Quella di oggi è solo una breve, triste e doverosa notizia in memoria di Riccardo Sarfatti, morto improvvisamente la scorsa notte in un incidente stradale nei pressi di Como. Una news che in poco tempo è rimbalzata per il web, lasciando di stucco tutto il mondo della luce e della politica.
Nato a Milano nell’aprile del 1940, Riccardo Sarfatti era architetto, imprenditore e politico. Per vent’anni era stato docente universitario al Politecnico di Milano e alla facoltà di Architettura di Venezia. Negli ultimi anni era stato uno dei protagonisti del dibattito politico e culturale lombardo e nazionale promuovendo e partecipando a iniziative come il Forum degli imprenditori liberal, “Libertà & Giustizia”, di cui era membro del Comitato di presidenza.
E’ stato molto attivo con articoli e saggi e partecipando a conferenze e dibattiti, sui temi dell’impresa, del lavoro, del design e dell’illuminazione in tutto il mondo.
Come imprenditore nel 1979 ha fondato insieme a designer di indiscussa fama come Paolo Rizzatto e Alberto Meda la storica azienda milanese di illuminazione Luceplan, rilevata gli scorsi mesi dalla Philips, (solo il 20% di proprietà della famiglia Sarfatti).
Dopo Paolo Targetti ci lascia un’altro personaggio imprtante, che ha fatto la storia del mondo dell’illuminazione.
Aggiungo qua sotto alcune righe in memoria di Riccardo Sarfratti scritte da Cinzia Ferrara, presidentessa Apil e titolare dello studio Ferrara Palladino.
Al di là e oltre a tutto quello che i giornali hanno detto di lui, Riccardo mostrava la sua unicità nel battersi per quelle che si definiscono le cause perse, per le quali non esitava a muoversi controcorrente, lottando contro l’indifferenza e mostrando assai spesso un atteggiamento che definivo quasi ingenuo.
Estremamente sensibile alle cause perse, ne subiva il fascino, ne apprezzava la complicatezza e l’intrinseca bellezza, sperando ogni volta di poter vincere nobilmente. e se ciò non succedeva valeva sempre la frase di Beckett: prova ancora, fallisci ancora, fallisci meglio.
Cinzia Ferrara