Bentrovati, vi scrivo dal mio auto-isolamento da COVID_19, che dura ormai dai primi di marzo. Ben prima che venisse chiuso tutto dal susseguirsi di DPCM che ben conosciamo; nel frattempo il “mondo è andato avanti”.
Nota positiva di questa clausura forzata dall’emergenza sanitaria, è la scoperta dell’uso di strumenti di comunicazione da remoto che, per molti, fino a 2 o 3 mesi fa, erano fantascienza. Personalmente, da bravo nerd, ho sempre avuto una particolare predilezione per questi strumenti (Teams, Zoom, Meet e Jitsi non vi temo!), che sto sfruttando al meglio tra una lezione e l’altra al Polimi, alternata a meeting con i colleghi di APIL e incontri con altri amici e colleghi di lavoro.
In uno di questi meeting (l’inglesismo è d’obbligo) ho incontrato l’amica Giorgia Brusemini, già ospite di Luxemozione in diverse occasioni, che non ha bisogno di molte presentazioni. Vi rimando in merito a questo link, dove trovate un po’ di info aggiuntive.
Giorgia al momento ricopre il ruolo di Ambasciatrice Italiana del progetto internazionale Women in Lighting, un ruolo che, devo dire, le ha dato una rinnovata propulsione verso attività di promozione fattiva della cultura del design della luce e del prodotto.
Durante la lunga chiacchierata in Zoom, che è andata ben oltre i 40 minuti di limite imposti dal sistema in versione free, Giorgia mi ha raccontato del suo progetto Hacking with Light, presentato durante la Udine Design Week, rassegna che si è svolta a Udine ai primi di Marzo. Un evento che è passato un po’ in sordina a causa delle incertezze, allora nascenti, causate dall’emergenza sanitaria COVID_19 che stiamo vivendo ancora oggi.
La rassegna del design della città Friulana, si è svolto in regime cautelativo: ai tempi non c’era il Lockdown, ma solo una prassi di sicurezza volta ad evitare assembramenti. Il tema centrale della design week è stato “Naturalmente artificiale/Artificialmente naturale“: un incontro con il mondo industriale che strizza l’occhio alla sostenibilità, perseguibile sia a livello produttivo, attraverso l’utilizzo di materiali riciclati, sia nell’ambito artistico, attraverso oggettistica, creazioni e installazioni che, grazie all’impiego di questi materiali, trovano un proprio spazio e una propria esplicazione progettuale.
Qua una preview della pubblicazione Women in Lighting Italy esposta durante la Design Week alla cui stesura hanno partecipato, oltre a Giorgia Brusemini, Giordana Arcesilai, Camila Blanco, Simona Cosentino, Giusy Gallina, Marta Naddeo e Sarah E. Sartore.
Hacking with Light.
Dunque è proprio all’interno di questa parentesi che Giorgia, con il supporto di Moroso e di Formalighting, ha realizzato la sua installazione intitolata Hacking with Light…al calar della sera.
Di fatto la realizzazione si pone come obiettivo quello di operare un “hackeraggio” luminoso su un oggetto di design, che in questo caso era una seduta. Come mi ha raccontato Giorgia, una contaminazione tra design della luce e un prodotto, che normalmente non ha nulla a che vedere con l’illuminazione artificiale.
Ma attenzione (la sfumatura magari non è chiara a tutti), qua non si parla di luce come oggetto per fare luce da scegliere a catalogo, ma come materiale di design, perfettamente integrata con l’architettura. In questo caso l’architettura è quella dellla seduta Shadowy di Moroso, disegnata da Tord Boontje, le cui volute sono rischiarate da una fonte di luce artificiale nascosta, a ricordare la luce naturale che penetra tra i decori di una volta di un palazzo.
Qua di seguito Immagini dal concept light realizzati da Giorgia Brusemini
In questo caso ogni scelta, come in ogni design che si rispetta dovrebbe accadere, è figlia di un concept e di un’attenta analisi delle caratteristiche formali dell’architettura della seduta e comprensione dei limiti e potenzialità dei sistemi d’illuminazione utilizzati.
Solo così si può arrivare alla massima integrazione tra le parti, obiettivo confermato anche dalle parole di Patrizia Moroso che, durante il talk di Udine, afferma:“Sembra che la seduta Shadowy sia nata per essere illuminata!”
Nelle immagini sopra Hacking With Light, installazione dei moduli LED 3000K di Formalighting. L’alimentatore è nascoso nella parte inferiore della seduta. Gli elementi sono disposti in modo da non creare abbagliamento e consentire al contempo la lettura di un libro, comodamente seduti.
Più nel dettaglio, Hacking with light non si limita ad inserire luce artificiale in un oggetto che solitamente ne è privo, ma si pone come obiettivo quello di definirne una nuova dimensione spaziale e funzionale.
“Trasformando Shadowy in una seduta da lettura da esterno a godersi la frescura di un parco o di uno spazio urbano, anche di notte. “
L’installazione pone l’attenzione sulle opportunità che si aprono, nell’utilizzo consapevole e calibrato della luce artificiale, come elemento di valorizzazione degli spazi della città durante le ore notturne. Indica nuove vie “gentili” per far vivere lo spazio urbano anche dopo il tramonto, rendendo accessibili spazi inutilizzati e invitando a nuove pratiche di socializzazione.
Dunque un potente intervento di contaminazione tra le arti, che vede protagonista la luce come materia e il design di prodotto: un’ottima strategia per spiegare l’importanza della luce, utilizzando il design di prodotto come medium. Ottimo lavoro Giorgia!