Olafur Eliasson, artista danese-islandese, è conosciuto per le sue sculture e installazioni su larga scala, realizzate con materiali elementari quali la luce, l’acqua e l’aria, che hanno come scopo quello di intensificare e accrescere l’esperienza dell’osservatore. Con le sue opere, vuole stupire, confortare, disorientare e impressionare gli spettatori.
Questi materiali creano un dialogo con lo spazio dell’esibizione, e lo spettatore diventa protagonista degli scenari. Olafur Eliasson crede infatti fortemente nella creazione di spazi dove ognuno sente di appartenervi, vuole che gli spettatori si soffermino a percepire e a sentire quelle emozioni, non necessariamente positive, che si vengono a creare, mentre si osservano le sue opere, siano esse installazioni, dipinti, sculture, fotografie o film.
Nel 1995 fonda lo Studio Olafur Eliasson a Berlino, un vero e proprio laboratorio di ricerca spaziale in cui lavorano circa trenta professionisti tra architetti, ingegneri, artigiani che insieme creano, studiano e testano sculture e installazioni su larga scala.
Il suo lavoro è spinto dalla volontà di focalizzare l’interesse nella percezione, provocando una reazione negli spettatori. Molte delle installazioni hanno un unico punto di vista, un’unica prospettiva per ciascun spettatore: questo perché il fine ultimo dell’opera sono le loro ombre, i loro occhi, i loro movimenti.
La creatività si trova nella relazione con quello che abitualmente viene chiamata realtà con il mondo che ci circonda. E’ una conseguenza di quello che facciamo.
Baroque Baroque un viaggio alla scoperta delle sensazioni
La personale su Eliasson, dal titolo Baroque Baroque, aperta il 21 Novembre 2015 nelle sale del Palazzo d’Inverno a Vienna, racchiude un’ampia selezione dei lavori dell’artista. I pezzi, selezionati dai curatori Mario Codognato e Daniela Zyman, provengono dalla collezione del museo Thyssen-Bornemisza Art Contemporary e dalla raccolta privata dei coniugi Juan&Patricia Vergez. La selezione dei pezzi vuole proporre una chiave di lettura inedita del lavoro di Eliasson, la cui curiosità per i fenomeni percettivi, sensoriali e luminosi, viene paragonata alla stessa curiosità degli artisti del ‘600 e del ‘700 per le scoperte scientifiche con l’utilizzo della camera ottica per il disegno prospettico.
La mostra è un viaggio, un’esperienza che l’artista regala agli spettatori:
The presentation of my works at the Winter Palace is based on trust in the possibility of constructing reality according to our shared dreams and desires and faith in the idea that constructions and models are as real as anything (OE).
Il Palazzo d’Inverno a Vienna rappresenta l’estetica barocca. La meraviglia e l’artificio, elementi cardine dello stile barocco, se da un lato sono in contrasto con la ricerca della percezione della realtà di Eliasson, dall’altro, la personalità visionaria dell’abitante originario del Palazzo, il Principe Eugenio di Savoia, è in perfetta sintonia con le provocazioni delle opere dell’artista.
Le sue opere si riferiscono profondamente ai concetti di invenzione e di artificio dello stile barocco, effetti ottici, elementi materiali, immateriali ed effimeri diventano i protagonisti principali delle installazioni.
Il fine della mostra, e dell’artista, è di mettere alla prova le abitudini percettive degli spettatori e di stravolgere l’accezione comune della realtà proponendola come instabile e in continua evoluzione. La mostra si sviluppa e si articola all’interno delle sale del Palazzo d’Inverno, diventando vera e propria esperienza sensoriale per gli spettatori. La realtà viene trasformata, colorata modificata, per poi ritornare tale. Un viaggio all’interno delle proprie sensazioni che vengono stimolate ed enfatizzate dalle opere fatte di luce e colori.
Le opere esposte
L’opera Yellow Corridor, installazione di luce realizzata per gli ambienti della residenza invernale del principe, apre e introduce il percorso espositivo che in seguito prosegue, tra illusionismo e scienza, con i lavori più rilevanti realizzati dall’artista danese negli ultimi venti anni.
Yellow Corridor (1997), dalla collezione Juan & Patricia Vergez, è un’istallazione in cui vengono utilizzate lampade mono-frequenza che limitano la percezione dello spettro del visibile e creano una luce monocromatica. Questa luce gialla molto intensa rende la vista dello spettatore sensibile ai dettagli, infatti, dopo aver attraversato lo scalone, la vista dello spettatore si porta dietro un residuo bluastro che piano piano tende a svanire. Questo spiega come il singolo colore non restituisca mai la realtà.
Vedere un solo colore non significa che non ne esistano altri, non ha senso parlare del rosso se non ci sono altri colori con cui fare un confronto. Per essere percepito, il singolo colore necessita dell’esistenza di altri colori.
Sicuramente le opere più significative ed esplicative dei concetti base del lavoro di Eliasson sono rappresentate dalle installazioni: Kaleidoscope (2001), New Berlin Sphere (2009), Your welcome reflected (2003) e Seu planeta compartilhado (2011) le quali riflettono la ricerca continua dell’artista sui colori, sulle diverse percezioni, sulle trasformazioni e destrutturazioni, temi particolarmente interessanti se visti in relazione/contrapposizione con il contesto barocco.
Il Kaleidoscope (2001) dalla collezione di Juan & Patricia Vergez “ha la funzione di farci comprendere, che quello che si vede all’interno del suo meccanismo è relativo e mutevole”. Dimostra come la nostra percezione delle cose possa essere facilmente destrutturata e riconfigurata.
New Berlin Sphere (2009) ha come principio il modello CMYK, modello sottrattivo del colore, utilizzato per la stampa a quattro colori. La sorgente all’interno della sfera fa scaturire una miriade di tonalità differenti che vengono proiettate sulle pareti della sala del Palazzo. Evidente la trasgressione dei confini esterno/interno e l’interazione dei colori con l’esperienza dell’osservatore.
Your welcome reflected (2003) dalla collezione di Arte Contemporanea Thyssen-Bornemisza. I dischi sospesi si muovono molto lentamente e non essendo sincronizzati proiettano colori che, sovrapponendosi, creano un’infinità di forme, ombre e luci. La luce di un potente proiettore è orientata verso i dischi, con funzione di filtri, e viene scomposta: una parte è riflessa sulle pareti, l’altra attraversa il filtro e proietta forme e colori all’interno della stanza.
Seu planeta compartilhado (2011) dalla collezione di Arte Contemporanea Thyssen-Bornemisza. Un altro kaleidoscopio esposto nelle sale del Palazzo. Il processo di osservazione dello spazio attraverso questo strumento produce una miriade di riflessioni segmentate. Qui viene nuovamente rappresentato il fine delle opere di Eliasson, il rapporto di intima connessione e di reciproca dipendenza fra percezione e spazio.
Due installazioni non utilizzano l’uso e l’artificio della luce e dei colori. Queste installazioni, realizzate con materiali tangibili, quali specchi e metalli, si propongono di creare la stessa destabilizzazione visiva e sensoriale dello spettatore.
Wishes versus wonder (2015) dalla collezione Thyssen-Bornemisza Art Contemporary è l’installazione più stupefacente ed enigmatica. La metà di un anello in ottone fissata ad una parete interamente di specchio, mette in scena un incontro forzato tra realtà, illusione e artificio barocco, presente nella sala dei dipinti di battaglie del Palazzo.
Fivefold tunnel (2000) dalla collezione di Arte Contemporanea Thyssen-Bornemisza. L’opera è uno splendido risultato della collaborazione fra l’artista e il matematico architetto islandese Einar Thorsteinn. Una struttura a tunnel che attraversa e connette due sale cerimoniali, nella sua forma vuole ricordare un porticato barocco. Un intreccio di cinque barre parallele tra loro, distanziate secondo il rapporto aureo, genera un andamento complesso creando un pattern che si sviluppa lungo tutta la lunghezza del tunnel.
Unica nel suo genere, all’interno della mostra, è la serie fotografica “The horizon series” (2004) dalla collezione di Arte Contemporanea Thyssen-Bornemisza. Qui sono esposte una serie di fotografie realizzate dall’artista durante i suoi viaggi in Islanda, fotografie incentrate tutte sul tema dell’orizzonte. Mentre molte serie fotografiche dell’artista evidenziano il rapporto fra terra e cielo, la serie esposta vuole mettere in primo piano questo dialogo, rendendolo il più minimale possibile.
Le ultime tre installazioni sono il frutto della combinazione tra colore e materia. In queste rappresentazioni il colore è il principale artefice delle destrutturazioni spaziali cui lo spettatore è l’inconscio protagonista Eye see you (2006), è un “forno solare”, una lampada al sodio emette luce gialla mono-frequenza, due dischi di vetro bicromatici cambiano il colore della luce emessa secondo il punto di vista dello spettatore. La stanza dorata del Gabinetto riflette mille sfaccettature di luce dalle pareti, creando una distorsione visiva data dalla sovrapposizione delle due “trame” di luce, quella emessa dal “forno solare” e quella riflessa dalle pareti.
Die organische und kristalline Beschreibung (1996) dalla collezione di Arte Contemporanea Thyssen-Bornemisza. Una potente lampada a ioduri metallici emette luce attraverso una macchina che crea gli effetti delle onde, equipaggiata con un filtro giallo e blu, su di un filtro a specchio convesso. Questo sistema ingegnoso riflette una luce colorata e scintillante nel Vestibolo del Palazzo. L’installazione ben rappresenta la possibilità di destrutturare e riconfigurare gli spazi, destabilizzando la percezione dell’osservatore.
Five orientation lights (1999) dalla collezione di The Juan & Patricia Vergez. La sala che ospita l’installazione, viene illuminata con diversi colori. La luce fuoriesce da queste cinque scatole luminose, passando attraverso una lente speciale racchiusa in un vetro colorato. La lente in questione è una lente tipo Fresnel, originariamente studiata per aumentare la quantità di luce emessa. Le cinque scatole luminose sono state disposte, nella sala Superiore dei Marmi del Belvedere, molto vicine l’una all’altra in modo da creare sovrapposizioni di luci e colori.