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Obsolescenza programmata, la lampada ad incandescenza la prima vittima

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Bentrovati cari lettori sabato 6 Aprile su RaiTre all’interno del programma in prima serata Metropoli  si è toccato l’argomento dell’obsolescenza programmata .

Pensate che la prima vittima di questa affascinante e tragica politica industriale è stata la “lampadina” ad incandescenza. A Ginevra, il 23 dicembre del 1924 i principali produttori europei e statunitensi di lampade ad incandescenza si riuniscono e fondano il Cartello Phoebus.

Tra i principali produttori europei figurano gli olandesi della Philips, i tedeschi della Osram, i francesi della Compagnie des Lampes, gli ungheresi della Tungsram (acquisita nel 1990 dalla General Electric), gli austriaci della Kremenezky, gli inglesi della A.E.I./G.E.C. e gli italiani della Società Edison Clerici. I produttori statunitensi presenti sono quelli della General Electric.

Scopo unico di questa associazione è quello di concordare una riduzione della vita delle lampadine da vendere al dettaglio. Fino a quel giorno tale “vita” era stimata in un totale di 2500 ore. Il neonato Cartello impose una radicale diminuzione di tale valore, portando il tetto massimo a 1000 ore. Il cartello affermava che 1000 ore era un valore ragionevole per la vita ottimale e che una vita maggiore avrebbe inficiato,  in maniera non conveniente per il consumatore, l’efficienza complessiva del dispositivo. Il cartello Phoebus sarebbe dovuto durare fino al 1955, ma a causa dell’avvento della Seconda Guerra Mondiale è cessato nel 1939.

Al seguente link potete rivedere la puntata della trasmissione. Dal minuto 37 circa si inizia a parlare di tale argomento.

Metropoli al contrario asserisce come tutto ciò sia stato architettato per standardizzare e controllare maggiormente il mercato a favore di un maggiore profitto per i produttori grazie alla limitazione della vita della lampadina.

La prima vittima della politica di obsolescenza programmata è stata la “lampadina” ad incandescenza, su spinta del Cartello Phoebus.   retweet

Paranoia o meno, mi domando se finora nel mondo delle sorgenti luminose, quella a incandescenza sia stata l’unica ad essere soggetta a una tale politica.

Vi segnalo questo singolare video proveniente da un tg Americano che annuncia una notizia proveniente dalla California, della lampada ad incandescenza accesa da 100 anni, di cui tra l’altro esiste un articolo anche su Luxemozione. Quindi quello della lampada ad inscandescenza è davvero un caso reale  di obsolescenza programmata? o “dietrologia spiccia e infondata” come scritto in uno dei commenti al video?

Oggi, in continua evoluzione della tecnologia LED e del mercato a essa legato, sentire a parlare del Cartello Phoebus non può non indurre a pensare alla standardizzazione in ambito di tecnologia LED promossa dal consorzio Zhaga Consortium.

Il consorzio Zhaga oggi è costituito da 282 aziende membre e non solo da poche multinazionali. Inoltre non ci sono solo i produttori della sorgente luminosa (in questo caso LED). Si va dai costruttori di LED ai costruttori di apparecchi finiti, passando per i diversi costruttori di tutti i componenti ed accessori impiegati nella realizzazione di un “motore” LED piuttosto che di un apparecchio (connettori, dissipatori, ottiche, socket…). Non mancano nemmeno alcune aziende distributrici e certificatrici. Lo scopo primario del consorzio Zhaga creare una standardizzazione per consentire l’intercambiabilità tra “motori” LED.

Tale articolo, naturalmente, non vuole assolutamente veicolare il messaggio che il consorzio Zhaga sia la proiezione contemporanea del Cartello Phoebus. Anzi, l’elevata quantità di soggetti presenti al consorzio e la sua vasta pluralità spero possa costituire una maggior garanzia per uno sviluppo democratico più corretto tecnicamente ed eticamente di tale tecnologia, quindi infine migliore per il consumatore….speriamo!

Michele
Michele
Laureato in Ingegneria Elettronica presso l’Università Politecnica delle Marche ed ha frequentato presso il Politecnico di Milano il corso di formazione permanente in Lighting Design. Da quattro anni si occupa di Fotovoltaico Off-Grid e di Street Lighting Design a livello di impianto e di prodotto. Nel 2012 è finalista nel contest internazionale Lightitude organizzato da CLU fondation.

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