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Metamorfosi a Milano, luce che racconta l’architettura

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Mentre si sta preparando l’esposizione del LED Light Exhibition Design, ultima fase della ormai arcinoto lighting event milanese, che vedrà esposte le opere vincitrici del concorso il prossimo Natale, vorrei fare un piccolo passo indietro e tornare al momento della premiazione.
Proprio ieri,  mi è scappato l’occhio sulle immagini dei lavori vincitori che pubblicai un paio di settimane or sono ed immediatamente mi sono trovato a  ripensare ai cartelloni presentati alla manifestazione. Nel più ottimistico dei casi immagini  più o meno stampate male su un improbabile fondo nero che nulla comunica del progetto e dei protagonisti che l’hanno ideato. Un problema comune a un po’ a tutti i concorsi a premi.
I curiosi che si aggiravano nella corte interna di Palazzo Marino, che faceva da cornice all’esposizione dei lavori, erano molti, vincitori e vinti, gente comune e qualche volto noto di artista o archistar invitati dall’organizzazione a partecipare all’evento come  fuori concorso. Tutti  naturalmente attratti dai tabelloni espositivi  e tutti (io per primo) molto  attenti  non far trapelare nemmeno una virgola del proprio pensiero sui lavori esposti , non uno sguardo fuori posto o un mezzo sorriso sarcastico. Non sia mai che qualcuno si possa offendere! Anche se  nella testa   inizia ineveitabilmente  la  dura battaglia selettiva del  “questo mi fa schifo, questo ha vinto perchè costava poco, questo non è male, questo… dai è proprio carino”.

Chissà cosa realmente ha fatto innamorare la giuria? Sono molto curioso per natura, ma come scoprire   la poetica che si cela dietro ad ogni immagine, visto che, come dicevo, un immagine non è in grado di spiegare proprio nulla? La risposta è  semplice, lampante: direttamente dalla bocca del progettista, no? Con una bella intervista.

Il progetto che vi voglio presentare oggi si intitola Metamorfosi (presso la chiesa di S.Carpofaro) di  Costanza Rinaldi e Lia Ferraro, da poco diplomate al Master in Lighting Design del Polimi,  classificato come Silver alla selezione del LED. Vi ricordo che solo i classificati Winner verranno realizzati, salvo colpi di scena di generosi sponsor.

Lavoro molto interessante in cui la luce è utilizzata come elemento scenico per enfatizzare e raccontare l’architettura e, a ben guardare  per raccontare anche  un po’ di se stessi . Ma non vi anticipo nulla, vediamo cosa mi hanno raccontato le due giovani e promettenti  lighting designer che, per qualsiasi approfondimento di sorta, potete contattare alla mail [email protected]

Light Exhibition Design Metamorfosi

(G) Ciao Ragazze, rompiamo un po’ il ghiaccio. Parliamo della premiazione, tralasciando tutti gli eventi spiacevoli, un terzo posto che sicuramente lascia un po’ di amaro in bocca, ma tutto sommato un piazzamento importante per due giovani lighting designer come voi.

(Costanza) Assolutamente! E’ stata una bella soddisfazione, essere riuscite ad arrivare anche solo nella categoria Silver è di certo un traguardo per noi, anche perché quest’anno sono arrivati sotto gli occhi della giuria molti più progetti che nella prima edizione ed essere tra quelli è un ottimo inizio.

(Lia) Concordo, è stata una grande soddisfazione. Certo dopo il lavoro che abbiamo fatto mi sarebbe piaciuto vederlo realizzato, provare l’ansia prima dell’accensione e poi spiare le reazioni del pubblico.

(G) Ho letto velocemente i vostri interessanti curriculum, raccontatemi un po’ meglio di voi  e  della vostra formazione…

(Lia) Il mio curriculum è un po’ particolare. Ho una laurea umanistica, in scienze politiche ma parallelamente al titolo accademico, ho una formazione  piuttosto solida sulla luce in teatro, ho seguito dei corsi ed ho avuto il privilegio di lavorare per quattro anni in due enti lirici, Il teatro Comunale di Modena e il Maggio Musicale Fiorentino.  La luce in teatro è indispensabile, trasmette sentimenti, emozioni, da il senso dello scorrere del tempo , fa vivere una scenografia, mette in risalto personaggi o particolari. Io ho avuto la fortuna di lavorare con dei grandi lighting designer, capirne i diversi stili, le sensibilità, vedere come alcuni riescono a dipingere con questo meraviglioso mezzo e creare delle opere d’arte. In teatro sbagliare l’illuminazione significa portare alla rovina una piece. Non trasmettere un emozione vuol dire affossare una regia. Il lavoro è sicuramente meno tecnico, molti dei migliori artisti di questo campo non conoscono in modo approfondito l’illuminotecnica ma vivono la luce e la plasmano al loro desiderio.

(Costanza) Io sono laureata in Storia dell’Arte Contemporanea. La luce è un tema ricorrente in ogni periodo artistico, da Giotto passando per Leonardo e arrivando a Dan Flavin (ho passato giornate intere a Villa Panza) e mi ha sempre affascinato scoprire la sua evoluzione con il passare dei secoli. Certo, per l’arte la luce ha un valore simbolico e filosofico molto particolare, ben diverso da quello materico del design, quindi il mio approccio è in parte teorico se si può dire, ho la necessità di contestualizzare sempre tutto, di riconoscere un filo conduttore concettuale nei progetti che faccio. Durante la laurea magistrale ho approfondito molto le relazioni tra architettura e luce artificiale, scoprendo alcuni lighting designers come Yann Kersalè o personaggi come Toyo Ito che davvero hanno lasciato un segno nella mia formazione. Poi mi sono laureata in critica della fotografia e penso che anche questo abbia contribuito ad aumentare la mia passione per la luce.

(G)…. e poi il Master in Lighting Design del Polimi….

(Costanza) E già. Mi rendo conto che potrebbe sembrare una scelta azzardata, forse lo è stata inizialmente ma non ne sono per nulla pentita, anzi. Al Master in Lighting Design ci si aspetta che siano architetti, ingegneri o designers ad iscriversi, ed effettivamente sarebbe più logico vista la necessità di confrontarsi con software di calcolo e di progettazione 2D o 3D, invece io ho deciso di provare: avevo bisogno di tutta una parte pratica che nel mio percorso di studi era mancata. Avevo bisogno di avere le basi che mi permettessero di realizzare progetti, di allestire esposizioni temporanee o eventi del genere. Avrei potuto fare semplicemente qualche corso che si limitasse all’allestimento museale certo, ma ho pensato che non c’è niente di più fondamentale di una giusta illuminazione per apprezzare un quadro, una chiesa o un monumento.

(Lia) Ho deciso di ampliare i miei orizzonti e provare ad utilizzare la luce in spazi diversi rispetto a quello che già conoscevo. Credo che quello che muove qualsiasi persona che si occupa di lighting sia un fortissima passione per questo strano “materiale”, la luce, che anche se impalpabile riesce a modificare un ambiante, un oggetto e alle volte anche uno stato d’animo. Certo mi è rimasta la passione per l’effetto più che per l’oggetto luminoso, per la peosia che si può creare.

(G) Dunque siete approdate al Light Exhibition Design con un progetto che tutto sommato racconta un po’della vostra storia, perché metamorfosi?

(Costanza) Il titolo, come è ovvio, è stata una scelta abbastanza sofferta, decisa la sera prima di consegnare tutto, ma forse ci ha portato fortuna! Potrebbe sembrare il titolo anche del nostro ultimo anno, visto che abbiamo passati totalmente diversi ma li abbiamo adattati a questo nuovo presente..in realtà nella parola “metamorfosi” si racchiude un po’ ermeticamente, tutto il progetto. L’ex Chiesa di San Carpoforo è un luogo a dir poco magico, ci sono delle leggende che risalgono fino a Sant’Ambrogio, si parla di omicidi, di passaggi segreti: ogni persona con cui abbiamo parlato ci raccontava un pezzo della storia e lentamente abbiamo scoperto che San Carpoforo aveva attraversato i secoli, modificato il suo aspetto e la sua funzione più e più volte. Si è rivelata subito una chicca da non lasciarsi sfuggire e quindi: il mio approccio storico-artistico ci ha guidate nella scelta degli elementi architettonici e dei giochi creati dalle diverse cromie, mentre l’esperienza di Lia ha fatto da regia trasformando la facciata dell’edificio in un perfetto fondale teatrale sul quale proiettare tutto lo spettacolo. Il nostro intento era quello di far viaggiare l’ex Chiesa di San Carpoforo ( e chiunque assista allo spettacolo) a un viaggio nel tempo nel quale niente è simile a niente e tutto continua a mutare.

(G) Dunque un’opera interamente realizzata con la tecnica della videoproiezione spiegatemi un po’ meglio.

(Lia) La nostra opera è pensata come un vero e proprio show dove si guida lo spettatore in un viaggio nel tempo, questo era possibile attraverso l’utilizzo di svariati mezzi, proiezioni, luci e musica. Per la proiezione dei vari stili sulla facciata si è scelto un Pani, e non un videoproiettore, perché questa tecnologia ci assicurava immagini nitide e particolarmente luminose a grandi distanza. Per l’illuminazione scenografica ci siamo avvalse di due tipologie di apparecchi. Per alcuni effetti sulla chiesa e la piazza antistante si sono utilizzati due motorizzati, della Varilite, mentre all’interno delle due finestrelle di San Carpofaro abbiamo posizionato delle delle barre led RGB. Il tutto veniva pilotato attraverso il software della consolle GranMa, che permette di riproporre nel tempo una sequenza di luci e proiezioni programmata in precedenza. Dimenticavo, avevamo pensato anche a una torretta totem che si prestava sia per alloggiare proiettore e motorizzati  sia per offrire ai visitatori delle spiegazioni sulla storia del luogo e sull’evento a cui avrebbero potuto assistere.

(G) Ecco qua alcune tavole e un video che ci aiuteranno a comprendere po’ meglio Metamorfosi:

ecco il video:

 

(G) Il LED, come molti altri concorsi pubblici sull’illuminazione,è stato realizzato praticamente a risorse zero. Di fatto le opere Winner sebbene quasi tutte molto interessanti, sono caratterizzate chiaramente da un basso profilo economico, soprattutto se confrontate con le vincitrici dell’anno passato. Pensate che questo possa aver inciso sul vostro posizionamento?

(Lia) Sicuramente il nostro intervento non era economico, e questo può aver influito, ma credo soprattutto che Metamorfosi fosse troppo concettuale. Il pubblico milanese è più abituato alla matericità della luce più che all’effetto luminoso. A differenza di Lione qui si è molto legati alla luminaria, all’elemento appeso che decora la città.

(G) Concludendo, dopo tutto, quest’esperienza la consigliereste a quelli che dopo di voi si presenteranno nella categoria studenti?

(Costanza) Direi proprio di sì. A parte tutto è un buon modo per misurarsi con progetti di altri, vedere quali idee circolano e quali tecniche. E’ solo la seconda edizione, spero che nelle prossime edizioni L.E.D. assuma sempre di più una sua identità che la valorizzi e la renda un appuntamento irrinunciabile.

(G) L’anno prossimo quasi sicuramente il LED vivrà il suo terzo anniversario, la maturità per un evento di  questo genere. Vi presenterete nella categoria professionisti?

(Costanza) Certo, perché no? Avremo un anno in più di esperienza sul campo e sicuramente qualcosa da dire e da tradurre in luce. Forse abbiamo già delle idee..

(Lia) Certamente, insieme…siamo una coppia che funziona.

 

(G) Grazie ragazze per il tempo dedicatomi e a presto.

Dunque cari lettori cosa ne dite? Io direi che ne valeva proprio la pena di spiegare un po’ meglio questo progetto. Dietro la pessima immagine 10×10 cm di una facciata di una chiesa con un paio di strisciate di luce colorata presentata in rassegna stampa ad un progetto carico di intime riflessioni in cui le lighting desinger ci raccontano e si raccontano, portando in superficie, con l’ausilio di proiezioni studiate ad hoc e  avvalendosi del proprio background formativo,  i valori ormai celati della chiesa di  San Carpofaro a Milano.  Vi ricordo che se volete contattare le autrici del progetto potete inviare una mail a [email protected] .

Cosa ne pensate?

Giacomo
Giacomohttp://www.rossilighting.it
Giacomo Rossi, architetto e lighting designer free lance, fondatore di Luxemozione.com. Dopo anni di attività nella progettazione della luce, fonda assieme ad altri colleghi LDT-Lighting Design Team , studio multidisciplinare di progettazione della luce. Alla progettazione affianca l'attività come docente presso il Politecnico di Milano e altre importanti scuole di architettura e design. tra cui IED Istituto Europeo di Design. E' inoltre autore di articoli su riviste del settore illuminotecnico. Dal 2014 è membro del Consiglio Direttivo di Apil-associazione dei professionisti dell'illuminazione.

9 Commenti

  1. Uaglio’, sempre piu’ gironalista d’inchiesta:molto bene. Grazie per il lavoro che porti avanti… aiuta molto chi segue le vicende locali da lontano…..

  2. Complimenti vivissimi a Lia e Costanza. Progetto bellissimo, e posso dirlo forte perchè l’ho visto nascere e crescere. Pero’ vedo che nella foto iniziate già a litigare per il trofeo. Dai, fate un po’ per una….

  3. Un in bocca al lupo a Lia e Costanza per un futuro luminoso.
    Credo di avervi visto già da qualche parte, ma non ricordo dove.
    Un saluto a tutti.
    Romano

  4. Molto interessante. Spero che proseguirai nel fare altre interviste come questa per capire idee e tecniche che stanno dietro ai vari progetti.
    Complimenti davvero.

  5. Ciao a tutti, volevo inanzitutto fare i complimenti alle due ragazze per il progetto, qui parla una vincitrice della categoria winner con l’installazione Light Vortice….
    volevo commentare questo articolo dicendo che, sì avete ragione che è stato pessimo rappresentare un progetto così profondo dietro un immagine buia e poco chiara…però è anche vero che spesso l’immagine è il biglietto da visita della propria opera, spesso piu’ importante dell’opera stessa…il cosiddetto “effetto wow” …e per noi giovani designer saper presentare un progetto significa guadagnare punti sugli altri e fare la differenza…
    con questo non dico che le ragazze in questione non hanno saputo presentare il progetto, anzi il video è ben curato, semplice d’effetto…ma a quanto ho notato…guardando anche gli altri progetti vincitori, i giudici a mio giudizio hanno valorizzato piu’ l’immagine del progetto e non il cuore di ogni proposta…

    ottimo blog. complimenti! 🙂

  6. Ciao! Grazie a tutti per i complimenti, il nostro progetto è stato un po’ un azzardo e sapere che viene apprezzato è davvero una soddisfazione! Dico questo perchè purtroppo credo che Milano non sia ancora pronta ad accettare installazioni o progetti simili al nostro, che invece ormai sono protagonisti consolidati in città come Lione e, come abbiamo visto nell’ultimo post di Matteo, Berlino. La Fete des Lumieres invade le vie di Lione ogni anno, ma non sono semplici proiezioni: dietro c’è un’attenzione e una cura paragonabili alle stesse usate nella regia d’autore o in progetti architettonici. Quando abbiamo pensato “Metamorfosi” eravamo appena tornate da Lione e direi che questo ha avuto un suo bel peso, quindi abbiamo provato a fare qualcosa di simile per L.E.D.! 😉
    @Stella: Hai perfettamente ragione, effettivamente io e Lia siamo nuove nel mondo del design e quindi alcuni “trucchetti” ci sono ancora oscuri, cercheremo di lavorarci per la prossima edizione!
    Ciao a tutti!
    Costanza

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