Per raccontare la Professional Lighting Design Convention 2013, a Copenhagen basterebbe descrivere i sorrisi delle persone in coda alla reception in attesa di ricevere il badge e la mitica borsa blu, gli abbracci entusiasti dei colleghi provenienti da ogni parte del mondo che qui si ritrovano dopo tanto tempo, gli sguardi incantati dei più giovani e degli studenti che improvvisamente si trovano di fronte a maestri del calibro di Roger Narboni o altre icone del lighting design contemporaneo come Andreas Schulz. L’atmosfera è elettrica fin dal primo mattino, tutti sono felici, disponibili al confronto (specie davanti al buffet della colazione) ed entusiasti.
Giusto per chi non lo sapesse PLD-C è un appuntamento imperdibile sia per i professionisti che altri attori di settore illuminotecnico. Durante la manifestazione, che cambia sede ogni 2 anni, si possono incontrare i migliori progettisti al mondo, venuti ad esporre un argomento d’interesse o ad ascoltare i propri colleghi.
Le quattro “tracce” di quest’anno erano: Ricerca applicata, Case studies, Illuminazione sostenibile e Pratica professionale.
L’edizione di quest’anno è stata caratterizzata dall’interesse nella “partecipazione dal basso” e dalla multimedialità, a partire dal primo intervento che ho selezionato, cercando di divincolarmi da un programma davvero denso.
Koert Vermeulen ci ha mostrato come sia possibile interagire con la comunità attraverso LinkedIn e altri media, per raccogliere informazioni e comunicare la professione… Ad esempio: sapevate che c’è un lighting designer ogni 1.000 architetti in USA? Twitter #pldcspeech.
Non solo facebook dunque, meglio ancora personalizzare gli strumenti d’indagine con un sondaggio come ha fatto Julia Erlhöfer.
La giovane lighting designer tedesca ci suggerisce, tra l’altro, due semplici regole che le hanno consentito di avere successo nella professione in Colombia e che possono valere altrove:
“Cambia il tuo modo di pensare da cittadino europeo” e “Cerca la tua strada – se non ti piace cambia, non sei un albero!”.
Ovvero apri gli occhi sulle altre culture, non hai le radici, non sei piantato lì e lì devi restare, sentiti libero di cambiare…
L’intervento di Narboni ci ha fatto sognare con lighting masterplan studiati per rispettare la città e il paesaggio, proprio il landscape, infatti è il soggetto del suo intervento: non progettare più linee guida per le singole parti della città, ma metterne in risalto la struttura topografica attraverso l’illuminazione. Il “buio” come strumento di progettazione e il suo studio riguardo al colore della luce applicati ai progetti in Europa e in Cina sono stati elementi di questa presentazione estremamente edificante.
Nel pomeriggio una sala gremita ha accolto Daria Casciani che ha efficacemente esposto il suo lavoro di ricerca: SEETY Milano. Qui la ricerca partecipata assume nuovi contorni e sfumature: gli abitanti sono interessati all’illuminazione delle loro città? E i turisti dove amano trascorrere il proprio tempo? Quali sono gli aspetti della luce che attraggono maggiormente le persone?
Per tornare coi piedi per terra ho seguito gli interventi di Marjut Kauppinen e Leena Kaanaa (progetti realizzati con la partecipazione di gruppi di studio con cittadini e amministratori, per l’illuminazione pubblica ad Helsinki) e di Anne Bureau (che, incredibile ma vero, ha fatto trasportare i corpi illuminanti con l’elicottero sulla cima di una montagna! Immaginate quanto sia stato difficile fare i puntamenti?).
Casi studio come questi sono stimolanti specialmente per il dibattito che si apre al termine della presentazione, è interessante constatare come, anche se i lighting designer in altre nazioni hanno un budget più elevato, trattare con la pubblica amministrazione non è mai semplice!
PLD-C significa anche festa: nonostante la stanchezza data dal viaggio e dall’impegno nel seguire le lecture, nessuno può tirarsi indietro quando il programma serale consiste in cena a base di prelibatezze danesi, birra e musica! La prima sera siamo tutti stati invitati dal Platinum sponsor ad un party incredibile nella loro sede, un ex magazzino del porto di Copenhagen, viaggio in autobus con guida della città incluso… La compagnia chiassosa di centinaia di lighting designer non ha prezzo!
Il secondo giorno si è aperto con un keynote speaker d’eccezione: Martin Lidegaard, ministro danese per il clima e l’energia… in seguito mentre tutti correvano a divertirsi con il brillante intervento di Paul Nulty e Peter Earle (che hanno inscenato una discussione tra un lighting designer e un produttore di apparecchi a LED) io ho scoperto che il cosiddetto inquinamento luminoso non è solo un’invenzione degli astrofili, effetto dell’inquinamento atmosferico, ma anche uno strumento di progettazione! Dennis Köhler ha saputo sfruttare le tecnologie normalmente usate in astronomia per comunicare dati più precisi ai suoi committenti, sullo stato di fatto, nell’affrontare un progetto in ambito urbano o un piano della luce.
La pausa pranzo di due ore serve ai più per ristorarsi e visitare gli stand degli sponsor: senza di loro non si sarebbe potuto realizzare un evento di questa portata.
Le aziende infatti provvedono a coprire i costi dell’affitto degli spazi, della colazione, del pranzo e di parte delle attrezzature, il loro contributo si aggiunge a quello dei partecipanti per le spese di viaggio, il pernottamento (una notte) e l’ingresso all’intero convegno di ogni relatore. Ovviamente in cambio le aziende ottengono uno spazio nella sala delle esposizioni (che coincide con il luogo dove vengono preparati i buffet) e 45 secondi di introduzione ad un relatore, oltre al posizionamento del proprio logo in ogni media e comunicato stampa di PLD-C. Soprattutto credo che per i produttori sia interessante avere per tre giorni una critical mass di potenziali prescrittori con cui confrontarsi, si sa che i lighting designer non hanno peli sulla lingua!
A a noi (con me due i colleghi di passoluce intervenuti: Roberto Corradini e Marco Palandella; Elena Pedrotti è rimasta a casa con la sua neonata Ilaria, auguri!) per presentare il nostro sondaggio “Shine a Light on Lighting Design!”. Grazie anche ai tanti lettori di Luxemozione e alla partecipazione di moltissimi colleghi, questo progetto con l’ambizione di diventare un tool è stato selezionato come self running poster; vedere il proprio lavoro a PLD-C è davvero emozionante, consiglio a tutti di candidarsi per la prossima edizione!
Gli interventi di Marinella Patetta, Francesco Iannone e di Susanna Antico nel pomeriggio, hanno decisamente accresciuto la reputazione dei lighting designer italiani (ovviamente ci eravamo già fatti notare con le nostre mitiche spillette) per la qualità dei progetti, dell’esposizione e la generosità nel condividere la propria esperienza. Ad esempio al termine dell’intervento di Susanna Antico si è formata una coda impressionante di colleghi per congratularsi o porle un’altra domanda… il management e il lighting design possono andare di pari passo, basta sapere come farlo!
Kevan Shaw infine ci ha dimostrato come non sia semplice determinare la qualità di un progetto realizzato, specie perché c’è sempre qualche lighting designer che decide di partecipare all’esperimento di valutazione falsandone così i risultati! Se desiderate costruire una scheda per una vostra realizzazione scrivetegli, ma quale istituzione italiana darebbe il proprio supporto a questo genere di iniziativa?
La chiusura ideale della giornata per molti è stata il nuovo lampo di genio dei Light Collective che, per uno sponsor della convention, hanno organizzato una festa molto colorata (#FreeYourColour su Twitter). Anche chi non ha preso parte alla battaglia di colori infine si è ritrovato in un polveroso abbraccio di qualche collega!
L’ultimo giorno di convegno è volato via quasi più velocemente degli altri, c’erano ancora mille persone da salutare, lecture da ascoltare e interviste, foto, esperienze da scambiare. Non vi scriverò quindi di quanto siano stati interessanti gli interventi del mattino, tra cui quello di Alessandro Gobbetti (relatore sabato e keynote speaker giovedì, non male per un ragazzo di 30 anni!), né quelli del pomeriggio come Christian Klinge (che ha raccontato della sua esperienza nel costruire una relazione forte con dei partner professionali in Cina per lo sviluppo di grandi progetti di qualità). Vorrei usare queste ultime righe a mia disposizione per rimandarvi a due appuntamenti che sicuramente faranno altrettanto parlare di sé: il primo incontro dei lighting designers a Medellin nel 2014 EILD e PLD-C 2015.
La prossima edizione della Professional Lighting Design Convention infatti si terrà a Roma: sarà un’occasione da non perdere per tutto il mondo dell’illuminazione italiana… Ottobre 2015 costituirà una svolta per il nostro mercato: dal modo in cui ci presenteremo a questo appuntamento, potrebbe dipendere anche una parte del nostro futuro professionale.
Cosa può esserci meglio di un PLD-C a Roma per il settore dell’illuminazione italiano?