Hei! Lo sapete dove buttare una lampadina a risparmio energetico una volta “esaurita”, ovvero quando smette di funzionare? Uhm vediamo un po’… forse nel bidone del vetro? (beh c’è il bulbo che è di vetro…), no, no… forse nella plastica? (uhm no, direi di no) beh allora non mi resta che gettarlo nel sacco nero, quello che raccoglie un po’ di tutto… ma poi ma questa lampadina a risparmio non è amica dell’ambiente? E allora perché preoccuparsi dove gettarla?
Assolutamente sbagliato! La lapadina ( o lampada) a risparmio energetico, che per gli addetti ai lavori si chiama CFL (compact fluorescent lamp) , che certo fa risparmiare qualche centesimo nel portafogli, ma sicuramente non può essere definita ” ecofriendly” visto che, come già vi ho raccontato, all’interno è contenuta una piccola percentuale di mercurio necessaria al funzionamento della nostra sorgente , che poi altro non è che la versione più moderna e miniaturizzata dei classici tubi fluorescenti che si installano normalmente nelle scuole, uffici e luoghi pubblici, quali? ma si dai, quelli che in gergo si chiamano NEON (anche se di Neon all’interno non ce n’è nemmeno l’ombra).
Bene bene direte voi, ma chi se ne frega se all’interno c’è una percentuale irrisoria di mercurio, quantità che per giunta (se va bene) è al di sotto dei limiti imposti dalla marchiatura Ecolabel (2002/747/CE)!
Mi dispiace contraddire chi la pensa in questo modo, devo ricordare infatti che, nonostante il contenuto irrisorio di Mercurio, in caso di rottura di una CFL o di un tubo fluorescente in ambiente confinato è necessario adottare delle precauzioni necessarie a ridurre il possibile danno causato dalla fuoriuscita delle polveri fluorescenti contaminate dal mercurio. Per non parlare poi del problema smaltimento, che se mal effettuato potrebbe causare ingenti danni all’ambiente: Il rischio di un errato smaltimento non è assolutamente da trascurare ed è noto anche in sede europea: nella 2005/32/CE si cita infatti :” Il mercurio emesso nelle diverse fasi del ciclo di vita delle lampade, compreso quello proveniente dalla generazione di elettricità nella fase di uso e dall’80 % delle lampade fluorescenti compatte contenenti mercurio che presumibilmente non saranno riciclate al termine della vita, è stato calcolato, sulla base delle lampade installate, in 2,9 tonnellate nel 2007. In assenza di misure specifiche, si prevede che le emissioni di mercurio prodotte dalle lampade installate saliranno a 3,1 tonnellate nel 2020 “
Bene, cosa fare dunque delle nostre lampadine a risparmio esauste? Come dicevo, è necessario portarle in discarica in modo che possano venir adeguatamente smaltite in impianti in grado di separare il mercurio, e altri materiali di cui sono costituite.
Importante è a questo punto cercare di sensibilizzare la gente comune con un’accurata campagna di educazione che spieghi in maniera semplice ed immediata l’importanza di uno smaltimento corretto di tutti i materiali RAEE, lampade incluse. Sarebbe appropriato partire proprio già dalla scuola dell’obbligo (un po’ come in Germania accade da oltre vent’anni).
Ecco un filmatino interessante:
Noi purtroppo siamo un po’ ritardo sulla tabella di marcia, ma non è mai troppo tardi, l’importante è cominciare!
E ‘ per questo che oggi vi vorrei segnalare un’importantissima iniziativa educativa organizzata dal consorzio ECOLamp (di cui vi ho già parlato in passato) e patrocinata dal Ministero dell’Ambiente, sto parlando di Lamp&Rilamp, mostra polisensiorale volta proprio a sensibilizzare la gente al corretto smaltimento delle lampade a risparmio energetico esauste. La Mostra Polisensoriale è ospitata all’interno di un’area espositiva itinerante, al suo interno, tutti hanno la possibilità di diventare protagonisti di un itinerario di apertura mentale, generatore di riflessione, presa di coscienza e sapere.
Gli stimoli durante la visita, grazie alla loro profondità e intensità, sono in grado di originare un interesse più maturo e costruttivo per la tematica affrontata, che trova poi realizzazione in scelte responsabili e rispettose nei confronti dell’ambiente.
All’interno della mostra polisensoriale Ecolamp, adulti, giovani e bambini possono assistere al percorso che una lampada fluorescente esausta compie: dalla sua raccolta differenziata in contenitori appositamente realizzati da Ecolamp, alla fase di trattamento grazie cui rinasce sottoforma di nuovi materiali. Gli spettatori attivi imparano a rispettare le fonti che hanno illuminato le loro vite, garantendo a questi beni la possibilità di rinascere, invece che la certezza di trasformarsi in rifiuti dannosi.
Partita da Parma la scorsa settimana, girerà un po’ per tutt’Italia fino al 6 dicembre.
Queste le tappe principali:
Parma – Piazzale Picelli dal 22 al 27 settembre
Milano – Piazza Affari dal 29 settembre al 4 ottobre
Torino – Piazza Vittorio Veneto dal 6 all’11 ottobre
Padova dal 13 al 18 ottobre
Venezia – Mestre – Piazzale Leonardo Da Vinci dal 20 al 25 ottobre
Rimini – Fiera Ecomondo dal 27 ottobre al 1 novembre
Ancona dal 3 all’8 novembre
Firenze dal 10 al 15 novembre
Roma dal 17 al 22 novembre
Napoli dal 24 al 29 novembre
Bari dall’1 al 6 dicembre
ORARI DI APERTURA:
La mostra “Lamp&Rilamp” rimane aperta dal martedì alla domenica dalle 9.00 alle 19.00.
VISITE SCOLASTICHE:
Le scuole interessate possono prenotare la propria visita contattando CivicaMente (Segreteria Organizzativa) allo 030-9914697 o all’indirizzo [email protected]
La visita è consigliata alle SCUOLE SECONDARIE.
Mi raccomando dunque segnate in agenda la data a voi più comoda e non mancate all’appuntamento!
Ciao e alla prossima 😉
Noi a Carpi da anni siamo messi abbastanza bene come strutture; poi non so quanto la gente sia nell’idea.
Al pensiero che i tubi fluorescenti si debbano gestire così, viene freddo, visto che noi italiani ci comportiamo in questi modi.
Del resto però non è da oggi che ci sono i tubi, e in più bisognerà che ci rendiamo conto che TUTTI i rifiuti elettronici sono da smaltire correttamente; non solo per l’inquinamento, ma soprattutto per recuperare le materie prime.
Ciao Weissbach, chi si rivede!
Mah come darti torto, anche se, nonostante ci siano molte realtà italiane dove non si riesce ancora a dividere il vetro dalla spazzatura normale, forse partendo già dall’asilo ad inculcare un po’ più di senso di civiltà, oltre che di rispetto per l’ambiente, forse ce la potremmo fare pure noi 😉
Speriamo!
G.
Guarda guarda, Giacomo: uno “grosso” come Ugo Bardi è uscito allo scoperto sul tema, e sembra proprio darti ragione.