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Illuminazione nei luoghi di lavoro

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A distanza di anni dalla prima pubblicazione di quest’articolo, molte cose sono cambiante in materia di Illuminazione nei luoghi di lavoro.  Tra le la altre cose l’aggiornamento normativo del 2011 della UNI-EN-12464-1 che ha importato alcuni cambiamenti e chiarimenti sui parametri da considerare nella verifica degli spazi oggetto della norma.
Visto il numero elevato di lettori che  approdano a questa pagina (circa 900 in un mese), ho ritenuto indispensabile un aggiornamento del presente post, piuttosto che la riscrittura in toto dell’articolo.

Prima di iniziare con la descrizione normativa è opportuno fare alcune precisazioni in materia di illuminazione nei luoghi di lavoro, tra questi uffici e aule scolastiche, sopra tutti.

Sull’illuminazione nei luoghi di lavoro

La progettazione degli scenari d’Illuminazione nei luoghi di lavoro è forse uno degli ambiti più difficili da trattare, perché ad esso è legato non solamente il mantenimento della capacità produttiva, ma anche la  garanzia che le condizioni psico-fisiche vengano conservate al meglio, così da rendere l’ambiente lavorativo un luogo più confortevole e sicuro.

Fino a non molti anni fa l’approccio progettuale era demandato alla sola applicazione “oggettiva” della normativa per l’illuminazione degli spazi di lavoro (UNI10380 1994 successivamente UNI12464-1).

Qua sotto una tabella tratta dalla vecchia normativa UNI 10380 sostituita nel 2004 dalla UNI EN 12464-1, poi aggiornata al 2011.

Qua invece una tabella tratta da un manuale IESNA nord americano IES Lighting Handbook del 1947, riferita agli spazi d’ufficio. NB i valori sono espressi in Footcandles

Standard Lighting Office 1946

Standard Lighting Office 1946

Sebbene oggi sopravvivano esempi di questo metodo esclusivamente normativo, in generale, all’interno della comunità di lighting design, si sta operando una forte campagna di sensibilizzazione verso un approccio “Human Centered”, ovvero centrato alle reali esigenze dell’individuo all’interno dei luoghi di lavoro, in modo da garantire la massima fruibilità degli spazi ed il massimo benessere degli utilizzatori.

La normativa UNI12464-1 rimane comunque un importante punto di riferimento, ma come ogni normativa va interpretata ed i dati in essa contenuti vanno utilizzati con criterio e non in modo semplicistico e meccanico: ogni numero assume un valore se contestualizzato.

Vista la complessità del tema è consigliabile sempre il supporto di un lighting designer, professionista indipendente che si occupa di progettazione della luce.

Il testo che segue è una sintesi degli argomenti contenuti nella UNI-EN12464 volume 1 e il contenuto delle guide ufficiali DIN e CIBSE adottate su territorio tedesco e anglosassone, a supporto della normativa internazionale, a cui rimando per una trattazione completa.

Altra premessa importante va fatta in merito alla sempre più diffusa adozione dei sistemi LED nell’illuminazione nei luoghi di lavoro, che sta portando all’insorgere di problematiche note, ma non ancora definite nella normativa UNI-EN 12464. Si rimanda in merito all’articolo di approfondimento:

[Edit 4-dic 2015] a seguito di una segnalazione da parte di UNI ho dovuto rimuovere alcuni schemi riferiti alla Normativa EN-12464 volume 1  in quanto lesivi dei diritti d’autore detenuti dall’Ente Italiano di Normazione. Le immagini che ho mantenuto sono riferite ad una pubblicazione della collana Licht Wissen scaricabili gratuitamente  dal sito www.licht.de.

La Normativa di riferimento

In Italia, dal punto di vista normativo, in ordine gerarchico, innanzitutto il Testo Unico sulla Sicurezza  nei luoghi di lavoro DM 81/2008 tratta a anche  il tema dell’illuminazione, demandando però un approfondimento specifico alla normativa tecnica  in vigore, adattamento nazionale della normativa europea  EN 12464-1  “illuminazione dei posti di lavoro”  che ha sostituito la storica UNI 10380 del 1994.

In molti casi, l’approccio semplicistico di cui dicevo sopra, è affiancato da una lettura superficiale della normativa: spesso viene demandato al solo valore di illuminamento il requisito  d’illuminazione per uno specifica area.

uni 12464
Perchè un approccio alla normativa basato esclusivamente sugli illuminemti è errato.

Naturalmente non è così,  la UNI-EN12464 è molto più articolata e con l’aggiornamento del 2011, in particolare, sono stati aggiunti numerose specifiche sui parametri di controllo, alcuni già presenti nelle vecchie edizioni, tra questi:

  • Illuminamenti,
  • distribuzione delle luminanze,
  • uniformità,
  • abbagliamento (UGR),
  • direzione della luce,
  • indice di resa cromatica,
  • temperatura di colore,
  • flickering;
  • controllo della luce naturale.

Nell’aggiornamento del 2011 sono stati  introdotti e aggiornati alcuni requisiti importanti:

Illuminazione nei luoghi di lavoro
Illuminazione nei luoghi di lavoro aggiornamenti UNI12464-2011

Le aree di Calcolo e i valori di illuminamento richiesti

Una delle principali novità introdotte nella UNI-EN12464-2011 è la chiara definizione delle aree di calcolo, e dei relativi valori di illuminamento richiesti:

  1. Task area, ovvero compito visivo
  2. Immediate surrounding area, ovvero una fascia esterna di 50 cm
  3. Background area, ovvero un’area adiacente alla surrounding area

EN 12464-1 Surfaces

 

12464 aree di calcolo

In caso di assenza di specifiche sull’arredamento andrebbe comunque ipotizzata una posizione tipo, così da effettuare valutazioni meno generiche possibili.

UNI12464 aree generiche

Garantire la giusta distribuzione dei livelli di illuminamento e delle luminanze nella zona del compito visivo e nella zona circostante è di importanza fondamentale  al corretto svolgimento della prestazione visiva.

Il controllo dell’abbagliamento

Altro punto di cui tener conto nella progettazione di un ambiente di lavoro è l’abbagliamento che, in genere,  si manifesta quando livelli eccessivi di luminanza sono presenti all’interno del campo visivo provocando di conseguenza  sensazione di disagio, riduzione della visibilità e della prestazione visiva.

Si possono distinguere due grandi famiglie di abbagliamento: diretto o riflesso, il primo generato direttamente dalle sorgenti presenti del campo visivo, il secondo, per riflessione di queste sul piano di lavoro o sui monitor.

illuminazione nei luoghi di lavoro - abbagliamento
Schema con posizione dell’osservatore e angoli limite e volume d’offesa per la verifica preliminare dell’abbagliamento

Gli effetti del fenomeno dell’ abbagliamento sulla prestazione visiva vengono distinti in:

  •  disability glare , o abbagliamento debilitante : si intende un peggioramento istantaneo delle funzioni visive. Impedisce la sensibilità al contrasto dell’occhio e quindi la visione. In condizioni estreme, ad esempio in presenza di sorgenti LED non opportunamente schermati, può portare a danni anche gravi alla vista.
  • discomfort glare, o abbagliamento molesto : è quello che più comunemente si riscontra negli interni e designa un tipo di abbagliamento che provoca una sensazione di disagio soggettivo.

Per tener sotto controllo il fenomeno di abbagliamento molesto si utilizza il parametro UGR, che sostituisce di fatto le curve di Sollner, utilizzate nella vecchia UNI 10380.

L’UGR (Unified Glare Rating) permette di valutare la “dimensione” del fenomeno di abbagliamento molesto, tenendo conto di luminanza di fondo, luminanza dell’apparecchio, posizione dell’osservatore e le geometrie della stanza e si riassume nella seguente formula:

Per una trattazione approfondita dell’ L’UGR (Unified Glare Rating) si rimanda all’articolo pubblicato su luxemozione:

Illuminazione in presenza di videoterminali

La UNI 12464-2011 introduce in modo ancora più chiaro le specifiche necessarie a ridurre fenomeni di riflesso nei monitor: DSE:Dispay Screen Equipment
modificando i valori già definiti nelle precedenti edizioni della normativa:

Le luminanze sopra i 65° devono essere ridotte per valori che variano da 1000cd/m2 a 3000cd/m2 a seconda del monitor (distribuzione fotometrica Dark – Light)

UNI 12464 DSE

Va sottolineato che una buona  ripartizione spaziale della luce secondo le diverse direzioni è un elemento importante e spesso decisivo per la visione dei rilievi. La presenza di ombre particolarmente marcate può provocare  fenomeni di adattamento dell’apparato visivo troppo bruschi:

Illuminazione nei luoghi di lavoro - direzione della luce

Illuminamento cilindrico e indice di modellato

I parametri relativi all’Illuminamento Cilindrico e indice di Modellato sono stati  introdotti in modo chiaro nella revisione del 2011 della normativa, necessari a valutare la bontà del sistema d’illuminazione ed evitare soluzioni “estreme” negli spazi di lavoro.

UNI 12464 illuminamentoCilindrico

UNI 12464 indice modellato

Indice di resa cromatica e temperatura di colore della luce

Infine temperatura colore e indice di resa cromatica sono parametri che la normativa definisce per ciascuna categoria, poiché da essa possono prescindere le attività svolte all’interno dell’ambiente di lavoro.

Illuminazione nei luoghi di lavoro temperatura di colore

Illuminazione nei luoghi di lavoro - indice di resa cromatica

Per la prestazione visiva e la sensazione di comfort e di benessere è importante che nell’ambiente i colori degli oggetti e della pelle umana siano resi in modo naturale, corretto e che facciano apparire le persone attraenti e in buona salute, così come la scelta dell’adeguata temperatura di colore può garantire il top del comfort psicologico e quindi l’adeguato svolgimento delle mansioni all’interno dello spazio lavorativo.

In realtà esistono altri due fattori di cui tener conto nella progettazione illuminotecnica nei luoghi di lavoro: la componente di luce naturale e il così detto fenomeno di flickering.

Il daylighting

La penetrazione della luce naturale nell’ambiente, che da un lato deve essere controllata con sistemi di oscuramenti adeguato, atti a limitare fenomeni di riflessione e abbagliamento,  dall’altro può dare benefici dal punto di vista sia energetico (vedi daylight harvesting) che di benessere psico-fisico per l’individuo.

daylight harvesting
Immagine che rappresenta in modo chiaro il concetto di DL Harvesting, ovvero integrazione tra sistemi di Luce naturale ed Artificiale, volto ad ottenere un sistema efficiente dal punto di vista energetico.

Il Flickering

Per ciò riguarda l’effetto  flickering, ad esempio le lampade a scarica alimentate a tensione alternata, si accendono e si spengono con una frequenza di 100 Hz, cioè ad ogni cambio della polarità della tensione. L’effetto di sfarfallio può essere completamente evitato con l’impiego di reattori elettronici ad alta frequenza,superiore a 20.000 Hz.

Qua di seguito un grafico esplicativo della frequenza di funzionamento delle sorgenti a scarica.

Illuminazione del luoghi di lavoro schema flickering

Il problema del Flickering può manifestarsi anche in caso di utilizzo di sistemi d’illuminazione LED, sia in modalità normale, che dimmerata, fenomeno che è causato, anche in questo caso, da un sistema di alimentazione non ottimale.

Il fenomeno, se non controllato, può avere effetti negativi sulla visione o provocare l’insorgere di patologie anche gravi in soggetti particolarmente sensibili.

Ovviamente per una trattazione più dettagliata vi rimando alla normativa che potete acquistare sul sito dell’UNI EN 12464-1 del 2011 e a testi e manuali specifici, in cui il tema è trattato in modo molto dettagliato.

Come anticipavo più sopra, tuttavia, il solo l’approccio manualistico o normativo non è un requisito sufficiente a realizzare un progetto d’illuminazione completo, soprattutto in ambiti complessi come quelli di lavoro.

Rivolgersi ad un Lighting Designer, anche solo per una consulenza potrebbe fare davvero la differenza!

Giacomo
Giacomohttp://www.rossilighting.it
Giacomo Rossi, architetto e lighting designer free lance, fondatore di Luxemozione.com. Dopo anni di attività nella progettazione della luce, fonda assieme ad altri colleghi LDT-Lighting Design Team , studio multidisciplinare di progettazione della luce. Alla progettazione affianca l'attività come docente presso il Politecnico di Milano e altre importanti scuole di architettura e design. tra cui IED Istituto Europeo di Design. E' inoltre autore di articoli su riviste del settore illuminotecnico. Dal 2014 è membro del Consiglio Direttivo di Apil-associazione dei professionisti dell'illuminazione.

27 Commenti

  1. Argomento trattato benissimo, chiaro, conciso e compendioso.
    Vorrei sapere con esattezza qual’è il valore dei lux da ottenere in una sala operatoria.
    Grazie
    Distintamente Ing. Donato DI CUNZOLO

  2. A me piacerebbe sapere se è corretto e possibile “dover” stare in un luogo di lavoro con luce elettrica accesa sempre, estate e inverno, mattina e pomeriggio per tutto l’anno…
    Grazie

    Dante

    • Ciao Dante, benvenuto su luxemozione.Quello che citi è un tema molto sensibile, in realtà non è una questione di “correttezza”, esistano delle normative che specificano valori minimi di fattore luce diurna in specifici ambiti d’applicazione o danno indicazione di rapporti aeroilluminanti da rispettare. Aggiungo inoltre che, al di là del mero aspetto normativo, è evidente che punto centrale di ogni spazio di lavoro (e non ) e punto cardine di ogni progettazione dovrebbe essere il benessere dell’individuo che lo utilizza; è ormai un dato di fatto che garantire la corretta penetrazione di luce naturale o simularnte la variabilità con soluzioni di luce artificiale porta beneficio al fruitore dello spazio, soprattutto se “costretto” a permanervi per svariate ore di lavoro. Esistono numerosi studi e statistiche in merito, il tema è molto articolato ed andrebbe approfondito più nel dettaglio, in ogni caso spero di esser stato utile
      a presto!

      • Concordo con quanto scritto da Dante, il risultato di tutte queste belle elucubrazioni tecnologiche è che alla fine ci si ritrova privati della naturale illuminazione diurna, a quanto pare per evitare fantomatici “abbagliamenti” (da sempre evitati tranquillamente tramite l’utilizzo di comuni tende o tapparelle), privati del naturale benessere psico-fisico che procura, per ritrovarsi a dover vivere nella luce artificiale dalla mattina alla sera, in pratica una notte che dura cinque giorni… La luce artificiale dovrebbe fare le veci della luce naturale quando questa non c’è o compensarla quando è insufficiente, NON sostituirla sempre e comunque, tutti i giorni a tutte le ore…

  3. Buongiorno

    leggendo l’articolo mi è venuto un dubbio: i valori di illuminamento richiesti si riferiscono ai lux ad altezza “occhio umano” o a terra? Solitamente l’occhio umano si trova tra 1 e 2 m da terra.
    Mi spiego meglio con un esempio: in un’ufficio sono richiesti minimo 300lx. Questi 300 lx devono essere misurati a terra oppure sulla scrivania?
    Grazie
    Saluti
    Cristiano

    • Ciao Cristiano, cerco di spiegare meglio, anzi ti premetto che la normativa a cui fa riferimento l’articolo è stata aggiornata nel 2011, ma poco importa, il concetto non cambia.
      Obiettivo della normativa è quello di garantire valori di illuminamento ritenuti necessari a svolgere una determinata azione, quello che nella normativa è specificato come Compito Visivo. Quindi è su di esso che vanno verificati i valori indicati. Vorrei sottolineare però di fare ben attenzione, la 12464 non specifica solo valori di illuminamento sul compito visivo, ma si premura di dare indicazione di valori d’illuminamento da garantire all’intorno di quest’area, da indicazione di valori di illuminamento cilindrico, di UGR ecc…Non basta assolutamente definire un Quanto, è fondamentale caprie anche il Come la luce si distribuisce all’interno dell’area d’interesse. Quindi ritornando alla tua domanda, i valori d’illuminamento, se stai verificando un ufficio, saranno da considerare sulla scrivania, tuttavia, il rispetto dei soli valori dillumimanento medio sul compito visivo non è condizione sufficiente a garantire una buona condizione di visione.
      Spero sia chiaro, a presto

  4. Excellent post ! I was fascinated by the facts ! Does someone know if my company can find a blank CA TR-205 form to complete ?

  5. Buon pomeriggio.

    Volevo porle una domanda:
    In ufficio, siamo in ambito call center, abbiamo sempre avuto un illuminazione consona agli standard per quel che riguarda luce artificiale e luce naturale. Una settimana fa hanno installato sui vetri del palazzo delle pellicole coprenti che vanno a oscurare completamente l’ambiente esterno. Una piccola parte di luce naturale entra sempre ma non siamo più in grado di poter vedere all’esterno, ci troviamo come chiusi in un magazzino senza poter nemmeno più guardare fuori la finestra per vedere almeno il cielo. E’ una situazione frustrante ed anche abbastanza fastidiosa. La mia domanda è la seguente:
    E’ innanzitutto legale fare una cosa del genere? Privare le persone dell’unico contatto con la realtà esterna(ovviamente nelle sale del management queste pellicole non ci sono e loro possono vedere fuori la finestra).
    C’è qualcuno a cui possiamo rivolgerci per poter denunciare il fatto con un sopralluogo eventualmente?

    La ringrazio per un eventuale risposta.

    M.

    p.s
    L’azienda ha motivato questa cosa per “privacy”, così da fuori non ci vedono. Credo sia una risposta abbastanza comica.
    Grazie ancora.

  6. Per illuminare una stanza di un appartamento 4×4 da adibire uso ufficio quale prodotto consiglierebbe per il centro volta.
    grazie mille

  7. Complimenti, articolo esaustivo e completo! Il benessere dei lavoratori sarà una chiave di svolta per il mondo del led

  8. Buongiorno, articolo interessantissimo.Sto progettando un Ufficio Nuovo a MIlano e mi servirebbe un supporto sull’illuminazione.
    Può bastare l’articolo, devo effettuare la scelta delle lampade e il posizionamento.
    Chi mi può aiutare?
    Grazie

  9. buon giorno. Sostenevo con dei colleghi che in un ufficio con pc c’è l’obbligo di installare armature dark light ma loro sostengono che le nuove led panel vanno bene ugualmente. Che ne pensate?
    grazie

  10. Buongiorno Giacomo, complimenti per la trattazione. Le espongo un quesito: la mia startup sta creando una gamma di lampade ad alta potenza per l’illuminazione di studi televisivi, set cinematografici, teatri e simili; mi chiedevo quali normative si applicano e se ci sono restrizioni rispetto alle caratteristiche luminose delle sorgenti. La ringrazio anticipatamente per la risposta.

  11. egr, oltre ai complimenti per l’esaustivo sunto della material, una domanda. La pubblicaizone ENI EN 12646-1 non contempla le modalità di verifica (sul campo) dell’impianto come realizzato. Al propostito che seguire? L’ormai vetusta UNI 10380? o esistono alter procedure normalizzate e comunemente applicate? grazie

    • Gentile Andrea, grazie per il commento. Nello specifico della tua richiesta, di fatto la normativa presenta una parte 6 verification procedure che, appunto, indica alcuni criteri essenziali che vanno considerati in fase di ferifica. Personalmente, visto che appunto ciò che si legge è abbastanza vago e soprattutto riferito ad un aggiornamento tecnologico e di disponibilità strumentale di ormai quasi 10 anni fa, direi che il buon senso è il miglior modo di verificare lo stato di fatto. Riferendosi a punti di calcolo, posti ad un’altezza specifica, utilizzando strumentazioni calibrate ecc. Inutile dire che non è da considerare verifica la misura a caso che spesso viene spacciata per rilievo illuminotecnico dello stato di fatto: va disposta una griglia e fatto un rilievo accurato.
      a presto!

  12. Salve, Giacomo. Vorrei sapere se, in base alla norma UNI citata, è obbligatorio nei luoghi di lavoro utilizzare luci fredde (con temperatura superiore a 3200 k). Grazie.

    • Assolutamente no, nella normativa non viene data acluna indicazione sulla scelta della temperatura di colore da prediligere, unica specifica, diciamo legata alla qualità della luce in generale è data sulla Resa Cromatica da intendersi come valore minimo suggerito. Ora sono curioso di sapere dove hai trovato quest’informazione.
      Fammi sapere
      buona serata.

  13. Gentile architetto Rossi ho letto con molto interesse i suoi articoli riguardo l’illuminotecnica .
    E volevo chiedere se lei conosce degli studi specifici sulle luci LED e l’abbagliamento e i relativi tempi di recupero dell’occhio .
    Perchè già ho letto che sicuramente i tempi di recupero , in seguito ad un abbagliamento con luci LED sono nettamente superiori rispetto alle vecchie luci ad incandescenza .
    Conosce degli studi al riguardo da potermi indirizzare o da potermi inviare ?

  14. Ma una domanda .. ma chi controlla queste cose? In 20 anni di lavoro non ho mai visto nessuno preoccuparsi o controllare la normativa sull’illuminazione dei luoghi di lavoro…
    Nemmeno il medico che viene in azienda verifica queste cose .. quindi chi deve verificarle?
    Quando si avvia un’attività o si cambia ufficio non ho mai visto nessuno uscire per controllare se fosse a norma le luci.
    Quindi mi viene il dubbio che questa normativa esca fuori solo in caso di contenzioso con un lavoratore?

    • Buongiorno, gli interventi di verifica sono abbastanza diffusi. Solitamente su impianti più datati gli interventi di tecnici o società che si occupano di fare audit dello stato di fatto avvengono a seguito di richiesta specifica che parte da ufficio personale, su segnalazione di problemi da parte di chi utilizza gli ambienti.
      Nelle realizzazioni più moderne soprattutto in regime di certificato LEED o WELL è obbligatorio un rilievo dello stato di fatto proprio per poter accedere alla certificazione di cui dicevo.

  15. volendo fare un discorso terra terra da chi non ha competenze in merito, se io ho un capannone di 10 campate, larghezza 15 mt x 6 per ogni campata, quale illuminazione è consigliabile se il capannone è vuoto e lo devo affittare?

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