Bentrovati, oggi ancora una volta vi propongo un bell’articolo in cui, tema principe, è la progettazione della luce, termine inteso, ancora una volta, nel significato reale e non distorto da prassi commerciali. A lungo si è dibattuto a riguardo, vi rimando in merito a quest’articolo: il disastroso sistema del progetto illuminotecnico
La progettazione della luce, è inutile che mi ripeto, è parte integrante del processo progettuale, fatta di scelte volte a risolvere un problema, a cui si può dare risposta non necessariamente sfogliando un catalogo. Per chiarire meglio quello che intendo , oggi vi racconterò del progetto d’illuminazione pluripremiato per il Rookery Building di Chicago.
Tutto ebbe origine nel 1871 a Chicago quando, a seguito del disastroso incendio che distrusse la città, sull’onda di un rinnovato impulso edilizio, vennero posate le basi di uno dei più noti movimenti di architettura americana a cavallo tra ‘800 e ‘900, nota come prima Scuola di Chicago
La necessità di ricostruire rapidamente con materiali a prova di fuoco stimolò la progettazione di edifici precursori dei moderni grattacieli, realizzati accostando le tecniche classiche con l’innovazione della struttura portante in acciaio o in cemento armato.
Una composizione che consentiva la definizione di ampie e caratteristiche zone vetrate, la finestra tipo Chicago è suddivisa tipicamente in tre parti, composta da un grande pannello centrale e fisso, affiancato da due finestre più piccole apribili, combinando in questo modo funzioni di ventilazione e penetrazione della luce naturale all’interno degli spazi.
Tra i principali edifici realizzati in questi periodo è il Rookery Building, il cui nome, letteralmente “colonia di volatili”, riprende il soprannome che venne data alla struttura temporanea del Municipio di Chicago che sorgeva sull’area in precedenza, dove erano soliti nidificare numerosi uccelli.
L’edificio, situato nel cuore del quartiere finanziario di Chicago, terminato nel 1888 su progetto del Daniel Burnham e John Root Studio, è considerato uno dei punti di riferimento della città statunitense; l’edificio, che ospita più di 600 uffici è stato per anni uno dei più vasti luoghi commerciali di Chicago.
Più nel dettaglio delle soluzioni architettoniche adottate, interessante è analizzare il sistema che venne utilizzato per garantire la giusta penetrazione di luce naturale nelle aree destinate ad ufficio. Nella Chicago di quel periodo, infatti, a causa dell’inquinamento causato dalle elevate emissioni della combustione del carbone, non era per nulla semplice riuscire ad ottenendo la luce sufficiente per leggere e lavorare. I locali del Rookery erano stati originariamente predisposti con corpi illuminanti in grado di funzionare sia a gas che ad energia elettrica, anche se, quest’ultima, ancora molto cara, poco affidabile e soprattutto, dal punto di vista dell’illuminazione, scarsamente efficiente a causa di sorgenti ancora molto poco performanti.
In questo senso ruolo chiave giocano le ampie finestrature aperte sia verso le facciate su strada che verso la corte interna coperta da una sovrastruttura trasparente, attraverso la quale filtra la luce naturale che rischiara i piani inferiori e giunge fino alla lobby situata al piano terreno, ridisegnata completamente da Frank Lloid Wright nel 1905 (primo step di interventi di ripristino dell’edificio)
L’ultimo intervento di ripristino, deciso nel 2007 a seguito del cambio di proprietà, ha portato all’integrazione di un impianto di illuminazione volto a valorizzare la facciata esterna, ricoperta in pietra e finemente decorata, fino ad allora completamente al buio. Per oltre un secolo infatti, la caratteristica facciata in pietra rosso scuro del Rookery è rimasta priva di impianto di illuminazione, molto probabilmente a causa dell’eccessivo costo dell’energia elettrica al Momento della Costruzione.
La soluzione illuminotecnica per facciata del Rookery è stata ideata dallo studio di lighting design Office for Visual Interaction (OVI) di New York.
Un progetto perfetto, che nel 2012 è stato insignito con il Noto IES NYC Lumen Award of Excellence e nel 2013 è risultato vincitore del Premio Lampas per la categoria Architectural Outdoor Lighting.
La soluzione adottata dai lighting designer per l’illuminazione della facciata dell’edificio, è emozionante ed innovativa al tempo stesso.
Hanno commentato i giurati del Premio Lampas
Tutti gli apparecchi sono nascosti, utilizzando un ingegnoso sistema a braccio, necessario a proteggere l’integrità del palazzo e a valorizzare ogni dettaglio scultoreo dell’intricata muratura.
Ma il successo di questo magnifico progetto è dato anche dal sistema di progettazione integrato adottato, in cui tutti gli attori, dallo studio OVI che ha proposto la soluzione illuminotecnica, la Zumtobel che ha fornito i corpi illuminanti, fino alla proprietà che ha finanziato l’operazione, hanno operato nel rispetto de proprio ruolo, senza scavalcamenti di sorta, secondo un modello che qua in Italia è ancora utopia.
ecco uno schema che riassume l’albero progettuale, in testa OVI lo studio di Lighting Designer (qua in italia molto probabilmente sarabbe passato in secondo piano)
Il nuovo impianto di illuminazione, fa dunque risplendere le intricate superfici del Rookery anche di notte, in un gioco delicato di chiaro-scuri e luci e ombre, rendendo leggibili gli apparati scultorei della facciata, con leggere pennellate di luce.
Qua un video che spiega bene il percorso seguito in quest’intervento:
Una soluzione illuminotecnica studiata appositamente per l’architettura dell’edificio apparentemente simmetrica, ma che in realtà presenta condizioni di unicità praticamente per ogni finestra ed ogni elemento architettonico di facciata. Con oltre 100 condizioni di irregolarità utilizzare copri illuminanti lineari standard era praticamente impossibile.
Lo studio OVI, supportato da Zumtobel, ha studiato un sistema di illuminazione a moduli LED bianchi da 14 W ognuno che, una volta posizionati, fossero in grado di definire un’illuminazione regolare ed adeguata e di ridurre al contempo il costo finale dell’impianto, in modo che fosse allineato con il budget ristretto messo a disposizione dalla proprietà.
Abbiamo pensato a lungo alla soluzione più adeguata per l’edificio
afferma Jean Sundin, titolare di OVI.
Intenzione dello studio infatti era quella di offrire un soluzione che fosse prima di tutto sensibile dell’importanza storica dell’edificio, evitando di ricoprire l’esterno del Rookery di corpi illuminanti, in considerazione soprattutto della quantità ed il tipo di dettagli che caratterizzano la facciata
La soluzione ideata dallo studio di lighting newyorkese propone la progettazione di un apparecchio custom dalle dimensioni ridotte, in grado di produrre un fascio di luce adeguato ad illuminare a radenza l’intradosso delle finestre e delle decorazioni qua posizionate.
Le foto riguardanti il progetto di OVI, contenute nel presente articolo sono cortesia: OVI; The John Buck Company; The Rookery LP e Zumtobel
Nonostante l’utilizzo di corpi illuminanti realizzati appositamente, riuscire ad ottenere il giusto effetto luminoso, ben bilanciato è stato complicato, osservando l’edificio si ha la sensazione che tutto sia simmetrico, in realtà non c’è nulla di simmetrico, anche i davanzali delle finestre hanno ciascuno un profilo differente.
Per soddisfare le esigenze della Commissione per i Monumenti di Chicago, tutti i corpi illuminanti sono stati meticolosamente nascosti in modo da essere completamente invisibili dalla strada, per questo motivo gli apparecchi a LED disegnati appositamente sono stati ideati con un profilo molto ridotto di soli 36,8mm (1.5”); per proteggere l’integrità del palazzo, sono stati fissati ad un braccio mobile ancorato ai davanzali, mentre i piedini in poliuretano posti alla base dei moduli riducono al minimo il contatto diretto con le sporgenze dell’edificio.
Più nel dettaglio, interessante è notare come nell’insieme della soluzione proposta nulla è lasciato al caso, il prodotto custom è studiato appositamente non solo dal punto di vista dimensionale e formale, ma anche dal punto di vista fotometrico. Il modulo LED adottato è equipaggiato con diodi bianchi con una temperatura correlata di colore di 3000K e dotato di micro-ottiche in grado di offrire una distribuzione del flusso luminoso molto stretto trasversalmente e molto ampio in senso longitudinale, emissione perfetta in applicazioni a radenza e quando si vogliono ridurre le dispersioni verso la volta celeste e fastidiose riflessioni in direzione degli edifici circostanti.
Il tutto naturalmente con un occhio di riguardo al problema energetico; ogni modulo LED assorbe solamente 14,4W per un totale complessivo di 2.304 W per l’intero progetto. Un orologio astronomico è utilizzato per controllare le luci ed ottimizzare i livelli di illuminamento nelle ore serali, quando di fatto non avrebbe senso mantenere acceso l’impianto a pieno regime.
In questo modo, lo studio OVI di New York, affiancato e supportato dagli altri attori coinvolti nel processo di progettazione, è riuscito a dare vita ad una soluzione unica, rispettosa dell’architettura e dell’ambiente.