science, intitolato “LED lights may be bad for Van Gogh paintings” ossia, tradotto letteralmente “la luce dei LED potrebbe danneggiare i dipinti di Van Gogh”. L’uso del condizionale in questo caso era obbligato dal fatto che la fonte originaria, lo studio scientifico pubblicato nell’ottobre 2012 da Analytical Chemistry e intitolato “Degradation Process of Lead Chromate in Paintings by Vincent van Gogh Studied by Means of Spectromicroscopic Methods. 4. Artificial Aging of Model Samples of Co-Precipitates of Lead Chromate and Lead Sulfate” giunge alla conclusione che effettivamente alcune particolari linee di spettro, tra cui quell blu attorno ai 335-525nm, emesse da sorgenti analizzate possono essere dannose per alcuni pigmenti usati dall’artista olandese, senza però mai citare il LED come sorgente di illuminazione. Dunque a questo punto che  il LED possa essere la causa di questo degrado è solo una speculazione evidentemente derivata da una scarsa conoscenza della tecnologia allo stato solido ad oggi a disposizione per l’illuminazione museale.

Andando ad analizzare lo studio pubblicato su AC (a cui rimando per una trattazione più dettagliata), nello specifico si pone come obiettivo l’analisi del degrado di alcuni pigmenti di tinta gialla (giallo cromo) usati non solo da Van Gogh (ad es nei Vaso di Girasoli e ritratto di Gauguin), ma anche da altri artisti coevi, tra cui Paul Cézanne. Sembra infatti che una selezione di pigmento giallo, particolarmente ricca di zolfo, sia molto sensibile non solo alla componente ultravioletta , ma anche alla componente  blu dello spettro (335-525nm) , molto meno alla parte rossa.

Portrait of gaugin

samples

L’immagine sopra rappresenta il degrado visibile dei campioni di pigmento irradiati con diverse componenti spettrali, azione d’invecchiamento effettuata illuminando l’oggetto con una luce prodotta da una sorgente Xenon Cermax da 175W, in grado di emettere tra i 200nm e i 1100nm. Ovvero dall’ultravioletto, al visibile fino all’infrarosso.

Cermax

Diagramma spettrale tipico della sorgente Xenon Cermax ad arco corto

cermax

In particolare i campioni sono stati sottoposti ai diversi ambienti di analisi apponendo dei filtri di selezione alla sorgente iniziale:

UV-A +Visibile con emissione spetrale sopra i 300nm

UV con emissione spettrale tra i 240 e i 400nm

Blu con emissione tra 335 e 525nm

Rosso con emissione superiore ai 570nm

scostamenti cromatici

Nell’immagine sopra un diagramma che rappresenta gli scostamenti cromatici sul grafico colore CIE LAB ΔE*=(ΔL*2+ Δa*2+ Δb*2)1/2.  in riferimento alle diverse bande di spettro analizzate e al tempo di esposizione.

Cie LAB system

 

Ritornado ai nostri LED, sono dunque colpevoli realmente?  Mio avviso andrebbe fatta un’indagine approfondita, utilizzando (se possibile) veramente le sorgenti incriminate, e non speculando su diagrammi spettrali di LED bianchi, con un picco estremo sui 440nm, ormai ultra-datati ,che forse non vengono più nemmeno utilizzati in ambito stradale. Senza togliere che se ad essere colpevole è la parte blu e UV dello spettro, allora l’indagine andrebbe estesa a tutte le sorgenti oggi in commercio oltre naturalmente alla luce naturale, quasi sempre presente all’interno degli spazi museali.

Nello specifico dei LED, oggi  sul mercato esistono diodi con ottime rese cromatiche e coordinate cromatiche prossime alla planchiana,  con uno spettro di emissione in cui la parte blu è molto ridotta, e naturalmente privo di componente infrarossa ed  ultravioletta .

Diagramma spettrale di un LED  CCT 3000K Ra>90.

LED 3000K RA90

Quindi oggi è possibile illuminare un museo a LED ? Assolutamente sì! D’obbligo è naturalmente una selezione della sorgente e un’indagine sulla sensibilità del manufatto che si sta illuminando, come d’altronde era obbligatoria con sorgenti tradizionali ad incandescenza o alogenuri metallici e fluorescenti, o comunque sempre in presenza di luce naturale, ricche di componente blu, così come infrarossa e ultravioletta, quest’ultima particolarmente dannosa e quindi sempre da controllare in ambito museale.

Diagramma incandescenza

spettro incandescenza

Diagramma luce solare

daylighting spectra

Diagramma di sensibilità relativa (CIE 157:2004. CONTROL OF DAMAGE TO MUSEUM OBJECTS BY OPTICAL RADIATION)

sensibilità

Per maggiori approfondimenti sull’argomento vi rimando ai gruppi di discussione su Linkedin di MondoArc e Led Lighting Profesional.

Per concludere una riflessione in generale sul caos informativo che si genera ogni volta che si parla di LED, quasi sempre causato da una carenza di dati a disposizione. Un puntiglio che trovo di estrema importanza, anche se si scosta leggermente dalla trattazione fatta più sopra;  insomma   illuminare un opera d’arte, non è come illuminare una strada, dove tutto è lecito purchè faccia tanta luce, in un museo, ma anche in un negozio o in un’abitazione o in generale nell’architettura  qualità e controllo sono fondamentali, diffidate sempre  delle aziende che non sono in grado di fornire dati certi sui prodotti che state utilizzado. E’ fondamentale conoscere marca e modello del diodo, conoscere le caratteristiche elettriche oltre che   le coordinate cromatiche, le specifiche spettrali e di resa cromatica di quello che state utilizzando. Pretendetelo sempre, anche se dovete illuminare una strada!

A presto.

 

Giacomo
Giacomohttp://www.rossilighting.it
Giacomo Rossi, architetto e lighting designer free lance, fondatore di Luxemozione.com. Dopo anni di attività nella progettazione della luce, fonda assieme ad altri colleghi LDT-Lighting Design Team , studio multidisciplinare di progettazione della luce. Alla progettazione affianca l'attività come docente presso il Politecnico di Milano e altre importanti scuole di architettura e design. tra cui IED Istituto Europeo di Design. E' inoltre autore di articoli su riviste del settore illuminotecnico. Dal 2014 è membro del Consiglio Direttivo di Apil-associazione dei professionisti dell'illuminazione.

14 Commenti

  1. Bravo Giacomo, molto tempestivo, come al solito!
    Avevo visto anch’io l’articolo e la segnalazione da parte di CieloBuio, e anche io avrei voluto fare un intervento al riguardo sul nostro blog dell’Apil. Mi hai battuto sul tempo, bravo!

    Niente di nuovo: è un film già visto che aspettavamo da tempo. Dopo aver subito per anni la malainformazione che spacciava i LED come la panacea di tutti i mali, ci troviamo ora di fronte al riflusso, alla demonizzazione di quelle stesse sorgenti fino ad ora osannate. Sono le due facce di una stessa medaglia: tutto, pur di strombazzare qualcosa che faccia presa presso il grande pubblico, senza la minima attenzione alla correttezza della informazione.

    La ricerca citata è senza dubbio meritevole di aver messo in evidenza la particolare sensibilità di certi pigmenti a certe lunghezze d’onda. Ma le basi sono quelle ben note da sempre: le radiazioni (visibili e non visibili) danneggiano gli oggetti; in alcuni casi i danni sono maggiori che in altri. Che tali radiazioni siano emesse da LED o dalla luce naturale o da qualsiasi altra sorgente, non fa alcuna differenza, come giustamente fai notare.

    L’unica vera conclusione che si dovrebbe trarre da ricerche di questo tipo è che l’analisi e progettazione attenta, basata su informazioni certe e dettagliate sulle sorgenti, sono IRRINUNCIABILI, soprattutto per certe applicazioni. E invece, paradossalmente, si finisce col demonizzare proprio quelle sorgenti che meglio delle altre, consentirebbero di individuare, controllare e isolare le radiazioni dannose!

  2. Ciao Massimo, grazie di esser intervenuto.
    Devo esser sincero l’articolo è rimasto a maturare il giusto tempo in cantina, più che altro per raccogliere informazioni accurate ed analizzare diverse fonti..
    Per fortuna la comunità internzionale di lighting designer, ma anche tecnici del settore, si è mossa, molto prontamente direi, dando davvero un fiume di smentite e pubbblicando articoli che confutavano in maniera netta e su basi solide le notizie originarie.
    Invito davvero tutti quanti a leggere i commenti ai gruppi di linkedin che ho linkato più sopra, ma anche gli articoli e tutto il resto.

  3. Grazie per essere entrato nei dettagli della questione e corretto disinformazione gratuita da parte di altri che dovrebbero capire che l’opposizione a priori verso una nuova tecnologia,che avra anche le sue debolezze come tutte le tecnologie, e’lontana anni luce dal metodo della ricerca scientifica.E voglio essere diplomatico e mi fermo qui.

  4. Ciao Raffaele, perfettamente d’accordo, anzi vorrei aggiungere una cosa sulle ricerche che spesso vengono menzionate a supporto di teorie assolutamente non veritiere, o ancor peggio vere solo in parte, poi sventolate in modo molto “ignorante” in stile gossip su quotidiani o altri mezzi d’informazione.
    Se chi pubblica si cimentasse davvero nella lettura completa, fino all’ultima riga, della documentazione originaria, troverebbe un sacco di frasi ricche di condizionali, ad esprimere che di fatto la ricerca effettuata è veritiera solo in certi casi ed in certe condzioni al contorno, non sempre.
    Il problema è che qua da noi, in Italia, difficilmente qualcuno controbatte o confuta o argomenta notizie di questo tipo, insomma ce le pigliamo così e stop. All’estero un po’ di più, ricordo l’estate scorsa quando venne pubblicata una notizia relativa alle CFL e come di fatto quest’ultime, a seguito di uno studio universitario US, potessero causare il cancro alla pelle a causa dell’emissione di UV. Notizia ribattuta ed argomentata quasi immediatamente direttamente dal NEMA http://goo.gl/GS124.
    a presto.

  5. Ciao a tutti, bellissimo blog, forse l’unico anche utile!
    AIUTO: mi hanno chiesto una consulenza illuminotecnica per una mostra temporanea di tele del 700-900… tempo pochissimo, budget ridotto ma… è la mia prima, ho fatto un master ma un conto è la teoria un conto la pratica…
    Al di là della scelta wall-washer o luce puntuale su ogni singolo quadro, ecc
    Datemi qualche consiglio pratico e chiaro che valga sempre…C’è una normativa specifica? La mostra apre tra meno di un mese… devo anche ordinare, far installare, ecc… e per l’impianto elettrico ? Eviterei i LED per questa volta per non complicarmi troppo la vita e per i costi. Qualche apparecchio versatile e valido per le esposizioni, che risolve sempre conosciuto da chi è pratico del mestiere? Grazie

    AIUTOOOOOOOOOOOOOOO

  6. Ciao Lucia, benvenuta su Luxemozione.
    Tempo poco e zero budget, la solita solfa insomma… quando dici tele del 700-900 immagino tu intenda del XVIII- XX sec, giusto?
    Per quanto riguarda la normativa, esiste qualcosa sulla conservazione dei beni all’interno degli spazi espositivi che definisce il ilmiti di illuminamento ed irraggiamento UV-IR per tipologia di opere: qua trovi un estratto di alcune slide che ho preparato per una lezione
    http://goo.gl/jDFJT
    E’ vero che la tua è un’installazione temporanea, ma conviene sempre tenere sotto controllo emissione UV e IR quindi, arrivando al prodotto da utilizzare conviene scegliare qualcosa che possa essere dotato di filtri e schermi anti abbagliamento.
    Poi, assoltuamente da considerare è il volume d’offesa, ossia il posizionamento dei corpi illuminanti dev’essere valutato geometricamente a tavolino per evitare che poi nel quadro venga riflessa la sorgente, soprattutto su tele ad olio che in genere sono scure e parecchio riflettenti.
    Una lettura utile potrebbe essere il manuale dell’illuminazione edito da tecniche nuove in cui, a mio avviso, la parte sulle aree espositive è trattata bene.
    A presto

  7. Grazie! Si XVIII secolo …dalle tue slide però deduco che del sunlight e daylight sono ammessi, non devo occuparmene quindi … a parte evitar sole diretto da finestra, giusto? che i lux max devono essere 200 (CIE 157?)… ma ho il massimo sulle opere del 150 lux perchè rientrano nella 2° categoria DM 2000
    Nella v° slide la tabella 1 e 2 sono entrambe CIE 157 2004?

    … Quindi posso avere max 200 lux nell’ambiente ma max 150 sulla tela?

    Per evitare riflessi tengo un angolo d’incidenza rispetto la verticale di max 45° meglio 30° giusto?
    Grazie in anticipo.

  8. Bah per quanto riguarda il sunlight-daylight mi accerterei che non arrivi diretta sui quadri, nel caso puoi pensare ad una tenda diffondente , ma non oscurante, ma che limita la penetrazione della luce solare nell’ambiente.
    Per i livelli di illuminamento, guarda la normativa indica dei valori che ovviamente non sono la legge assoluta: tieni conto che 50 lux medi, possono essere davvero pochini…anche se il contrasto con l’ambiente è notevole.
    Le tabelle 1 e 2 sono estrapolate dalla CIE, sì. Non confonderti sulle normative, o usi come riferimento il decreto o la CIE (che tra parentesi è successiva al DM 2000)
    Se vedi nella slide 4 ho inserito un estratto di un documento pubblicato dallo Smithsonian Art Museum che indica dei range, perchè tutto sommato a loro interessa sia preservare, ma anche garantire un’illuminazione uniforme ed adeguata per ogni opera: tieni presente che 150lux possono essere molti o molto pochi, dipende cosa illumini: un olio scuro o una tela chiara? L’importante è garantire una luminanza più o meno uniforme tra le diverse opere (ma lo vedi solo in opera) Per questo potrebbero tornarti utili schermi e filtri che riducono il flusso uscente. Oppure sistemi dimmerabili, ma tieni presente che con le incandescenze se dimmeri oltre un certo valore la luce assume una dominante cromatica che può virare eccessivamente le tinte delle opere, coi LED questo problema non c’è.
    Ma non c’è un curatore di sta mostra? Magari confrontati con lui sui valori o come vuole illuminate le opere.
    Per gli angoli di orientamento in genere si tra i 30 e 45° ma fatti una sezione con la posizione dell’osservatore e disegna il volume d’offesa…così vedi in quale range posizionarti.
    Ciao e a presto

    • Grazie davvero! Forse può essermi utile un luxmetro per misurare i lux… ma dove posso acquistarlo? Consigli?
      Oserei farti un’altra domanda molto-base: vorrei scaricare un programma illuminotecnico per fare simulazioni e calcoli.
      Tra DIAlux e Relux, quale è il più semplice e di immediato utilizzo?
      DIALux 4 oppure DIALux evo?
      Contando che al momento mi occupo solo di interni
      e non cerco nulla di troppo sofisticato ma di poter verificare ambiente per ambiente quanta luce necessita e la sua distribuzione. .. per avvicinarmi al luminoso mondo della materia luce!

      • Per il luxmetro, gurada io il mio l’ho acquistato su ebay, non è un granchè ma per ora per quello che devo fare va benissimo ( mi pare di aver speso decisamente sotto le 100 €). Stai attenta solo ai negozi da hongkong che inviano ma poi la merce è un po’ diciamo difettosa. Però mi informo e ti faccio sapere.
        Per il programma o Dialux 4 o Relux, sono entrambi abbastanza senmplici, io personalmente uso Dialux. L’evo per me è ancora un po’ acerbo e privo di alcuni parti fondamentali che ha invece il 4.

  9. Gentile Giacomo,
    Complimenti sinceri e grazie per l’articolo.
    E’ encomiabile lo sforzo fatto e la qualità del risultato nel promuovere la Cultura della Luce. C’è tanto bisogno di persone come lei.

    Spero di poter conoscerla prima o poi e poter scambiarci un po’ di esperienze a proposito dell’illuminazione in generale e del colore nello specifico

    Cordiali saluti
    Giancarlo Castoldi

    • Buonasera Giancarlo, benvenuto su luxemozione, è un onore per me averla tra i lettori.
      Grazie, naturalmente, per i complimenti e, visto che euroluce si avvicina, magari potremo conoscerci in quell’occasione.
      A presto dunque !

  10. da sempre i pittori dicono che i loro quadri vanno visti con la luce in cui sono stati dipinti (luce diurna prevalentemente vesperale – non ho mai sentito uno storico dell’arte dire questo.. eppure)
    Ora credo che nel sistema led il problema sia (nel sistema additivo RGB) la luce verde che proviene dallo indio in luce polarizzata, a quando una luce verde non polarizzata ?
    Il problema dei pigmenti c’è ma un conto e la trasformazione chimica di un colore operata dai raggi e un conto la sua visione alterata.
    Forse ci siamo visti al poli qualche anno fa (ma Palladino con le sue illuminate certezze ha bisogno di una full immersion umanistica…)
    bravo te ! da manlio brusatin

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